NZ. ARCHIVIATA L’ERA ARDERN
(4 Novembre 2023)
WELLINGTON. NZ archivia definitivamente l’era Ardern: le elezioni generali del 14 ottobre decretan infatti la fine di sei anni di governo progressista dominati dalla figura carismatica di Jacinda Ardern.
Cambierà tutto o quasi a Wellington, dove il probabile futuro premier promette di ridurre le imposte e ristabilire legge ed ordine, ma soprattutto di lottar contro l’inflazione che in questi due anni ha falcidiato i salari e il potere d’acquisto dei ceti popolari.
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I RISULTATI
Nel dettaglio, a spoglio ormai ultimato, compresi i circa 600 mila voti speciali espressi da chi vive all’estero o fuori dalla propria circoscrizione elettorale,
il partito Nazionale, col 38,1% dei voti conquista 48 seggi.
Al suo fianco, per governare ACT New Zealand, una formazione di centrodestra che con l’8,6% acquisisce 11 deputati.
New Zealand First, altro partito di centrodestra, guidato dall’immortale Winston Peters, col 6,1% si assicura 8 seggi.
Insieme NP-ACT-NZF controllano 67 mandati su 122 ed hanno quindi 12 seggi di vantaggio sulle opposizioni messe insieme.
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CRISI LABURISTA
Guidato fin a gennaio 2023 da Jacinda Ardern, il Partito Laburista è arrivato a malapena al 26,9% ed ha eletto solo 34 deputati: esattamente 31 in meno di quelli che controllava tre anni fa: fra i Labours si era diffusa negli ultimi giorni di campagna la convinzione che si stesse recuperando terreno, ma i risultati sono stati ancor peggiori di quanto avevan previsto i sondaggi.
«Sfortunatamente – ha detto la notte delle elezioni davanti ai suoi supporter Chris Hipkins, l’uomo che ha assunto la leadership del partito dopo la rinuncia di Ardern – non siamo in condizioni di formare il nuovo governo: eppure abbiamo condotto una campagna elettorale forte e tenace, telefonando ad ogni casa e incontrando tutti, ma non è stato sufficiente.»
Si conferma così la legge secondo cui il primo ministro che eredita il governo nell’ultimo anno di legislatura finisce col perdere le elezioni: accadde la stessa cosa nel 2017, dopo le sorprendenti dimissioni di John Key. Il suo successore Bill English fu battuto da Ardern, divenuta leader laburista poco prima del voto di quell’anno.
Chris Hipkins, scelto a gennaio per sostituire la carismatica premier, divenuta star universale, non ha dimostrato lastessa capacità di leadership, ha dovuto rimaneggiare spesso il suo gabinetto e son emersi scandali che han approfondito il distacco tra opinione pubblica e governo.
Ora il partito dovrà rielaborare una strategia per condurre l’opposizione e prepararsi alle elezioni del 2026.
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I VERDI
Tra le forze minori, beneficiano del crack laburista i Verdi che ottengono l’11,6% ed eleggono 15 parlamentari.
La leader ecologista ha detto: «solo l’onda verde è riuscita a fermare l’onda blu» (il colore dei Nationals [NDR]).
Tra gli schieramenti minori che entrano alla camera c’è Te Páti Máori che conquista 6 mandati diretti (3,1%), di cui uno a spese del ministro uscente degli esteri battuto da una ragazza d’appena 21 anni, la più giovane parlamentare da 170 anni.
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IL SISTEMA ELETTORALE
Dopo l’abbandono del metodo puramente uninominale per l’elezione della Camera dei Rappresentanti, deciso nel 1996, in NZ vige un sistema misto: ogni elettore esprime due voti, uno per un partito politico (voto di lista senza preferenze) ed uno per un candidato in un collegio uninominale.
Ottengono seggi sia le liste che conquistano uno qualsiasi dei collegi uninominali, sia quelle che superano lo sbarramento del 5% su scala nazionale.
72 rappresentanti son eletti uninominalmente, di essi 7 spettano alla comunità Maori, 48 sulle liste proporzionali.
Può accadere che i componenti della camera, che di base sono 120, salgano a 121 o 122: ciò avviene se una lista ottiene molti seggi sia nella quota maggioritaria che in quella proporzionale.
