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MATERIE PRIME

DOPO IL CACAO, ANCHE L’ORO E’ PIU’ CARO
(20 Marzo 2024)

NEW YORK. Dopo il cacao, anche l’oro è più caro: «Nelle ultime settimane – scrive Alessandro Lubello[1] – ha raggiunto quotazioni record attestandosi intorno ai 2.200 dollari all’oncia (31,1 grammi).»

Perché? Secondo Bob Henderson, esperto di borsa del Wall Street Journal, gli investitori si rifugiano nell’oro non solo «quando l’economia è in difficoltà, ma anche quando corre troppo e l’inflazione è considerata un pericolo».
Oggi, però, sono decisivi anche altri fattori:

• diverse banche centrali, spinte dall’aggravarsi dei rischi geopolitici, sono diventate grandi acquirenti d’oro, soprattutto dopo l’invasione russa dell’Ucraina;

• altre economie importanti non sono nelle stesse condizioni di quella statunitense: il Regno Unito, per esempio, è in recessione, mentre la Cina è alle prese con un’enorme bolla immobiliare e il crollo delle sue borse;

• in India, infine, l’economia va bene, ma le preoccupazioni per l’inflazione stanno spingendo molte persone a rifugiarsi nell’oro.

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L’ORO, BENE RIFUGIO

Si conferma quindi che quando sui mercati c’è incertezza l’oro è un bene rifugio: chi ha denaro da investire ne compra, sicuro che quando la bufera si sarà calmata, potrà rivenderlo senza rimetterci troppo.

L’aumento del prezzo del metallo giallo si ripercuote però anche nei settori in cui se ne fa uso: l’oreficeria, ma anche l’industria che fabbrica strumenti elettronici.

E’ noto infatti che nei microchip vi sono piccole porzioni d’oro, accanto ad altri componenti.

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L’ORO

«L’oro – si legge su it.wikipedia.org – è l’elemento chimico di numero atomico 79 e il suo simbolo è Au (dal latino aurum). È un metallo di transizione tenero, pesante, duttile, malleabile di colore giallo, dovuto all’assorbimento delle lunghezze d’onda del blu dalla luce incidente.

Inattaccabile dalla maggior parte dei composti chimici, reagisce in pratica solo con l’acqua regia e con lo ione cianuro. Con il mercurio forma un’amalgama, ma non un composto chimico. Si trova allo stato nativo sotto forma di pepite, grani e pagliuzze nelle rocce e nei depositi alluvionali.

È stato adoperato fin dall’antichità per coniare monete: si usa inoltre in gioielleria, odontoiatrìa e nell’industria elettronica.

E’ diventato nel tempo simbolo di purezza, valore e lealtà.»

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LA STORIA

I POPOLI ANTICHI

L’oro è sempre stato considerato un metallo prezioso ed usato per secoli per produrre monili ed oggetti ornamentali: gli Egizi l’impiegavano per fabbricare le maschere funerarie dei Faraoni, altri popoli per realizzare statue in onore degli dèi.

Solo verso il VII secolo a. C. in Lidia, (oggi in Turchia) si coniarono le prime monete d’oro.

a Roma, ai tempi d’Augusto comincia a circolare l’Aureo che Nerone svaluterà facendo grattar via un po’ d’oro per consentire all’amministrazione di risparmiarne un po’, dovendo affrontare dopo il maxi incendio della capitale (64 d. C.) i costi per la ricostruzione.

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IL MEDIO EVO

Caduto l’impero romano occidentale è bisanzio che emette monete d’oro (il Bisante) che per tutto il Medio Evo svolge la funzione che ai nostri giorni appartiene al dollaro, ma in Italia alcuni ricchi comuni come Firenze e Venezia nel XIII secolo coniano il Fiorino e il ducato d’oro, molto apprezzati da mercanti e banchieri per la stabilità del cambio.

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L’ETA’ MODERNA

Scoperta l’America nel 1492, le potenze europee si gettano sui nuovi territori per carpirne oro e argento: i conquistadores spagnoli compiono stragi per appropriarsi dell’oro degl’Incas e qualcosa di simile avviene in Africa quando se ne scoprono ingenti risorse per esempio nell’odierno Ghana, chiamato per secoli Costa D’oro.

L’Europa è affamata d’oro perché ciascun paese vuol emettere monete con questo metallo: nel 1663 l’Inghilterra emette la Ghinea, moneta fatta con l’oro africano, e altrettanto fan gli altri Stati.

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IL GOLD EXCHANGE STANDARD (GES)

Nel XIX secolo è applicato il Gold Exchange Standard: in pratica le banche centrali possono stampare banconote solo per un ammontare pari alla quantità d’oro presente nei loro forzieri.

Col 1914, (scoppio della prima guerra mondiale), la maggior parte degli Stati abbandona il GES per produrre quanto più denaro serve per fronteggiare le spese belliche.

Negli anni Venti Stati Uniti e Gran Bretagna tornano nuovamente alla parità assoluta moneta-oro, ma la crisi del 1929 induce Londra ad abbandonarla definitivamente.

Con gli accordi di Bretton Wooods (1944)si stabilisce che solo il dollaro statunitense è pienamente convertibile in oro, ma il 15 agosto 1971, Richard M. Nixon, Presidente degli Stati Uniti, annuncia che da quel momento non sarà più così.

La FED potrà stampare quanto denaro serve al paese per far fronte alle spese di guerra in Vietnam e l’oro diviene una materia prima negoziabile sui mercati delle materie prime.

Il prezzo del metallo giallo da quel momento in poi crescerà o calerà secondo la regola della domanda e dell’offerta.

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I PIU’ GRANDI PRODUTTORI

I più grandi produttori d’oro sono la Russia, il Sud Africa, l’RD Congo e il Brasile.

Spesso, per estrarlo si ricorre a manodopera minorile come nell’RD Congo, oppure in Amazzonia le popolazioni indigene devon combattere contro i cercatori d’oro (garimpeiros) che inquinano le acque del grande fiume immettendo grandi quantità di mercurio per trovarvi oro.

PIER LUIGI GIACOMONI

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NOTA:

[1] A. Lubello, Il misterioso rialzo dell’oro, internazionale.it, 16 Marzo 2024.

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