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PARAGUAY. LOS COLORADOS VINCONO ANCORA
(2 Maggio 2023)

ASUNCION. Il partito Colorado (Asociación Nacional Republicana) ha vinto nuovamente le elezioni generali in Paraguay: il 30 aprile circa 4 milioni di elettori si son recati alle urne per eleggere il Presidente della Repubblica, il vice, la Camera dei Deputati (80 seggi), il Senato (45), i 17 governatori dipartimentali e i 257 membri delle giunte locali per un mandato di cinque anni.

A scrutinio ormai completato, risulta eletto capo dello Stato Santiago Peña, candidato colorado con 1,2 milioni di voti (42,7%), mentre il suo principale rivale, Efraín Alegre, della Concertación Nacional raccoglie solo 880 mila preferenze (27,6%).

I colorados si aggiudicano la maggioranza alla Camera e al Senato e 15 governatori dipartimentali su 17.

La partecipazione è stata del 63% del totale, ma come vedremo l’afflusso degli elettori ai seggi è stato ostacolato da diverse circostanze.

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IL PARTITO COLORADO

Nato nel 1886, il Partito Colorado si contrappone anche con le armi ai liberali che dominano la scena politica paraguaya per gran parte dell’Ottocento e fin agli anni 40 del XX secolo. Terminata la seconda guerra mondiale in Paraguay scoppia un’ennesima guerra civile che si conclude con la presa del potere dei Colorados (1947) che da allora vincono con le buone o le cattive quasi tutte le elezioni.

D’ideologia conservatrice, difende soprattutto gl’interessi dei proprietari terrieri e degli allevatori di bestiame, principale sostegno economico d’una nazione che esporta soia e carni bovine e suine.

L’8 maggio 1954 le forze armate prendono il potere ed impongono una feroce dittatura: uomo forte del regime è Alfredo Stroesner (1913 – 2006) che impone la propria figura: monete, vie, edifici, riportano le effigie del tiranno che s’impadronisce del partito e dello Stato sottomettendo entrambi ai suoi voleri. per gli oppositori c’è il carcere, la tortura, l’esilio, la morte, la sparizione. Stroesner vede nemici dappertutto e colpisce con particolare durezza gli amerindi che vivono nel Paese, soprattutto nel desertico Chaco.

Quando negli anni 70 è varato il piano Condor, Asunción non si sotrrae al suo ruolo e coopera da par suo all’eliminazione di tutti coloro che in qualche misura son ritenuti comunisti.

Negli anni 80, però, anche nel cono sud cambia il clima: le giunte militari si fan da parte in Bolivia (1982) Argentina (’83), Brasiile e Uruguay (’85) ed anche in paraguay la pressione sul regime va crescendo, malgrado la pervasività dell’apparato repressivo. Il 3 Febbraio ’89 Stroesner è deposto da un golpe incruento e mandato in esilio in Brasile dove morrà solo nel 2006. Non per questo s’indebolisce la presa sullo stato dei Colorados. Nel 1992 è redatta una nuova costituzione che prevede che il Presidente sia eletto ogni cinque anni a turno unico e negli anni successivi i vari candidati colorados alla presidenza vincono regolarmente. solo nel 2008 l’ex vescovo Fernando Lugo arriva primo , ma la coalizione che lo sostiene si sfalda e nel 2012 il parlamento lo destituisce.

Con le elezioni del ’13 si afferma l’ala affarista del partito: vien eletto Horacio Cartes che in seguito verrà accusato di corruzione,mentre nel ’18 tornerà al potere l’ala tradizionalista. Ora gli osservatori ritengono che Cartes che non ha potuto presentarsi candidato per un nuovo mandato abbia fatto eleggere una sua controfigura: Santiago peña infatti fu ministro delle Finanze di Cartes dal 2016 ed è considerato un suo uomo.

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LA GIORNATA ELETTORALE

Le cronache raccontano che il 30 aprile la gente si è messa in fila dinanzi ai seggi ed ha atteso fin a tre ore prima di poter votare: ufficialmente le sezioni elettorali erano aperte dalle 7 alle 16, ma al momento della chiusura c’erano ancora dinanzi ai locali di voto file interminabili di elettori. Così, di fatto, quasi ovunque si è potuto cominciare il conteggio delle schede non prima delle 19.

