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M5S VERSO LA DISSOLUZIONE?
(21 Febbraio 2021)

ROMA. Il Movimento 5 Stelle sembra esser entrato nella sua fase dissolutiva: dopo aver goduto per anni dei favori popolari, fino, come vedremo, a diventare partito di maggioranza relativa e forza di governo, ora sembra che si stia avvitando in una spirale che conduce dritti alla dissoluzione.

I leader si scontrano a colpi di espulsioni, reciproche scomuniche e addirittura ricorsi ai tribunali affinché vengano annullati provvedimenti disciplinari adottati dal collegio dei probi viri.

La causa scatenante? La decisione d’una quarantina tra deputati e senatori di votare contro il Governo Draghi di cui fanno parte anche ministri 5S. La causa vera? Il dissidio ormai difficile da nascondere tra i “movimentisti”, i grillini della prima ora, quelli del no a tutto e i “governisti”, quelli cioè che si sono rapidamente adattati al ruolo di partito di governo, che hanno esercitato funzioni di ministro o sottosegretario.

I primi vorrebbero che il Movimento tornasse alle origini conducendo le sue battaglie stando fondamentalmente all’opposizione, i secondi ritengono che quell’epoca sia passata e che le istanze dei 5S possano esser raggiunte con maggior probabilità di successo rimanendo nelle stanze dei bottoni.

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LE ORIGINI.

 

Il Movimento 5 Stelle nasce in italia nel primo decennio del Duemila: la sua matrice ideologica è riconducibile ad un certo anarchismo pauperistico che si richiama in qualche modo al pensiero di Jean-Jacques Rousseau (1712-1778, autore di opere come il Contratto Sociale e l’Emilio. Rousseau, che normalmente è considerato un illuminista, in realtà si discosta dagli altri pensatori dell’epoca, immaginando che si possa costruire una società di tanti piccoli villaggi dove la gente decide in modo diretto ciò che più le interessa.

Beppe Grillo, già attore comico, noto ai telespettatori per i suoi monologhi graffianti che prendono di mira soprattutto la corruzione della classe politica italiana e le assurdità della globalizzazione, si incontra con gian Roberto Casaleggio che ha creato un’impresa nel campo dell’informatica.

Casaleggio crede che sia venuto il momento di passare dalla democrazia rappresentativa alla diretta, perché attraverso il web tutti i cittadini, muniti d’un mouse, possono esprimersi direttamente senza delegare nessuno sulle questioni di loro interesse.

Grillo, come dichiara in un’intervista ad Eugenio Scalfari, è convinto dal canto suo che l’unico modo per rigenerare una società malata di corruzione, sia fondarne una nella quale non vi siano gruppi dirigenti, oligarchie inaccessibili ed immagina una civiltà che vive d’agricoltura o piccola industria e consuma solo ciò che produce.

Queste due utopie, quella della democrazia diretta via web e della società neoagricola sono alla base d’un movimento che attrae irresistibilmente molti giovani che si riuniscono nei meet-up: ognuno di questi gruppetti segue e conduce battaglie a livello locale. Qua ci si batte contro un inceneritore, là contro l’ampliamento d’un’autostrada, altrove contro la costruzione d’un complesso edilizio.

Il tutto in nome d’un ecologismo nichilista che affonda le sue radici ideologiche nel principio della decrescita felice, concetto introdotto dal sociologo francese Serge Latouche.

Nel 2007 il grilllismo fa il suo debutto nella scena politica col V-Day organizzato a Bologna: durante una manifestazione oceanica in Piazza Maggiore vengono mandati a quel paese tutti i politici, al governo e all’opposizione, considerati tutti corrotti. E’ l’anno in cui esce il libro “La casta” di Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo[1]. Nel testo i due giornalisti documentano i privilegi di cui gode il ceto politico, tanto a livello nazionale, quanto su scala locale e vengon narrate le malefatte da esso compiute in nome dei propri interessi corporativi. Emerge in tutta evidenza che in Italia vi è una quantità di persone, se ne calcolano almeno 3-4 milioni, che vivono di politica e che da essa traggono più o meno ingenti benefit.

Grillo e i primi nuclei dei 5S propugnano l’idea che uno quando è eletto ad una carica politica possa esercitare solo due mandati consecutivi per poi tornare alla vita civile, ma, schierandosi anche contro la casta intellettuale, conia lo slogan “uno vale uno”, cioè ognuno, anche se persona non esperta può raggiungere qualunque incarico, anche un ministero.

L’obiettivo di questi slogan è evidente: sbloccare un ascensore sociale fermo ormai da anni e promuovere l’irruzione di giovani spesso emarginati e precarizzati, nei luoghi dove si decidono davvero le sorti del Paese.

