PANAMA’. LA GRANDE MINIERA DI RAME SARA’ CHIUSA
(3 Dicembre 2023)
PANAMA’. Dopo mesi di proteste popolari la Suprema Corte di Giustizia panamense ha cancellato la legge N. 406, emanata lo scorso 20 ottobre, che autorizzava il rinnovo del contratto di concessione per lo sfruttamento della più grande miniera di rame a cielo aperto dell’America Centrale.
La decisione annunciata pubblicamente dalla Presidente della Corte è stata accolta da festeggiamenti popolari.
Beneficiaria dell’operazione, cui era favorevole il governo del Presidente Laurentino Cortizo, Minera Panamá, filiale della canadese First Quantum Minerals.
Il progetto aveva suscitato forti opposizioni: ora però si teme che la multinazionale richieda un arbitrato internazionale che imponga alle autorità il rispetto di quanto pattuito.
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ESTESE PROTESTE
Contro la miniera erano scese in campo diverse realtà della società civile panamense: sindacati, movimenti ambientalisti, partiti d’opposizione… Era dal 1989, quando fu lanciata la Cruzada Civilista contro il regime di Manuel Antonio Noriega, detto “cara de piña”, che la società civile di questo piccolo Stato centramericano non reagiva così energicamente al volere delle autorità.
La polizia ha arrestato più di 1.300 persone, mentre i gremios dell’agricoltura e del commercio parlano d’un danno economico di 1,7 miliardi di dollari per il blocco imposto all’economia nazionale dagli scioperi.
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LE REAZIONI
Una volta pubblicata la sentenza il Presidente Cortizo, il cui mandato quinquennale scadrà il 1° luglio 2024, ha dichiarato in TV che presto «comincerà un processo di transizione per una chiusura ordinata e sicura della miniera. Tutte le decisioni saranno prese in modo responsabile, inclusivo e partecipativo».
«È una splendida notizia», ha detto all’AFP l’ambientalista Raisa Banfield. «Nessuna azienda straniera potrà più venire qui sventolando banconote e pretendendo di fare ciò che vuole».
«La First Quantum – scrive la France Presse – ha reagito con un comunicato stampa in cui assicura di aver sempre operato “in modo trasparente e rispettando le leggi di Panamá”.
Ha aggiunto di essere disponibile a un “dialogo costruttivo”.»
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IL CONTRATTO
L’opposizione dei panamensi allo sfruttamento d’una miniera che dovrebbe produrre l’1% del rame mondiale, risale a molti anni fa.
Il giacimento, situato nella provincia di Colón, è gestito dal 1997, attraverso un contratto firmato tra lo Stato e la società mineraria Petaquilla S.A.
L’accordo, concluso senza gara d’appalto e senza studi di impatto ambientale, ha spinto la società civile a intentare una causa nel 2009. Tuttavia, solo nel ’17 si è ottenuta una sentenza di incostituzionalità, pubblicata però nella Gazzetta Ufficiale solo quattro anni dopo.
Ciò ha permesso ai concessionari d’estendere le loro attività: intanto nel gennaio ’22 governo e canadesi riprendevano a porte chiuse le trattative per un nuovo contratto di concessione.
Marzo ’23: Panamá e First Quantum annunciano il raggiungimento d’un nuovo accordo.
La società civile panamense reagisce: all’Assemblea nazionale, dibattiti infuocati, mentre da diverse parti emergono perplessità sul documento pubblicato.
Il governo torna al tavolo delle trattative proponendo modifiche che vengon accolte.
20 ottobre: dopo 72 ore di dibattiti, il parlamento approva il DDL e il Presidente notte tempo lo promulga.
Giorni dopo, di fronte alla rabbia popolare, promette che il 17 dicembre vi sarà un referendum per chieder ai cittadini il loro parere in merito: l’annuncio è vano perché i ribelli non mollano.
L’accordo, ora invalidato, prevedeva che la concessione sarebbe durata vent’anni con possibilità d’una proroga per un altro ventennio: i canadesi, che dicon d’aver investito nel sito minerario più di dieci miliardi di dollari, promettevano di creare almeno 50.000 posti di lavoro.
Secondo loro, la miniera avrebbe contribuito al 5% del PIL ed avrebbe fatto affluire nelle casse dello Stato 375 milioni di dollari l’anno.
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IL RAME
E’ uno dei metallli più cari sui mercati internazionali delle commodities a causa della sua rarità, oltre che per la sua capacità di condurre energia elettrica.
I maggiori produttori mondiali sono cile e Zambia, ma le multinazionali del settore minerario son alla ricerca di nuove fonti d’approvvigionamento.
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PANAMA’
La República de Panamá è situata nella parte più stretta della regione istmica dell’America Centrale. In posizione diagonale ovest-est, confina con la Colombia (frontiera orientale) e col Costa Rica (confine nordoccidentale).
Le coste son bagnate dal Mar delle Antille (nord) e dal Pacifico (sud): si estende per 75.517 km² ed ha una popolazione di 4,3 milioni d’abitanti.
La capitale è Panamá, popolata da quasi un milione di persone.
Paese eminentemente marittimo, è percorso da Una catena montuosa di considerevole altitudine che divide il territorio in due pianure molto diverse: la prima, sul versante caraibico, è stretta e coperta di foreste pluviali; la seconda, sul versante del Pacifico, è più larga e boscosa. La principale risorsa economica è la navigazione sul famoso canale con le relative attività commerciali e finanziarie. Inoltre, si coltivano prodotti tropicali e si estrae rame dai grandi giacimenti di Cerro Colorado.
L’inquinamento dell’aria e dell’acqua nelle aree urbane è considerevole, come anche quello della Baia di Panamá, in cui vengono immessi ogni anno 40 milioni di tonnellate di acque di scarico. Il “Tappo di Darién” – un’estesa area di foresta abitata da alcune etnie indigene, oltre che da varie specie animali – è minacciata a causa della costruzione di un’autostrada.
Oggi è luogo di transito dei migranti che dal Sud America cercano di raggiungere gli Stati Uniti, attraversando tutta l’America Centrale fin al Rio Grande.
La maggior parte dei panamensi (64%) discende dall’integrazione fra spagnoli e indigeni. Il 14% è d’origine africana. I nativi formano tre etnie principali; i cunas, nell’isola di San Blas nei Caraibi, i chocoles, nella provincia di Darién e i guaymiés, nelle province di Chiriquí, Veraguas e Bocas del Toro.
Religioni: Cattolici (80%); protestanti, per lo più evangelici (10%); musulmani (5%); baha’i (1%); ebrei (0,3%); altri (3,7%).
Lingue: Spagnolo (ufficiale), inglese e wari wari, un dialetto che fonde termini spagnoli ed inglesi, diffuso nelle Antille.
Lo stato è una repubblica presidenziale: il Presidente, eletto ogni cinque anni a suffragio universale, guida anche l’esecutivo.
Il legislativo è costituito da un’assemblea nazionale, eletta contestualmente al primo cittadino.
E’ uno dei tre paesi latinoamericani con un’economia dollarizzata: la legislazione ne fa un “fiscal Haven” poiché permette la creazione di società anonime e conti bancari cifrati.
PIER LUIGI GIACOMONI