L’intoppo è stato determinato dalle macchine di voto: ogni elettore doveva indicare il proprio partito preferito toccando col dito il simbolo. Molti elettori, soprattutto anziani, non sapendo come funziona il meccanismo si son portati con sé familiari e persone di fiducia. In questo modo non è stata garantita la segretezza del voto. Questa procedura è prevista per legge solo per gli elettori con handicap, mentre è vietata per gli altri.

di fondo, vi è la pervasività della macchina elettorale de los colorados che da decenni, attraverso i propri attivisti, vanno a casa delle persone disabili o semplicemente in età, offron loro un passaggio al seggio e li assistono al momento del voto, in modo da assicurarsi che alla fine la preferenza vada ai candidati giusti.

Peraltro, data la diffusa povertà, non è raro che gli aspiranti alle cariche pubbliche comprino il voto con generi alimentari, abiti o scarpe.

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UN PAESE DISEGUALE

Il Paraguay è un paese con una diffusa povertà dove una borghesia estremamente ricca, prevalentemente bianca, d’origine europea, domina su diverse popolazioni amerindie.

Il 98% della popolazione abita nelle province centroorientali, mentre il Chaco,che fu oggetto d’un conflitto armato con la Bolivia negli anni 30 è quasi spopolato.

Le disuguaglianze tra la popolazione sono evidenti:

«Basta camminare per un paio d’ore per le strade della capitale [Asunción, NDR] – scrive Santi Carneri[1] – per incontrare vie senza nome e spesso prive d’asfalto.»

Da un lato della strada c’è magari un gruppo di edifici ben illuminati, lussuosi, accoglienti, dall’altro, povere catapecchie di legno col tetto fatiscente: sparito il ceto medio spesso spariscono anche le case dei poveri travolte dalle periodiche inondazioni del Paraguay, fiume che attraversa la capitale e che non di rado esonda durante la stagione delle piogge.

I dati macroeconomici dicono che il PIL cresce annualmente del 4%, l’inflazione del 5% e la pressione fiscale è bassa.

Però quasi il 70% dei paraguayos vive di economia informale, cioè in nero, mentre la sanità di qualità è tutta privata, così come i trasporti. Non esistono né pensioni d’anzianità Né sussidi di disoccupazione.

Non esiste risparmio privato, molti non hanno nemmeno un conto in banca: se si ha bisogno d’un prestito si devono pagare interessi da usura.

Lo Stato incassA fondi dall’imposte indirette che gravano maggiormente sulle classi meno abbienti che non possono evadere l’IVA che non è pagata dalle élites.

Un milione e mezzo di paraguayani vive all’estero: vale a dire, quasi un quinto della popolazione cerca fortuna altrove.

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TAIWAN O CINA?

Il Paraguay è uno dei tredici paesi che tuttora intrattengon rapporti diplomatici con Taiwan: il resto del mondo invia propri ambasciatori a Pechino e anche alle Nazioni Unite Taipei non è presente.

Finora tutti i governi che si sono succeduti ad Asunción han giurato fedeltà all’isola-Stato, ma ora i grandi proprietari terrieri che possiedono enormi allevamenti bovini e suini premono perché si stabiliscano rapporti con la Repubblica popolare. Se ciò avvenisse per loro si spalancherebbero le porte dell’enorme mercato carniero della Cina continentale.

Taiwan finora ha offerto ad Asunción borse di studio per giovani paraguayos che vogliano proseguire gli studi sull’isola e diecimila di loro frequentano le università taiwanesi.

La pandemia e le difficoltà connesse ai viaggi han fatto inaridire questa fonte di contatto tra i due paesi: durante la campagna, Efraín alegre aveva promesso che se fosse stato eletto avrebbe riconosciuto pechino e rotto con Taipei, mentre Peña ha spergiurato che anche in futuro le cose rimarranno come ora.

Si vedrà se, celebrate le elezioni, portato a casa il risultato, il nuovo presidente darà più ascolto agli allevatori o all’ideologia anticomunista che ha sempre guidato l’azione dei Colorados al governo.

PIER LUIGI GIACOMONI

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NOTA:

[1] S. Carneri, Paraguay, un país en pocas manos, elpais.com, 30 aprile 2023
La traduzione dallo spagnolo è mia.

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