NON VOLEVA PIU’ ESSER VERGINE
(24 Ottobre 2018)
1.
Era venuta a studiare a Bologna anche perché sapeva che qui c’era un gran giro di giovani, non come nel suo sud Tirolo dove la gente viveva in alta montagna e d’inverno per passare il tempo si ubriacava. Si era iscritta a lettere e filosofia e, malgrado le sue difficoltà linguistiche, era di madrelingua tedesca e conosceva male l’italiano, riuscì bene nei primi esami.
Non ci mise molto ad accorgersi che a Bologna era possibile conoscere tanti ragazzi e passar le serate nei locali ad ascoltare la musica o a chiacchierare. Poi c’erano le feste nei centri sociali che potevano durare anche fino all’alba.
Angelika, questo il suo nome, sapeva che i suoi genitori non volevano che si perdesse per strada perché l’università costava e non poteva perder troppo tempo prima di laurearsi, ma a un certo punto si disse che prima di tornare nelle sue valli, voleva perder la verginità.
Non era una brutta ragazza, ma non era certamente una di quelle appariscenti che facevano colpo: per esempio, parlava poco e faceva un po’ fatica a gestire una conversazione troppo articolata.
Durante le feste diversi ragazzi ballavano con lei, ma poi la piantavano per ronzare intorno alle bellezze più sfavillanti.
***
2.
Una notte, mentre si rigirava nel letto senza prender sonno, si disse:
“Entro una settimana, al massimo due, voglio perder la verginità. Non ne posso più di ascoltare i racconti delle mie amiche che mi raccontano che hanno scopato con questo e con quello!”
Già, perché le sue compagne d’appartamento la domenica sera le raccontavano, davanti ad una pizza d’asporto, cosa avevano fatto il sabato notte e il racconto finiva sempre nello stesso modo:
«Sapessi con chi ho scopato stanotte! Con Andrea quello che studia medicina» diceva una e l’altra rincarava:
«Io mi sono fatta Ulrich quel bel ragazzo tedesco che è venuto a cena da noi poche sere fa.»
Sembrava che lo facessero apposta perché sapevano che lei invece non aveva ancora combinato niente.
***
3.
Ma la prima volta avvenne molto prima di quanto credeva: un giorno in via Zamboni incontrò proprio Ulrich che usciva da lezione molto arrabbiato ed annoiato. Incontrandola, si ricordò di lei e le si rivolse in tedesco perché sapeva che era sudtirolese.
«Sono incazzato – le disse – perché ho passato una mattinata d’inferno ad ascoltare uno stupido professore di storia romana, un pallone gonfiato che non sa nulla, ma che crede d’esser un padreterno. Avresti voglia di venir con me a bere una birra?»
«Sì, volentieri.»
Le birre divennero presto due e Angelika divenne, grazie all’alcool, più ciarliera.
A un certo punto Ulrich, che già lei chiamava Uli, le propose d’andare nel suo appartamento: andarono.
Lì accadde tutto molto rapidamente: lui la baciò, la sua bocca sapeva di birra. Poi le sbottonò la camicetta che cadde sul pavimento, le slacciò il reggiseno.
Poi lui si spogliò e si strusciò contro di lei: quando l’eccitazione stava arrivando al dunque, Angelika si tolse i vestiti di sotto e rimase nuda fra le sue braccia.
«Sono ancora vergine» gli sussurrò.
«Vedrai che non ti farò male.»
***
4.
Dopo lunghi ed appassionati preliminari lui entrò dentro di lei: all’inizio le fece un po’ male, poi però fu piacevole.
Fecero l’amore a lungo e quando finirono Ulrich si accese una sigaretta.
«Tu non sei la prima ragazza con cui sono stato: lo sai, vero?»
«Lo immaginavo, mentre per me tu sei il primo in assoluto: non ne ho mai avuto uno e nessuno mi ha mai …»
«Io oggi sono stato bene con te,ma la mia fidanzata sarebbe la tua compagna d’appartamento: sai anche questo?»
«Sì, lo so perché tutte le domeniche mi racconta quello che fate il sabato sera.»
«Spero tu non ti faccia dei viaggi: io non sono il tuo ragazzo e tu non sei la mia ragazza. Abbiamo giocato qui insieme un po’, ma non ci stiamo fidanzando.»
»Ah no? E se mi hai messo incinta, come la mettiamo? O mi hai trasmesso una di quelle malattie che vanno oggi di moda?»
«Boh’, non so: direi che sono sano e non ho l’Aids: magari la prossima volta che vai a letto con un ragazzo porta con te dei preservativi così non rischi.»
Angelika capì che Ulrich era un arido che era interessato solo a scopare e basta.
***
5.
Risolto il problema della verginità, rincasata, Angelika pensò a come vendicarsi: nei giorni successivi comprò una di quelle pistole ad aria compressa che vanno molto di moda ultimamente.
Un mercoledì, sempre in via Zamboni, si incontrò ancora con Ulrich. anche quel giorno era incazzato contro il prof. di storia romana. anche quella volta le propose d’andare a bere una birra, che poi divennero due. Anche quella volta finirono per andare nel suo appartamento ed ovviamente in breve tempo si ritrovarono nudi a letto.
Tuttavia, Mentre Uli era in bagno per smaltire le birre, Angelika aveva messo la pistola in una posizione tale d’averla a portata di mano.
Si accarezzarono, lei, diversamente dalla prima, volta fu più intrapprendente, lui le entrò dentro ed arrivarono entrambi ad un orgasmo più che soddisfacente.
