Please follow and like us:

PILASTRO, UN RIONE CHE CAMBIA
(16 Giugno 2017)

BOLOGNA. Pubblico qui lo schema d’intervento che ho preparato per l’incontro di iersera nel salone della Fattoria dedicato ai cambiamenti in atto nel rione Pilastro.

Nel corso dell’assemblea non ho letto il testo, ma l’ho utilizzato come base d’appoggio per il ragionamento che ho voluto sviluppare.

gli argomenti qui contenuti sono stati trattati quasi tutti, anche se non nell’ordine in cui è possibile leggerli qui di seguito.
***
Quando nel 1976 venni per la prima volta al Pilastro mi accorsi che si trattava d’un pezzo di città staccato dal resto. A San Donnino, l’autobus che mi trasportava attraversò una zona d’aperta campagna come se fossimo usciti da Bologna e poi la città riprendeva. Tra la città ed il Pilastro c’era la tangenziale che allora pareva un elemento di separazione.

Questa separazione cominciò ad esser superata negli anni Novanta con gli interventi urbanistici al villaggio S. Giorgio, in via Larga ed altrove. Il processo d’espansione della città verso il confine amministrativo del comune proseguì fino ai giorni nostri con la costruzione d’una serie di aree residenziali, di hotel, di centri commerciali e molto altro.

Il Pilastro, oggi, non è più separato da Bologna: ne è divenuto parte integrante.

Anzi, è una delle aree dove maggiormente s’interviene per compiervi interventi di riqualificazione e rilancio delle attività economiche in grado d’offrire posti di lavoro:

Tra gl’interventi che mi pare utile segnalare vi sono:
• FICO, che dovrebbe esser inaugurata in autunno;
• il Passante autostradale di Bologna, che mira a fluidificare il traffico in tangenziale, con gli annessi lavori integrativi, come il completamento della Lungosavena e della trasversale di pianura;
• i progetti di riqualificazione delle periferie, deliberati dalla giunta comunale il 30 agosto 2016 per un ammontare complessivo di 18 milioni.
(Il sindaco sostiene che questo denaro arriverà dopo che la Corte dei conti avrà espresso parere positivo).
***
Il ruolo del quartiere. Qual è, allora, il nostro ruolo come istituzione quartiere? Lo scrivevamo l’anno scorso nel nostro programma di mandato:

«Connettere territori e persone, consolidare relazioni, gettare ponti, creare comunità, promuovere solidarietà, trasformare periferie in luoghi attrattivi, vivaci e vivibili. Investire risorse, competenze ed energie nel governo di un territorio nato dall’unione dei Quartieri San Donato e San Vitale fuori le mura, con l’obiettivo di promuoverne e consolidarne la centralità urbana, culturale, economica e sociale.»

Il sindaco nelle sue comunicazioni programmatiche aggiunse nel settembre scorso:

«il quartiere è una priorità che deve attraversare tutte le politiche di questa amministrazione e di questa giunta.
Rispetto ai Quartieri, il nostro impianto di riforme vuole agire perché diventino i referenti principali del lavoro di comunità per i beni comuni, sia per la parte che riguarda i patti di collaborazione
civica, gli investimenti e la manutenzione, sia per quanto riguarda il lavoro di cura per il degrado.
Non riteniamo i nostri quartieri periferie, ma lavoriamo per affiancare al centro storico nuove centralità urbane attraverso i quartieri. Abbiamo bisogno di un grande percorso di rigenerazione urbana e
sociale della nostra vita di comunità.»
***
Storia di un anno di mandato. Quanto descritto di sopra è precisamente ciò che è avvenuto in questo primo anno di mandato:
siamo partiti a tutto gas coll’infuocato «confronto pubblico» avviato per migliorare il progetto preliminare del Passante autostradale di Bologna.

Il 22 luglio 2016 fu illustrato al consiglio comunale il progetto preliminare di passante autostradale che da settembre passò al setaccio in diverse riunioni pubbliche durante le quali si sviluppò un serrato confronto tra sostenitori ed avversari dell’iniziativa.

Mentre alcuni preferivano un approccio di pura contestazione, noi e molti cittadini scegliemmo la strada del confronto nel merito con l’obiettivo di coniugare la fluidificazione del traffico con la sostenibilità ambientale del progetto e la tutela della salute delle persone, con particolare riferimento a chi vivrà nei pressi dell’opera.

Possiamo dire che molte delle nostre proposte sono state accolte e promettiamo che faremo di tutto affinché vengan realizzate.