Gli effetti negativi di queste utopie e dei relativi slogan produrranno presto i propri nefasti esiti perché la carenza di competenze del ceto politico grillino si farà presto sentire, soprattutto quando sindaci e assessori 5S si troveranno ad amministrare importanti comunità locali.

In più, le convinzioni neoautarchiche del leader, notoriamente ignorante in economia, porteranno il Movimento a schierarsi contro l’euro, per il ritorno ad una mitica lira o addirittura per l’uscita dell’italia dall’Europa.

Tutto questo avviene, mentre nel mondo divampa la crisi dei mutui subprime che dilaga, dopo esser detonata negli Stati Uniti (2008-2009): tale evento si associa alla parallela crisi dell’Unione europea che tra il 2009 ed il ’10 sembra avvitarsi in una spirale autodistruttiva. I Paesi forti, guidati dalla Germania premono perché i più deboli e fortemente indebitati, gli Stati PIGS, escano dall’euro o introducano delle misure draconiane per rientrare dalla loro condizione debitoria. La prima vittima di tale linea è la Grecia (2% del PIL dell’unione), cui le banche tedesche e francesi han prestato ingenti somme di denaro perché venissero finanziate le fallimentari Olimpiadi del 2004 svoltesi ad Atene e le enormi spese militari sostenute dallo stato ellenico.

Gli stessi creditori, con l’acqua alla gola premono sui governi di Parigi e Berlino sia per esser salvati dal fallimento sia perché Atene rimborsi una parte del denaro ricevuto.

Conseguenza: Francia e Germania investono ingenti somme di denaro pubblico per evitare il default d’importanti istituti di credito, come Deutsche Bank e BNP-Pariba, che hanno in pancia ingenti titoli pubblici greci, mentre sono indisponibili a prestare alla Grecia i soldi che le permetterebbero di pagare gl’interessi nel frattempo maturati sul debito accumulato.

In breve: Atene finisce nel mirino della troika europea, i suoi conti vengono passati al setaccio, i governi ellenici sono costretti a misure draconiane di risparmio. E’ una catastrofe sociale che si risolverà in parte sono nel 2015 quando, anche grazie all’intervento dell’amministrazione Obama, alla Grecia verranno accordati nuovi prestiti per un ammontare complessivo di 340 miliardi di euro.
(solo nel 2019 Atene potrà tornare ad autofinanziarsi emettendo bonds acquisibili sul mercato secondario).

Anche nei confronti degli altri paesi periferici dell’UE, i grandi fanno la faccia feroce: così nel 2011 crollano i governi di Irlanda, spagna, Portogallo ed Italia e dappertutto si mettono in campo politiche di austerity perché questo è il dogma imperante. La speculazione capisce che la fragile costruzione dell’Euro è in pericolo e gioca affinché si torni alle monete nazionali che indebolirebbero l’intera costruzione europea. solo nel giugno del 2012 il nuovo Presidente della BCE dichiara in poche parole che l’istituto di Francoforte farà tutto il possibile per salvare la moneta unica.

Quell’uomo è Mario Draghi, che ritroveremo più avanti e che i grillini ricopriranno per anni d’insulti d’ogni tipo, malgrado con il quantitative Easing abbia salvato l’Euro dalla speculazione e l’Italia dal default finanziario.

Ma come abbiamo detto nel mondo grillino la competenza in campo economico scarseggia e non poco.
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E’ ovvio che di fronte allo sconquasso che abbiamo cercato di descrivere rapidamente in tutti i Paesi europei e non solo nascono movimenti che chiedono l’abbandono della moneta unica, il ritorno alle singole divise nazionali, la reintrroduzione dell’autarchia contro l’espansionismo delle multinazionali americane e cinesi additate come il nemico da battere.

Il Movimento 5 Stelle in questo non fa eccezione: la sua retorica anticasta non risparmia nessuno e non conosce limiti.

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IL DEBUTTO ELETTORALE.

Tra il 2010 ed il ’13 presenta liste alle elezioni amministrative di diverse città e regioni, elegge qua e là sindaci, come a Parma e Comacchio: è chiaro che ha il vento in poppa, sostenuto principalmente dai giovani che ne formano il bacino di riferimento e il gruppo dirigente.

Certo, tira un’aria un po’ pesante quando cominciano a fioccare le prime espulsioni, fatte talvolta con un semplice click. Il nuovo sindaco di parma Federico Pizzarotti è allontanato perché non ha chiuso l’inceneritore e quello di Comacchio perché si è candidato al consiglio provinciale di Ferrara (in quell’epoca i grillini predicano la scomparsa delle province).

