ODIAVA I CICLISTI
(26 Dicembre 2018)
1.
Nella città dove abitava il comune aveva dato ai ciclisti la libertà di percorrere le vie in tutte le direzioni. Così la gente si era munita di bicicletta e percorreva le vie, i portici – la città ne era molto fornita – le strade a bordo di veicoli a due ruote. la situazione era diventata abbastanza grave perché i ciclisti si sentivano autorizzati a percorrere le loro strade a gran velocità e più d’un anziano era stato travolto da un Gimondi in erba.
Su uno dei giornali cittadini, di solito vicino alla destra, non passava settimana senza che si leggesse qualche articolo sulla prepotenza dei ciclisti, mentre un altro quotidiano, di orientamento opposto, comparivano articoli in cui si inneggiava alla “rivoluzione verde” intrapresa dall’amministrazione comunale. Nello stesso quotidiano ogni tanto comparivano articoli scritti da un celebre dietologo che osservava che l’aumento del numero dei ciclisti di certo avrebbe avuto un utile impatto sulla salute collettiva dei cittadini dal momento che la gente faceva più moto.
Lui però odiava i ciclisti.
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2.
Li odiava dal giorno in cui, mentre rincasava, uno lo investì causandoli danni abbastanza gravi. Un’altra volta, mentre percorreva un marciapiede diviso in due, da una parte l’area ciclabile dall’altra la pedonabile, uno l’aveva apostrofato con parole volgari perché occupava anche la corsia riservata alle bici.
Aveva perciò deciso che prima o poi l’avrebbe fatta pagare a qualcuno di quei prepotentoni.
In realtà, all’inizio non sapeva come fare: spargere chiodi sul piancito del portico dinanzi a casa? Sparare nelle gomme d’una bicicletta? sparare ad un ciclista? Fare un agguato su uno di quei marciapiedi di notte aspettando magari per ore che passasse uno in bicicletta? Cospargere olio su una pista ciclabile? tutte queste ipotesi furono prese in seria considerazione,ma scartate per un motivo o per l’altro.
C’era un tipo che abitava vicino a casa sua: era un patito della bicicletta. Lo vedeva tutte le mattine che prendeva il suo veicolo e via che andava. Lo trovava particolarmente odioso perchè lo vedeva sfrecciare sotto i portici e passare col rosso fregandosene di tutto e di tutti.
Decise che il suo odio verso i ciclisti si sarebbe scatenato contro il vicino.
Un giorno gli bucò tutte le gomme. Quello appena scese in cantina per prendere la sua bici e trovò le ruote irrimediabilmente sgonfie smadonnò, imprecò, inveì contro il mondo intero, ma non c’era nulla da fare: avrebbe dovuto prendere la sua adorata due ruote e portarla dal gommista per sostituire gli pneumatici.
Dopo una settimana, il Nostro sparse dell’olio davanti a casa: appena il ciclista uscì, scivolò per terra e si fece male. Anche la bici subì dei danni.
Fu perciò costretto per diversi mesi ad usare le stampelle e non potè servirsi del velocipede.
Appena ristabilito, si comprò una bici nuova e si mise a girare per la città, approfittando anche della bella stagione finalmente arrivata.
Non sapeva però che il suo nemico giurato gli stava preparando l’imboscata finale.
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3.
Il nostro nemico dei ciclisti sapeva che il suo vicino amava andare a S. Luca, salire sul colle della guardia e poi discendere. Quando veniva giù gli piaceva andare forte, sentire il vento tra i capelli. L’eccitava molto il momento della discesa.
Per mesi l’odiatore lo seguì e capì che tutte le volte che andava a S. Luca arrancava lungo la salita e poi si lanciava per la discesa. Aveva deciso che la sua mossa finale sarebbe avvenuta in quel momento.
I due beninteso si salutavano la mattina. l’uno dicendo che andava a correre in bici e l’altro a camminare sul famoso colle di Bologna.
Quella mattina di luglio il ciclista non vide il suo nemico: salì sulla sua bici, percorse la strada per S. Luca ed arrivò in cima. Si fermò a bere un caffè ad un bar presso la basilica, poi inforcò la bici e prese a scendere. Ad un certo punto udì uno sparo, non si rese nemmeno conto che il destinatario del proiettile era lui. fu centrato al collo e crollò al suolo, battendo violentemente il capo sul selciato.
L’autopsia compiuta sul cadavere del ciclista non fu in grado di stabilire se la morte fosse stata determinata dal proiettile che l’aveva colpito o dalla botta data per terra. di conseguenza la polizia non aprì nemmeno un’indagine per scoprire se il ciclista fosse stato ucciso o fosse morto accidentalmente.
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4.
Per l’anziano, che odiava i ciclisti, fu comunque una grande soddisfazione constatare che la vita del suo nemico giurato, l’uomo che tante volte l’aveva preso in giro e si era vantato d’esser un ciclista spericolato ora giaceva in una bara e non si sarebbe risollevato mai più. Certo in città c’erano milioni di ciclisti, ma lui non li poteva eliminare tutti. La sua parte, però, riteneva d’averla fatta. alle elezioni successiva l’amministrazione amica dei ciclisti perse e salì al potere un partito che era amico degli automobilisti. Il nuovo sindaco, una donna molto dinamica, aveva promesso in campagna elettorale che avrebbe fatto scomparire dai marciapiedi tutte quelle assurde piste ciclabili. L’anziano votò per quella candidata sindaco e fu contento quando scoprì che aveva stravinto al primo turno. Evidentemente, si disse, in città c’era parecchia gente che odiava i ciclisti anche se nessuno si azzardava a fare ciò che aveva fatto lui.
Mesi dopo in effetti molte piste ciclabili sparirono e l’uomo che odiava i ciclisti riprese a passeggiare per i portici senza più il timore d’esser investito da una bicicletta lanciata a gran velocità.
PIER LUIGI GIACOMONI