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MAPPAMONDO. PAESI SCONOSCIUTI

LE ISOLE TUVALU
(7 Agosto 2023)

FUNAFUTI. Cosa sappiamo delle Isole tuvalu? Poco o nulla: è un arcipelago situato nell’Oceano Pacifico tra l’Australia e le Hawaii che rischia di scomparire, come riferisce ilpost.it, se il livello del mare si alzerà in conseguenza del riscaldamento globale.

In occasione della COP26 (2021) per lanciare un allarme sull’incerto futuro di queste isole, il ministro degli Esteri, della Giustizia e delle Comunicazioni Simon Kofe registrò un video in cui era immerso fin al ginocchio. L’immagine ebbe un discreto risalto sulla stampa mondiale, Kofe la accompagnò con lo slogan «Stiamo affondando».

Proviamo allora ad aumentare le nostre conoscenze su quest’insieme tra isole ed atolli, 9 in tutto, che ospitano 12.000 abitanti.

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LE ISOLE TUVALU

GEOGRAFIA

Le Tuvalu Islands, come detto,sono nove tra isole ed atolli che si distendono per una lunghezza di 560 km su una superficie marina di 1,6 milioni di kmq.: il nome significa nella lingua locale “otto in piedi insieme”. e fa riferimento agli otto atolli abitati, situati poco più a sud dell’equatore, circa a 4.000 km a nordest dell’Australia, a sud delle isole Gilbert, fra la Micronesia e la Melanesia.

Si chiamano, in rigoroso ordine alfabetico: Funafuti, Nanumanga, Nanumea, Niulakita.
Niutao, Nui, Nukufetau, Nukulaelee e Vaitupu.

Il clima è tropicale piovoso. L’erosione ha gravemente danneggiato il suolo, privo di fiumi.
La mancanza di risorse idriche rende indispensabile per la sopravvivenza di uomini, animali e piante la raccolta dell’acqua piovana.

Questa è utilizzata anche per la coltivazione della palma da cocco, largamente presente in tutto l’arcipelago. Altra attività importante, la pesca.

Per incrementare il reddito e le entrate dello Stato, le autorità han venduto ad un’azienda californiana il suffisso internet tv.

Ciò ha permesso a Funafuti d’incassare diversi milioni di dollari all’anno, perché gli acquirenti pagano ogni anno al governo le royalties per poter utilizzare il suffisso delle isole per i loro siti web.

Altra fonte di reddito, i francobolli emessi dalle poste locali.

La popolazione, d’origine samoana e tongana ossia polinesiana, parla tuvaluano e inglese; le religioni più praticate sono il cristianesimo (congregazionalisti, avventisti del settimo giorno, cattolici).

Non esistono veri e propri partiti: le famiglie più importanti controllano parlamento e governo.

Lo stato è formalmente una monarchia costituzionale: il re è Carlo III di Gran Bretagna ed Irlanda del Nord, rappresentato da un governatore generale.

Il parlamento monocamerale, formato da 15 deputati, è eletto ogni 4 anni a suffragio universale diretto: dopo le elezioni è nominato un primo ministro che forma l’esecutivo.
(le prossime elezioni son previste entro la fine del 2023).

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CENNI STORICI

Circa 30.000 anni prima di Cristo, alcune popolazioni provenienti dall’Australia iniziarono a spingersi verso le isole del Pacifico. Nel IX secolo d.C. si erano disseminate praticamente su tutta la Polinesia. Gli abitanti dell’arcipelago, allora denominato “Funafuti”, vi giunsero dalle isole Samoa e Tonga.

Nel XVI secolo gli europei le scoprirono, ma non vi si stabilirono perché non c’era nessuna risorsa da sfruttare.

Uno degli esploratori, l’inglese Edward Ellice, diede loro il proprio nome.

Tra il 1850 e il 1875 migliaia di abitanti, soprattutto di sesso maschile furono fatti schiavi: era il momento culminante dell’industria estrattiva del guano che veniva raccolto in certe isole al largo del Perù, mentre in Cile dalle miniere si estraevano nitrati.

L’uno e gli altri eran utilizzati per la produzione di fertilizzanti assai richiesti dal mondo agroalimentare,soprattutto europeo e statunitense.