Certo, dà i brividi ascoltare i giovani portavoce del Movimento che chiedono e vorrebbero imporre il vincolo di mandato agli eletti (in alcuni casi ai candidati vengono imposte delle clausole rescissorie per cui se un eletto 5S cambia partito deve pagare 150.000 euro), malgrado quanto disposto dall’art. 67 della Costituzione.

Certo, per parecchio tempo i grillini non nutrono molta stima per la stampa, la televisione, i media ed anche per la libertà di parola, ma presto molte cose cambieranno, non sempre nel senso d’un atteggiamento più tollerante.

Le provocazioni talvolta sguaiate e volgari continueranno sia da parte di Grillo che da certi suoi imitatori che però non hanno lo stesso talento comico: risultato, il Movimento si isolerà in un’opposizione sterile ed isterica, spingendo il sistema a serrare i ranghi, mentre la democrazia diretta in salsa 5s evidenzierà presto i suoi limiti.

Nel 2013, il M5S debutta alle elezioni politiche: fino a poche settimane prima del voto i sondaggi gli assegnano intorno al 15-18% delle intenzioni di voto, ma dalle urne emerge che le loro liste hanno conseguito un successo strepitoso: alla Camera raccolgono il 25,4% delle preferenze, sparigliando gli schieramenti. Il PD che credeva di vincere a mani basse si ritrova in una situazione pesante da gestire: Pier Luigi Bersani, segretario del partito e candidato Premier del centro-sinistra spera di formare un governo coi grillini, ma durante un incontro trasmesso in streaming viene irriso pesantemente dai capigruppo
Roberta Lombardi e Vito Crimi. A quei’tempi il Movimento dichiara di rifiutare qualunque alleanza: semmai saranno gli altri che dovranno accettare le proposte del Movimento e condurle innanzi.

L’entrata in Parlamento ha anche l’effetto collaterale di far emergere un gruppo dirigente: uomini e donne che rapidamente divengon punto di riferimento del partito sia presso la base che sui media. Così impariamo a conoscere Luigi di Maio, roberto Fico, roberta Lombardi, Alessandro Di Battista, Paola Taverna ed altri ancora, apprendiamo dell’esistenza dell’associazione Rousseau, tramite cui gli iscritti al Movimento possono esprimersi attraverso delle votazioni on line. Nel corso di tutta la XVII Legislatura si susseguono le provocazioni, le irrisioni e manovre parlamentari poco chiare, come quando i M5S votano contro la legge sulle unioni civili, anche se in precedenza l’avevano calddeggiata. Nel 2016 si battono con successo contro la riforma della Costituzione promossa dal governo Renzi. Quando il 4 dicembre la maggioranza degli elettori la rifiuta se l’intesta.

tuttavia, durante il pprimo lustro di presenza parlamentare del grillismo non mancano né le espulsioni di deputati ritenuti indegni né i cambi di casacca di chi si sente emarginato anche per futili motivi.

Il partito si dimostra estremamente dogmatico e tende a premiare la fedeltà degli yesmen invece che promuovere il dibattito interno ed il libero confronto delle idee.

Nell’aprile 2017 scompare, a causa d’un male incurabile, Gian Roberto Casaleggio, una delle menti ispiratrici del Movimento e la ditta che gestisce la piattaforma Rousseau passa nelle mani del figlio Davide: il M5S si trasforma gradualmente in un partito-azienda che controlla gli eletti e gli iscritti. E’ la Casaleggio Associati a detenere le password di tutti coloro che hanno aderito al blog ed è la stessa impresa che gestisce le votazioni che periodicamente vengon indette.

Il partito non-partito, senza regole interne, senza uno statuto diventa qualcosa di sempre più indecifrabile e forse persino incompatibile con una società democratica. Si capisce che a comandare davvero lì dentro sono poche persone con buona pace per la democrazia di base e il controllo popolare dei vertici.

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AL GOVERNO.