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LA STRUTTURA ISTITUZIONALE
La Nuova Zelanda è uno dei membri fondatori del Commonwealth: ottenuto l’autogoverno interno nel XIX secolo, nel 1907 diviene un dominion: il capo dello Stato è il regnante in gran Bretagna, oggi Re Carlo III Windsor, rappresentato da un governatore generale, dal 2021 Dame Cindy Kiro.
Il regime è parlamentare: i neozelandesi eleggono una camera che rimane in carica circa tre anni: se necessario posson esser convocate elezioni anticipate.
Il governatore, dopo le elezioni, nomina un primo ministro che ha il compito di formare e presiedere il gabinetto. Può accadere che durante la legislatura il premier si dimetta: in questo caso il partito, o la coalizione che ha la maggioranza, può proporre un sostituto.
La Nuova Zelanda ha una legge costituzionale emanata nel 1986 che disciplina il funzionamento delle istituzioni.
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IL PASSAGGIO DEI POTERI
A Wellington, il cambio della guardia dopo le elezioni parlamentari non è così rapido come nelle altre nazioni di tradizione Westminster: prima di tutto, occorre che vengan proclamati gli eletti, poi il premier uscente si reca dal governatore per offrirgli le dimissioni, quindi il rappresentante di Sua Maestà nomina il nuovo capo di governo che ha il dovere di proporre la lista dei ministri.
Nel recente passato, per giungere alla formazione del nuovo esecutivo son occorse diverse settimane, dal momento che per effetto della riforma elettorale del 1996, raramente i partiti principali, Labours e Nationals, son stati in grado d’ottenere la maggioranza assoluta.
Perciò da settimane son in corso trattative per la definizione del programma e della composizione del nuovo ministero: capo del quale sarà il leader dei Nationals Christopher Luxon, mentre il leader di ACT NZ, David Seymour sarà il vice.
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COSA CAMBIERA’
«I neozelandesi – ha titolato rnz.co.nz – han votato per il cambiamento”, ed il guardian che ha seguito con particolare vicinanza questo voto aggiunge: «una Parte dell’eredità di Jacinda è al sicuro, un’altra no».
Al sicuro sembrano le misure in campo ambientale e i provvedimenti a favore dei ceti meno abbienti, come lo sconto sul riscaldamento per l’inverno e le provvidenze a favore delle giovani coppie che metton al mondo un figlio.
Probabilmente, i cambiamenti più significativi avverranno nell’ambito della legislazione del lavoro: i Nationals vorrebbero introdurre il limite massimo di 90 giorni per la durata del periodo di prova per i neoassunti e contratti di lavoro individualizzati azienda per azienda.
in campo abitativo, si vorrebbe ridare al padrone di casa il diritto di sfrattare senza motivo l’inquilino, mentre potrebbe esser ridefinito il metodo di calcolo delle pensioni per chi è a fine carriera con un risparmio per le casse dello stato di 2 miliardi di NZ$.
Anche se il nuovo premier ha posizioni antiabortiste, sembra improbabile che voglia modificare la legge approvata negli anni scorsi, mentre potrebbe esser fatta qualche concessione agli alleati minori rendendo meno facile l’immigrazione dall’estero.
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CHRISTOPHER LUXON
Colui che probabilmente diverrà il 44o premier neozelandese, da giovane «Vendeva deodoranti e gelati» narra theguardian.com.
Nato nel 1970 a Christchurch, isola del sud, sposato e padre di due figli adulti, è cresciuto ad Auckland, dove ha frequentato le scuole statali. Conseguito un Master in Commercio presso l’Università di Canterbury, è stato poi assunto da Unilever, nota multinazionale alimentare. Ha lavorato 18 anni in Australia, Gran Bretagna, Canada e Stati Uniti, prima di tornare in patria per guidare Air New Zealand.
Entrato in parlamento nel 2020, ha applicato la sua esperienza manageriale per raddrizzare le sorti del Partito Nazionale che dopo la bruciante sconfitta di tre anni fa, non sembrava trovare un leader che potesse riportarlo al potere.
eletto capo dell’opposizione nel novembre 2021, nel discorso della vittoria ha promesso che governerà a favore di tutti i neozelandesi, indipendentemente dall’origine etnica.
Ora, ricevuto dal popolo il mandato, dovrà dimostrare se le sue promesse sono o meno realizzabili.
PIER LUIGI GIACOMONI