Poi Ulrich si sdraiò vicino a lei e cominciò a fare i soliti discorsi:
“Guarda che tu non sei la mia ragazza, la mia ragazza vera è…”
Mentre diceva queste cose fumava e quasi quasi non la guardava: non s’accorse che Angelika aveva preso da sotto il cuscino la pistola ad aria compressa:
«Ah sì, non sono la tua ragazza? li disse con un tono di voce da far paura »e allora cosa sono: la tua puttana?»
«No, sei un’amica con cui sto bene, ma come te ce ne sono tante altre: ieri qui c’era Linda, lunedì Laura, domenica …»
«E te le scopi tutte e poi a tutte fai lo stesso discorsetto?»
«Sì, certo perché io non voglio fossilizzarmi con una fissa: dopo poco mi stancherei.»
«Bravo: la mia compagna d’appartamento lo sa?»
«No, è ovvio: sapessi quant’è gelosa!»
Lei teneva la pistola puntata sui suoi testicoli pronta a sparare, poi decise di lasciar perdere: aveva capito quale sarebbe stata la sua vendetta.
»Sei proprio un poveretto Uli,sei proprio una merda di uomo, non vali niente! L’altra volta avevo deciso di spararti nelle palle in modo da renderti impotente per sempre. Poco fa avevo puntato la mia pistola proprio verso i tuoi gioielli, ma ho cambiato idea. Non ti farò del male, ma ora mi rivesto e me ne vado. Può darsi che ci reincontreremo in via Zamboni, che berremo insieme una birra e che alla fine te la darò di nuovo, ma può anche darsi di no.»
Lei scese dal letto e in silenzio si rivestì e uscì dall’appartamento di Ulrich.
***
6.
La sera dopo a cena nel suo appartamento c’erano solo Angelika e la ragazza di Ulrich: mangiarono la solita pizza d’asporto e sparecchiarono: il tutto scambiandosi poche parole perché avevano poco da dirsi.
Mentre mangiava Angelika si chiese se raccontare all’altra le sue avventure sessuali o lasciar perdere. Ad un tratto decise che era giusto che quella sapesse con chi se la faceva il suo moroso.
«Posso parlarti» le chiese Angelika.
«Sì, anche se tra dieci minuti verrà a prendermi Ulrich quel ragazzo…»
«L’ho conosciuto molto bene in questi giorni!»
«Cosa vuoi dire?» chiese insospettendosi l’altra.
«Ci sono andata a letto due volte!»
«Qui?»
«No, nel suo appartamento.»
Il viso dell’altra divenne sempre più rosso e a mano a mano che Angelika raccontava quella si arrabbiava sempre di più. La sua rabbia però cambiò gradualmente direzione quando Angelika le riferì i discorsi che faceva Ulrich dopo l’amore.
Alla fine esplose:
«Tu sei una schifosa puttana tedesca e lui è uno schifoso maiale tedesco. Io voglio che tu te ne vada da qui che tu te ne torni nelle tue valli a scoparti quei maiali che abitano dalle tue parti, ma anche lui non lo voglio più vedere.»
Mentre parlava, il campanello suonò: Angelika rimase ferma immobile. L’altra continuava ad urlare improperi. Il suono del campanello si ripeté.
«Ecco, è arrivato Ulrich: perché non vai ad aprirgli?»
Quella si rese conto che era ora d’uscire col “maiale tedesco”: andò al citofono, gli diede il tiro.
Ulrich salì gaio come al solito: la sua ragazza lo accolse furibonda.
«Vieni, vieni a sentire cosa racconta di te la troia tedesca che ti sei portata a letto!»
«Cosa racconta? Che l’ho scopata?»
«Sì e l’hai fatto ben due volte in una settimana, mentre a me non lo dai più da un mese. Maiale, pervertito, puttaniere!»
«Per forza, tu ti neghi sempre: “oggi no perché sono stanca, ho mal di testa, ho le mie cose” e tutta l’altra massa di cazzate che dici sempre quando siamo lì lì per divertirci.»
«Ma tu non ti porti solo a letto la qui presente, ma anche Linda, Laura e …»
«Certo e lo faccio con molto piacere perché loro sì che ci sanno fare.»
A quel punto la sua compagna scoppiò a piangere e scappò in camera sua.
«Sei contenta adesso?»
«Di cosa?»
«D’aver rovinato la mia storia con la tua compagna!»
«Non sono né contenta né scontenta: sono sorpresa della quantità di bugie che racconta la gente: solo poche domeniche fa, mi raccontava che con te aveva scopato tutta la notte e si era divertita un mondo. Ora scopro che è tutta una montagna di balle dette per far star male gli altri. E’ un pallone gonfiato come il tuo prof. di storia romana.»
«Be’, dal momento che lei non esce più con me stasera, vorresti prender il suo posto? Se ti piace il jazz c’è un localino dove suonano tre miei amici.»
Angelika non se lo fece ripetere due volte: si preparò in due secondi ed uscì.
La sua compagna d’appartamento rimase chiusa incamera sua tutta la notte a piangere e quando l’altra rientrò la trovò in uno stato pietoso: aveva aperto una bottiglia di whisky che avevano in casa, di pessima qualità ed aveva bevuto a garganella, vuotandola.
Era ubriaca e ripeteva ossessivamente le parole “troia tedesca e maiale tedesco”.
E poi aggiungeva con voce impastata: «Io quei due non li voglio più vedere.»
PIER LUIGI GIACOMONI