PRENDEVANO IL REDDITO DI CITTADINANZA, MA AVEVANO APPARTAMENTI E FERRARI
(24 Gennaio 2020)
LOCRI (RC). Beneficiavano del reddito di cittadinanza, ma tra loro c’era chi aveva la Ferrari, chi ville di lusso, chi era titolare d’imprese, con introiti economici elevati, ed anche chi era detenuto con l’accusa di essere un affiliato alla “ndrangheta.
L’ha scoperto la Guardia di finanza di Locri, in provincia di Reggio Calabria, nell’ambito d’un’indagine che ha portato alla denuncia di 237 «furbetti del reddito», persone cioè che incassavano il sussidio, pur non avendone diritto per le loro condizioni economiche tutt’altro che disagiate.
«I finanzieri – scrive Avvenire – hanno anche denunciato altre 73 persone che avevano sottoscritto le false Dichiarazioni sostitutive uniche, le cosiddette Dsu, per la richiesta dell’Isee.»
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A MODENA.
Un caso analogo è stato scoperto a Modena: si è scoperto che un 42enne, definito senza fissa dimora e nullatenente, pur percependo il RDC possedeva 78 autoveicoli ed aveva un debito di 12mila Euro con l’amministrazione comunale per multe non pagate per 50 violazioni del codice della strada.
Le contravvenzioni gli venivano spedite ad un indirizzo di Bologna che però era fittizio.
In passato, l’uomo era arrivato a possedere fino a 87 veicoli e rivendeva auto, ma si guardava bene dal fare le denunce dei redditi, evadendo completamente le imposte.
«A smascherare l’attività anomala del “nullatenente” – scrive Repubblica – è stata la Polizia locale di Modena, che ha indagato partendo dalla segnalazione di un cittadino.»
Dal momento che ai fini fiscali l’intestatario risulta nullatenente, e poichè è stata verificata l’incongruenza tra la quantità dei veicoli posseduti e le mancate dichiarazioni dei redditi, immediatamente è partita la segnalazione all’Agenzia delle entrate, ma sono anche continuati gli accertamenti della Polizia locale.
Per il momento, il 42enne dovrà restituire 4mila euro di RDC illecitamente percepiti, ma è probabile che dovrà versare allo Stato le imposte mai pagate.
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MORALE DELLA FAVOLA.
Quand’è stato varato il Reddito di Cittadinanza c’era chi sosteneva che con quel provvedimento si lottava contro la povertà, mettendo a disposizione degli incapienti un po’ di denaro pubblico che sarebbe servito loro per vivere meglio.
Queste due vicende, sviluppatesi separatamente in due regioni diverse, dimostrano che quando lo Stato, invece di fornir dei servizi, versa denaro, sperperandolo di fatto, finisce per incoraggiare le truffe. Se invece di spendere 7 miliardi e passa in tre anni nell’RDC e nella Pensione di Cittadinanza si fossero messi a disposizione del cittadino povero dei servizi che avessero facilitato la sua vita, forse questi abusi non si sarebbero verificati.
PIER LUIGI GIACOMONI