Vuoi per la voracità dei trafficanti d’uomini che prelevavano dalle isole del Pacifico grandi quantità d’individui,vuoi per il diffondersi di malattie contro cui queste popolazioni non avevanalcuna difesa immunitaria, di fatto, la popolazione delle Ellice crollò da 20.000 a 3.000 unità.

Come fonte di schiavi, le isole della Polinesia presentavano il vantaggio d’aver accesso diretto ai mercati che si affacciavano sulle coste del Pacifico.

Nel 1865 arrivarono missionari britannici ed americani che diffusero il cristianesimo, soprattutto quello protestante e gettarono le basi per la creazione d’un regime semicoloniale.

Infatti, nel ’92 la Gran Bretagna proclamò il protettorato. Più avanti, nel 1915, con un provvedimento unilaterale, le Ellice furono unite alle Gilbert. La decisione presa da Londra non teneva in alcun conto le peculiarità dei due arcipelaghi: sulle Ellice vivevano polinesiani, mentre le Gilbert eran abitate da micronesiani. Fra questi popoli esistevano antiche rivalità.

Sessant’anni più tardi (1974), mediante un referendum popolare, i tuvaluani, col 90% dei voti, decisero di separarsi, per formare un’entità autonoma che nacque ufficialmente l’anno successivo (2 ottobre 1975).

1977, agosto: prime elezioni parlamentari a Tuvalu; Toaripi Lauti è eletto primo ministro.

Il 1° ottobre 1978 è proclamata l’indipendenza nazionale nell’ambito del Commonwealth

In politica estera il nuovo stato gravita fin dall’inizio nell’orbita australiana, paese da cui riceve ingenti aiuti finanziari: Funafuti è una delle tredici capitali che intrattiene rapporti con Taiwan invece che con la Repubblica Popolare Cinese. Taipei ha contribuito con propri fondi a costruire l’università nazionale ed incoraggia giovani tuvaluani a specializzarsi negli atenei dell’isola di Formosa.

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DISASTRI NATURALI

A parte la già richiamata prospettiva d’esser inghiottito dall’innalzamento del livello del Pacifico, l’arcipelago è stato spesso danneggiato da cicloni devastanti:

memorabile quello del 1990 che colpì Vaitupu: 360 famiglie persero tutto;

Altro disastro nel giugno 1997 quando Kelly investì Niulakita arrecando gravissimi danni a cose e persone.

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LA POLITICA

La scena politica è contrassegnata dai vari appuntamenti elettorali che si susseguonoogni quattro anni: nel ’93, il primo ministro Kamuta Laatasi impresse una svolta nazionalista all’esecutivo: destituì il governatore generale Tomu Sione, definito «un uomo del vecchio regime», rimpiazzandolo con un alleato del governo, poi sostituì la bandiera che recava nel rettangolo in alto a sinistra la Union Jack britannica.

Quest’ultima misurasi rivelò effimera perché nel ’96, Bikenibeu Paeniu, nuovo premier, ripristinò l’antico gonfalone.
(nell’86 e nel 2008 i tuvaluani respingono a larga maggioranza, in altrettanti referendum, la proposta di proclamare la repubblica).

Nel 2013, nuovo conflitto tra premier e governatore generale: questi allontana dalla carica il capo del governo Willy Telavi perché per otto mesi non ha convocato la camera, tentando di governare senza di essa.

L’attuale Premier, Kausea Natano è stato eletto il 27 settembre 2019, dopo le ultime legislative con 10 voti contro 6 dalla nuova assemblea.

Eletto deputato nel 2002, successivamente diviene vice premier e Ministro per le comunicazioni nel gabinetto Telavi, quello rimosso nel 2013.

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MEDIA E LIBERTA’ DI STAMPA

La libertà di stampa alle Tuvalu è garantita, ma gli utenti sono veramente pochi.

Seimila quattrocento persone usano internet, mentre normalmente il pubblico si serve delle antenne satellitari per seguire programmi televisivi irradiati da emittenti estere.

E’ pubblicato ogni due settimane un periodico, in tuvaluano ed inglese, a cura del governo (Tuvalu Echoes) e Tuvalu Media Corporation possiede Radio Tuvalu.

PIER LUIGI GIACOMONI

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