NIGERIA VERSO IL VOTO
(17 Febbraio 2019)
ABUJA.
La Nigeria va verso il voto per eleggere Presidente e vice Presidente della Repubblica, Assemblea Nazionale e
numerose cariche statali e locali.
si tratta del sesto appuntamento elettorale da quando nel 1999 fu reintrodotta la democrazia, dopo decenni di
dittature militari.
Da allora, malgrado la violenza diffusa, la corruzione, il malcostume, i brogli, le frodi, il voto di scambio ed
altre cattive pratiche, le elezioni si sono ripetute e gli uomini in divisa sono rimasti nelle caserme.
Anche stavolta problemi organizzativi hanno consigliato di rinviare d’una settimana lo scrutinio: da mesi si sapeva
che si sarebbe dovuto votare sabato 16 febbraio, ma all’ultimo momento l’INEC (Independent National Electoral
Commission) ha disposto che le elezioni abian luogo il 23 febbraio perché non dappertutto è arrivato il materiale
elettorale. Inoltre, nelle ore precedenti il voto si sono registrati episodi di violenza, soprattutto nella Nigeria
Nord-Orientale, dove infuria la guerriglia promossa dagli integralisti islamici di Boko Haram.
Prolungamento quindi della campagna di propaganda degli oltre 70 candidati presidenziali e di quanti aspirano a
sedersi in Parlamento.
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LE CARICHE DA ELEGGERE E I PRINCIPALI CONTENDENTI.
Per la Presidenza della Repubblica Federale di Nigeria sono in corsa, come detto, 70 candidati ma solo due hanno
concrete possibilità di vittoria.
L’APC (All People’s Congress) ripropone il Presidente uscente Muhammadu Buhari, 76 anni, già autore d’un golpe
militare nel 1983 e poi tornato in politica in abiti civili. Buhari aveva promesso nel 2015 di sconfiggere boko
Haram e di lottare contro la dilagante corruzione. I suoi critici gli rimproverano d’aver trascorso la maggior
parte del tempo del suo mandato all’estero, perlopiù a Londra, per curare la sua malferma salute.
Il suo principale avversario, Atiku Abubakar, 72 anni, già vice di Olusegun Obasanjo, Presidente dal 1999 al 2007,
è appoggiato dal People’s Democratic party (PDP).
Abubakar è uno degli uomini più ricchi del Paese, grazie al suo ruolo nella Intels, la società di logistica del
miliardario italiano, naturalizzato nigeriano, Gabriele Volpi. La sua esperienza di imprenditore ha quindi spinto
il candidato del PDP a concentrarsi sul settore privato: «Bisogna espandere l’imprenditoria per aumentare la
crescita e creare nuovi posti di lavoro: privatizzerò la compagnia petrolifera nazionale e instaurerò un fondo di
25 miliardi di dollari da investire nelle infrastrutture».
Dal canto suo, Buhari ha promesso che se eletto cercherà di rilanciare l’economia, entrata in recessione per la
prima volta in 25 anni. Il calo del prezzo del petrolio, gli attacchi contro gli impianti petroliferi e gli alti
livelli di corruzione, hanno colpito duramente il settore economico locale. «Anche l’istruzione sarà una priorità
nel mio prossimo governo – ha indicato il Presidente uscente – Ci focalizzeremo soprattutto su scienza, tecnologia
e matematica».
Per molti commentatori locali, i due principali competitori per la Presidenza paiono due facce della stessa
medaglia: entrambi provenienti dal Nord musulmano, ricchi, ultrasettantenni, già in politica da tempo e con le
stesse idee.
Eppure i problemi della Nigeria richiederebbero persone nuove,forse dotate di maggior energia per aver la meglio su
un apparato politico elefantiaco dove agiscono molte forze in grado di neutralizzarsi l’una con l’altra.
Oltre alla Presidenza del paese sono in palio infatti i 360 seggi della Camera dei Rappresentanti e i 109 del
Senato, nonché numerose cariche a livello statale e locale.
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NELL’OCCHIO DEL CICLONE.
Fin dalla sua creazione, il 1° Ottobre 1960, la Nigeria è stata nel bene e nel male uno dei Paesi guida
dell’Africa: i suoi problemi sono simili a quelli di altri Stati del continente. Difficile convivenza tra gruppi
etnici diversi, riuniti in un unico Stato dalle potenze coloniali che tracciarono a suo tempo i confini tra i
diversi territori del continente, impreparazione ad autogovernarsi all’indomani dell’indipendenza, rapacità di una
classe dirigente interessata ad appropriarsi delle risorse del Paese a proprio esclusivo profitto, concentrazione
del potere in poche mani, cronica disorganizzazione della pubblica amministrazione, alti livelli di criminalità e
diffusa corruzione, questi i mali persistenti d’un paese che basa sul petrolio tutta la propria traballante
economia. Accanto a questo, il Paese è nell’occhio del ciclone del conflitto che investe l’area del Sahel dove
agiscono ormai da anni diversi movimenti jihadisti come il citato Boko Haram o Al Qaeda del Maghreb, nonché il
movimento di liberazione dei Tuareg. tutti questi movimenti agiscono quasi indisturbati in una regione che va dal
Mali al Camerun, attraversando frontiere permeabili e scarsamente controllate dalle autorità governative.
In Nigeria, poi, è endemico il conflitto tra il Nord, per lungo tempo al governo, dove si applica anche ai non
musulmani la Shariya, ossia la legislazione civile contenuta nel Corano e gli Stati del sud dove vivono popolazioni
cristiane o aderenti a credi tradizionali. E’ in questo Nord che agiscono i kamikaze di BH che seminano il terrore
nei mercati, nelle chiese cristiane, non esitando ad utilizzare come inviati di morte bambine di pochi anni
rivestite d’esplosivo.
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LA NIGERIA.
Grande 923.768 kmq ed abitata da oltre 180 milioni d’abitanti, la Nigeria è situata nell’Africa occidentale. Il suo
territorio è percorso dal fiume Niger che sfocia nel Golfo di Guinea con un ampio delta. E’ qui che sono state
rinvenute le ingenti riserve petrolifere del Paese che sonola fonte di molte ricchezze ma anche di diverse
disgrazie. Il petrolio è infatti la base dell’economia nazionale e fonte di valuta pregiata perché è la principale
materia prima esportata, ma è soggetto anche di contrabbando. Non di rado dagli oleodotti vengono prelevate
quantità di greggio che poi viene smerciato clandestinamente; non di rado, in occasione di questi prelievi
fraudolenti, il carburante esplode provocando la morte di centinaia di persone.
La prima capitale, Lagos, situata sul delta del Niger, rimane il principale centro economico della nazione, mentre
Abuja è stata proclamata capitale amministrativa, si trova al centro del territorio e costituisce, come Washington
negli Stati Uniti, un distretto federale autonomo dai 36 Stati che costituiscono la Repubblica Federale.
Indipendente dal Regno Unito dal 1960 è stata per complessivi 29 anni sottomessa a giunte militari che si sono
impadronite del potere con la forza.
Solo da vent’anni, come si diceva all’inizio, il potere politico è stato trasferito ai civili mediante la
reintroduzione della democrazia, ricopiando un modello istituzionale simile a quello degli Stati Uniti d’America.
La stampa, la radio, la TV, Internet, i cellulari, le reti sociali sono diffuse e piuttosto libere, anche se non
mancano casi di persecuzioni di giornalisti, che conducono inchieste sulla corruzione ed il pubblico malcostume.
PIER LUIGI GIACOMONI