In questi giorni, poi, siamo impegnati su due dossier importanti:
• il bilancio partecipativo per l’anno 2017 che prevede uno stanziamento pari a 166.000 euro per quartiere
• l’utilizzazione dei fondi europei PON Metro.

Già nel programma di mandato, a proposito del bilancio partecipativo, scrivevamo:

«Le scelte amministrative hanno più forza se sono frutto di un’ampia condivisione con i cittadini. Vogliamo non solo valorizzare le energie presenti sul territorio, ma anche promuovere e sostenere la cittadinanza attiva nella cura dei beni comuni, incentivando il lavoro di comunità e i patti di collaborazione.
Lo sviluppo della collaborazione con la cittadinanza attiva e l’introduzione del bilancio partecipativo quale strumento di democrazia diretta per la definizione di alcune priorità manutentive e degli investimenti – capisaldi della recente riforma dei quartieri – rafforzano una modalità di amministrare la città che fa leva sull’attitudine dei cittadini a sentirsi attivamente partecipi nella costruzione delle risposte ai bisogni espressi dalla comunità.»

Per questo:
• nel 2014 fu approvato il regolamento sui patti di collaborazione;
• nel ’15 la riforma dei quartieri che ha affidato loro compiti importanti nell’ambito del lavoro di comunità;
• nel ’16 il regolamento sulla disciplina del Bilancio partecipativo.

Per questo nei prossimi giorni inizieranno anche nel nostro territorio dei laboratori per individuare dei progetti d’intervento nell’ambito del bilancio partecipativo che vedrà protagoniste le associazioni del territorio e che si concluderà con la votazione on line. Sarà un modo per i cittadini d’intervenire direttamente non solo sul processo di progettazione, ma anche sullescelte che farà l’amministrazione.

Insomma, l’istituzione quartiere sta mutando pelle insieme al quartiere e alle sue diverse zone: non più periferia, area marginale, ma centralità, luogo di riqualificazione, di rilancio, d’impiego di forze nuove.
***
Bologna e le sue sfide. Bologna è di fronte ad una serie di sfide importanti:
da un lato nei prossimi quindici anni aumenterà la percentuale degli anziani, dall’altro affluiranno qui da noi persone provenienti da altre parti del mondo.

Bologna, sia perché città universitaria, sia per la sua particolare posizione geografica, al centro d’un reticolo di strade che unisce il nord col sud, ha saputo nei decenni accogliere persone provenienti da tante parti d’Italia e negli ultimi decenni anche del mondo: secondo quanto indica l’ufficio statistico del Comune, vivono qui con noi persone provenienti da 41 Paesi. dobbiamo vivere questa realtà come un’opportunità, perché è dimostrato che chi sa includere esce prima dalla crisi ed è più innovativo.

Il Pilastro, in questo senso, anche se con fatica, ha acquisito nei decenni una vasta esperienza di integrazione di persone di varia provenienza geografica, culturale e religiosa, riuscendo a creare integrazione.

Io ne ho avuto esperienza diretta negli anni in cui lavoravo alle medie Saffi: avevo alunni ed alunne di diversa origine, che facevano anche fatica ad andar d’accordo, anche perché i piccoli respirano come delle carte assorbenti i pregiudizi dei grandi, ma nel corso di quel periodo si fecero tante cose:
• sviluppammo un progetto di sperimentazione dello studio della storia;
• sviluppammo, insieme alla biblioteca Spina, un progetto volto alla ricostruzione della storia del Pilastro;
• cooperammo col Centro Anni Verdi al fine di integrare il lavoro scolastico tradizionale col lavoro manuale;
• sviluppammo un laboratorio informatico applicato alla scrittura creativa.

Un lavoro complesso e faticoso, ma che costruì integrazione.

Integrare non è semplice e richiede un lavoro quotidiano e faticoso, però è una strada che dà frutti, soprattutto sul medio e lungo periodo.

Credo, concludendo, che questo rione, oggetto di profonde trasformazioni, abbia le risorse e gli strumenti per approfittare delle opportunità che si offrono ed abbia le carte in regola per divenire una nuova centralità urbana nell’ambito dell’area metropolitana bolognese più di altre zone della nostra città, proprio perché multietnica, mlticulturale, multireligiosa, mentre altrove prevale la monoetnicità e si devono fare ancora dei grossi passi in avanti verso la città del secolo XXI.

PIER LUIGI GIACOMONI

Please follow and like us: