MATERIE PRIME. CACAO TROPPO CARO, LE AZIENDE NE RIDUCON LA QUANTITA’ NEGLI SNACK
(7 Marzo 2024)
NEW YORK. Nel mercato delle materie prime il cacao sta crescendo di prezzo e non è una buona notizia per i paesi produttori, Costa d’Avorio e Ghana, in primo luogo.
«Alla metà di febbraio – scrive alessandro Lubello[1] – sul mercato di New York il cacao costava 5.888 dollari alla tonnellata, il 40 per cento in più rispetto all’inizio del 2023. A Londra il prezzo era addirittura raddoppiato, raggiungendo le 4.757 sterline alla tonnellata.»
Di solito, questi eventi son festeggiati dai paesi esportatori: prezzi più alti, entrate più cospicue nelle esangui casse degli Stati.
Stavolta, però, si corre un altro rischio: la diminuzione delle importazioni da parte di chi compra il cacao grezzo e lo trasforma in cioccolato e dolciumi, cosmetici e medicinali.
Infatti, le grandi multinazionali del settore agroalimentare non son disposte a pagare prezzi così alti e perciò rimandano il più possibile gli acquisti, oppure riducon la percentuale di cacao nei loro snack.
«A causa del limitato margine di manovra sui prezzi – scrive Ilena Peng su Bloomberg[2] – le aziende riducono le confezioni, investono nell’automazione per tagliare i costi di produzione e lanciano prodotti con meno cacao.»
Questo avviene mentre sta per concludersi l’epoca del raccolto autunnale e a pochi mesi dall’entrata in vigore d’un regolamento dell’Unione europea che – come riferisce Antonella sinopoli[3] «impone alle aziende di dimostrare, attraverso certificazione, che le fave di cacao importate non provengano da aree deforestate. Una normativa che intende salvaguardare l’ambiente ma che potrebbe rivelarsi un grosso problema sia per il mercato, sia per i piccoli e medi agricoltori che vedranno crollare i loro accordi commerciali e quindi, per molti, la principale fonte di sostentamento.»
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EL NIÑO, COLPEVOLE DI TUTTO
All’origine del “caro cacao” vi sarebbe el Niño, quel fenomeno che periodicamente si manifesta al largo dell’Oceano Pacifico e che provoca soprattutto nelle aree tropicali mutamenti climatici importanti.
El Niño, dunque, riscaldando le acque di Pacifico ed Atlantico avrebbe provocato piogge irregolari e caldo secco nei mesi della raccolta delle fave di cacao.
Inoltre, molte piante son state colpite da malattie, causa l’eccesso d’umidità: conseguenze, raccolti scarsi e prezzi che schizzan verso l’alto.
Le economie che soffron di più da questi eventi son quelle del Ghana e della Costa d’Avorio (Africa occidentale) che da soli producono il 70% dei semi di cacao in circolazione.
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LA RACCOLTA DELLE FAVE DI CACAO
Come e quando avviene la raccolta delle fave di cacao?
«Il ciclo di coltivazione – scrive Aurora Guainazzi[4] – va da ottobre a settembre con diverse fasi di produzione e raccolto. Il raccolto principale avviene tra ottobre e marzo, seguito poi da un raccolto di medie dimensioni, tra aprile e giugno. La stagione produttiva si conclude con un piccolo raccolto tra luglio e settembre.
Dopo essere stati raccolti, i baccelli vengono impilati per la fermentazione e poi esposti al sole per una settimana o più affinché si secchino. Una volta completato il ciclo di lavorazione, i sacchi di baccelli vengono trasportati nelle warehouses più vicine per l’immagazzinamento, in attesa dell’acquisto da parte delle compagnie esportatrici che si occupano della vendita sul mercato mondiale.
Nella maggior parte dei casi la produzione non è meccanizzata e i contadini nel processo di coltivazione si servono di piccoli strumenti come coltelli, machete e daba. Sono, invece, in crescita gli investimenti per combattere la diffusione delle malattie e introdurre trattamenti fitosanitari.»
Tra gli aspetti negativi della produzione di cacao van segnalati:
1. l’iniqua distribuzione dei proventi.
La maggior parte dei coltivatori di cacao vive al di sotto della soglia di povertà;
2. l’uso di manodopera minorile sia maschile che femminile: «I bambini – scrive Guainazzi – sono coinvolti in attività che vanno dalla preparazione del terreno per la semina alla cura del raccolto. Spesso ciò implica l’utilizzo di pesticidi e attrezzi come il machete, con notevoli rischi per la salute e l’incolumità. Le bambine, invece, il più delle volte, non sono direttamente coinvolte nel processo di produzione del cacao, ma svolgono attività essenziali per la sopravvivenza della fattoria come la preparazione del cibo, la ricerca dell’acqua e la cura dei bambini più piccoli.»
Si calcola che in Costa d’Avorio circa il 50% della popolazione sia analfabeta, il 43% dei bambini sia impiegato nelle piantagioni di cacao (59% maschi, 41% femmine).
3. La deforestazione. L’avidità di profitto ha indotto ad abbattere la foresta pluviale: si stima che tra il 1990 ed il 2015 ben l’85% di quest’elemento naturale, importante per il clima e l’assetto idrogeologico del territorio sia stato abbattuto per far posto a piantagioni sempre più estese.
ecco perché l’UE ha emanato quel regolamento di cui parlavamo all’inizio che sarà esteso ad altre materie prime come l’olio di palma, il caffè, la soia, il legname e il bestiame, noti fattori di disboscamento.
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IL CACAO
Il cacao (Theobroma cacao L., 1753; dal nahuatl: cacahuatl) è una pianta tropicale diffusa in america Latina, Africa centrale e Sud-Est asiatico, ma è stato impiantato anche in alcune isole del Pacifico prossime all’Equatore.
Il termine “cacao” deriva da parole della lingua azteca: infatti, soprattutto la nobiltà del Messico precolombiano lo beveva, arricchendolo di spezie, durante importanti cerimonie religiose.
I semi di questa pianta erano considerati così preziosi da esser utilizzati come monete.
Gli europei conoscono il cacao con la conquista del Messico ad opera di Hernán Cortés (1485 – 1547) che nel 1528 ne porta i semi in dono all’Imperatore Carlo V: Successivamente, nel 1585, comincia il traffico dal Nuovo al Vecchio continente di navi cariche di semi e fave di cacao.
La Spagna, per un certo periodo, è la leader mondiale nella produzione di cioccolato, ma poi, soprattutto nel XVIII secolo, sono gli olandesi a prender il sopravvento.
All’inizio, il cioccolato è soprattutto una bevanda, arricchita di vaniglia, anice ed altri aromi per moderarne il gusto amaro, poi l’industria passa alla produzione di dolci, quali cioccolatini, creme spalmabili e tavolette solide.
I centri principali di questa produzione divengono Torino (ancora oggi il Piemonte produce il 40% del cioccolato in Italia), la Svizzera, il Belgio e i Paesi Bassi.
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COLTIVAZIONE E RAFFINAZIONE
Tuttavia, il cacao, prima di diventare commestibile, necessita d’un complesso procedimento di lavorazione che qui possiamo solo riassumere.
Prima di tutto, la coltivazione dell’albero di cacao richiede elevate spese d’impianto e comincia a produrre dal quinto anno, mentre la fruttificazione dura per una trentina d’anni.
La pianta teme l’insolazione diretta e quindi cresce all’ombra di alberi più alti quali palme e banani. Ogni pianta fornisce da 1 a 2 chilogrammi di semi secchi; la fruttificazione è continua ma durante l’anno si hanno due periodi di massima produzione.
Il cacao di piantagione è coltivato tra il 20º parallelo nord e il 20º parallelo sud, ad altitudine più bassa rispetto a quello selvatico, per comodità di raccolta.
Tre le grandi zone dove viene coltivato in grandi quantità:
1. il Cacao americano: i più apprezzati sono quello messicano, il Bahía brasiliano (coltivato in Brasile, Colombia ed Ecuador) e infine il Chuao e Porcelana, coltivati in Venezuela.
2. Il Cacao asiatico: proveniente soprattutto da Indonesia e Sri Lanka, ma sono Paesi produttori anche Malaysia, Filippine ed alcune isole del Pacifico meridionale.
3. Il Cacao africano: importante la qualità prodotta in Ghana e anche quelle coltivate in Camerun, Nigeria, Costa d’Avorio e Madagascar.
Le coltivazioni di cacao occupano, secondo la FAO (Food and Agricolture Organisation, agenzia delle Nazioni Unite che si occupa d’agricoltura ed alimentazione) una superficie DI 69.000 km² in tutto il mondo.
I primi venti Paesi produttori, secondo una statistica pubblicata nel 2005 sono:
1. Costa d’Avorio;
2. Ghana;
3. Indonesia;
4. Nigeria;
5. Brasile;
6. Camerun;
7. Ecuador;
8. Colombia;
9. Messico;
10. Papua Nuova Guinea;
11. Malaysia;
12. Repubblica Dominicana;
13. Perù;
14. Venezuela;
15. Sierra Leone;
16. Togo;
17. Argentina;
18. Filippine;
19. Repubblica del Congo (Brazzaville);
20. Isole Salomone.
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DAL CACAO AL CIOCCOLATO
Il processo di raffinazione dei frutti del cacao prevede, dopo il raccolto, la fermentazione dei semi e la loro tottatura. La fermentazione permette d’eliminare l’umidità che potrebbe provocare delle muffe, la tostatura è indispensabile per determinare la destinazione finale del prodotto. Inoltre, in questo modo si eliminano microrganismi che potrebbero esser nocivi per la salute.
Altre complesse lavorazioni portano alla separazione del burro di cacao dal resto del prodotto: mentre il burro sarà utilizzato dall’industria cosmetica, la polvere sarà la base del nostro cioccolato, utilizzabile sia per gl’infusi che per le tavolette o altri impieghi da parte dell’industria dolciaria.
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PROBLEMI IRRISOLTI
Rimangono in gran parte irrisolti,come per gran parte dei prodotti d’esportazione d’origine tropicale, tre problemi fondamentali:
1. Una redistribuzione più equa degli enormi guadagni, in modo che anche il coltivatore, che vive nelle aree di produzione possa ricavarne un reddito più accettabile, oggi troppo sbilanciato a favore dei grandi conglomerati del settore dolciario e cosmetico;
Cosa che forse permetterebbe anche di superare il triste fenomeno del lavoro minorile e schiavile che interessa i paesi produttori della materia prima.
2. L’impatto ambientale della diffusione delle piantagioni ed il rischio che per far posto agli alberi di cacao si disboschi la foresta pluviale;
3. Un maggiore coinvolgimento dei Paesi tropicali nella fase di trasformazione del prodotto: come s’è visto, infatti, la maggior parte dei guadagni che si ricavano non vengono tanto dalla coltivazione della pianta, quanto dalla raffinazione dei frutti e dalla loro trasformazione in prodotto finito.
PIER LUIGI GIACOMONI
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NOTE:
[1] A. Lubello, Prezzi salati per il cacao, internazionale.it, 25 febbraio 2024;
[2] I. Peng, Troppo cioccolato fa male agli affari, da Bloomberg, in internazionale N. 1553 8 Marzo 2024;
[3] A. Sinopoli, Cacao: produzione in calo, prezzi alle stelle, nigrizia.it, 28 Febbraio 2024;
[4] A. Guainazzi, Dalla terra al mercato: il commercio del cacao in Costa d’Avorio, lospiegone.com, 9 Settembre 2020.