MALAWI. SI TORNA A VOTARE
(23 Giugno 2020)
LILONGWE. Nella Repubblica del Malawi si torna a votare per eleggere il Presidente e i contendenti in corsa sono gli stessi di un anno fa: Da una parte c’è Peter Mutharika, 80 anni, candidato del partito Democratico progressista (DPP) che mira ad ottenere un secondo mandato, dall’altra Lazarus Chakwera, 65 anni, in corsa per il Partito del Congresso (MCP) che l’anno scorso sfiorò la vittoria.
Vi è anche un terzo candidato Peter Kuwani del partito MMD (Movement for Development) che non sembra aver molte chance di vittoria.
Arthur Peter Mutharika, laureato in giurisprudenza, avvocato e professore di legge, ha fatto parte del governo di suo fratello Bingu Wa: nel 2013 fu accusato d’aver tentato di prender il potere con la forza, ma poi, per insufficienza di prove, l’imputazione è stata archiviata.
Lazarus chakwera, teologo, pastore della chiesa delle assemblee di Dio, si candidò alla presidenza già nel 2014 arrivando in terza posizione: ora è appoggiato da nove partiti e dall’ex presidente Joyce Banda, prima donna a raggiungere la guida dello Stato tra il 2012 ed il ’14.
«Il voto – scrive Avvenire – si tiene dopo l’annullamento dei risultati elettorali del maggio 2019 per “diffuse irregolarità”, come da sentenza della Corte costituzionale dello scorso 3 febbraio confermata dalla Corte suprema.»
Il Presidente Mutharika si era aggiudicato le elezioni del 21 maggio 2019 col 38,57% dei voti, mentre il suo rivale aveva raccolto un incoraggiante 35,41%.
Tuttavia, dopo lo scrutinio, sono cominciate le proteste ed alla fine la magistratura, dimostrando una notevole autonomia dal potere politico, assai inconsueta in Africa, ha invalidato tutto.
Ciononostante, lo scontro tra sostenitori ed avversari del Presidente ha profondamente diviso la società malawiana facendo crescere la tensione a livelli allarmanti. Mutharika commentando ad esempio il verdetto della corte costituzionale del 3 febbraio scorso con cui era stata cancellata la consultazione d’un anno fa, aveva dichiarato che ci si trovava di fronte ad un atto eversivo che avrebbe potuto seriamente minare la credibilità e la stabilità delle istituzioni democratiche.
Diversamente dall’anno scorso per conquistare oggi la presidenza occorre conseguire la maggioranza assoluta dei voti: in caso contrario vi sarà un secondo turno.
Sempre a differenza del 21 maggio 2019 non viene rinnovata l’Assemblea nazionale dove su 196 seggi 62 son detenuti dal DPP, 57 dall’MPC E 55 indipendenti.
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IL MALAWI.
Situato nell’Africa centromeridionale, incastrato tra Zambia, Tanzania e Mozambico, senza sbocco al mare, il Malawi (118.484 KMQ di superficie, 18 milioni d’abitanti) è uno Stato prevalentemente agricolo.
Il Paese – scrive BBC news – «sta compiendo notevoli sforzi per sconfiggere decenni di sottosviluppo, corruzione ed HIV che distrugge la vita di decine di migliaia di persone ogni anno.»
Per ridurre la diffusione del virus dell’AIDS fu lanciato nel 2004 un vasto progetto di educazione sessuale promosso dal Presidente Bakili Muluzi: questi rivelò all’opinione pubblica nazionale che suo fratello era deceduto per HIV.
Attualmente, in Malawi sopravvive quasi un milione di minori rimasti orfani dopo la perdita dei genitori falciati da questo devastante morbo.
Dopo l’indipendenza ottenuta dal Regno Unito (6 luglio 1964), il Malawi fu per trent’anni il feudo personale di Hastings Kamuzu Banda che governò il Paese col pugno di ferro, ma che a metà degli anni Novanta cedette il potere ad istituzioni democratiche: dal 1994, ogni cinque anni il Paese è chiamato alle urne per eleggere presidente, parlamento e poteri locali.
La sua economia si fonda,come detto, sull’agricoltura di sussistenza, tuttavia i mutamenti climatici in atto ne pregiudicano la produttività: infatti, lunghi periodi di siccità si alternano a violente piogge devastatrici.
Così, permane una certa precarietà relativamente alla disponibilità di alimenti per tutta la popolazione: anche il lago Malawi (già Niassa), che occupa un quinto della superficie nazionale, è fonte di nutrimento per la pescosità.
PIER LUIGI GIACOMONI