Nel 2018, il M5S cresce ancora: alle politiche del 4 marzo consegue un risultato storico raggiungendo il 32,6% dei voti, divenendo partito di maggioranza relativa. Il botto è particolarmente eclatante nelle regioni meridionali dove le liste M5S arrivano a sfiorare la maggioranza assoluta. I sondaggi della vigilia non avevano previsto questo risultato e successivamente si è avuta l’impressione che gli stessi dirigenti grillini fossero impreparati ad una simile evenienza. Inevitabile effetto collaterale del voto la proiezione del partito nell’area di governo, ma con chi, dato che il Movimento non vuole far alleanze con nessuno? Il sistema politico italiano non consente governi che non ottengano la fiducia delle Camere quindi è obbligatorio far degli accordi. Il 23 Marzo la Camera dei Deputati elegge Roberto Fico proprio Presidente e successivamente vengono avviate dal Capo dello stato le abituali consultazioni per l’attribuzione della carica di Presidente del Consiglio dei Ministri. Tra aprile e maggio vengon intavolati negoziati tra PD e grillini che non approdano a nulla. Poi emerge la possibilità d’un bicolore tra M5S e Lega. Dopo un complesso negoziato che conduce alla stesura d’un contratto di governo depositato presso un notaio, il 1° giugno s’insedia il primo gabinetto con ministri dell’M5S. Lo presiede Giuseppe Conte, un avvocato pugliese di 55 anni, docente universitario a firenze, persona assolutamente ignota alla politica. Conte è affiancato da due vice premier: Luigi Di Maio, capo politico dell’M5S e Matteo Salvini, Segretario della Lega.

E’ il governo giallo-verde che durerà quindici mesi e che varerà, tra le altre misure il “reddito di cittadinanza” che sta tanto a cuore ai gialli e “Quota centro” che preme molto ai verdi padani.

Il periodo di durata del primo Ministero Conte rappresenta l’apice della tempesta nazionalpopulista che investe direttamente l’Italia: i due partner fanno a gara a chi la spara più grossa: per mesi Roma provoca conflitti con l’Europa arrivando a minacciare l’ItalExit, mentre fa la faccia truce contro le ONG che raccolgono i migranti nel Mediterraneo e vogliono farli sbarcare in porti sicuri ubicati principalmente nelle regioni meridionali. Lo Stato però non fa nulla per impedire a tanti singoli barchini d’arrivare sulle coste di sicilia, Sardegna e Calabria. L’Italia quasi non conduce politica estera e si disinteressa del vero motivo per cui ci sono i gommoni carichi di disperati: il conflitto in Libia dove operano bande di trafficanti d’esseri umani.

La retorica antimigratoria produce infinite tragedie in mare con perdite di vite umane e conflitti con gli altri Paesi del Mediterraneo.

In europa, intanto, molti osservatori temono che i numerosi movimenti nazionalpopulisti presenti in diversi Stati finiscano per vincere le ormai imminenti elezioni per l’assemblea di Strasburgo in programma per il maggio 2019. In effetti, dalle urne i gruppi eurofobici escono rafforzati a spese dei partiti tradizionalmente dominanti il Parlamento europeo: popolari, socialisti e liberali registrano perdite, ma l’avanzata dei Verdi sull’onda dei movimenti giovanili che hanno animato i Fridays for Future bloccano l’ascesa dei nazionalisti di mezza Europa. In Italia le elezioni europee segnano però una rivoluzione: la lega di Salvini raccoglie il suo risultato più squillante, mentre il M5S perde la metà dei voti ottenuti l’anno prima: nell’agosto successivo Salvini si convince che è venuto il momento di piazzare la spallata decisiva ed impadronirsi del governo italiano. Il 7 Agosto, approfittando della decisione grillina di votar contro una mozione favorevole alla TAV, un’opera in corso di realizzazione da anni che dovrebbe collegare Torino con Lione, molto contestata soprattutto in Val di Susa, rompe l’accordo coi gialli ed apre la crisi di governo. Il Parlamento si riunisce il 13 Agosto e la Lega presenta una mozione che chiede l’immediato scioglimento delle Camere, la convocazione delle elezioni politiche generali in modo da portare ad un esecutivo di destra a guida leghista.

Il 10 Agosto però Matteo Renzi, a quell’epoca ancora nel PD in un’intervista propone di creare una coalizione antiSalvini che vada dall’M5S a LeU. Inizia un periodo di frenetiche trattative finché il 4 Settembre s’insedia il secondo governo Conte che otterrà la fiducia delle Camere. Il 18 Settembre Renzi creerà Italia Viva, producendo uno strappo col PD, ma l’appena nato governo di centro-sinistra per il momento non ne soffrirà.

Il partito che non doveva allearsi con nessuno in un breve spazio di tempo si è alleato con la destra e la sinistra pur di stare al governo.

I sedici mesi del governo Conte 2 sono contrassegnati dall’esplodere della pandemia da Coronavirus e ciò allunga la vita del Ministero.

La situazione all’interno del Movimento però non è tranquilla: il 22 gennaio 2020 Luigi Di Maio si dimette da capo politico: lo sostituisce vito Crimi in attesa che vengan convocati gli Stati Generali che dovranno dare al Movimento uno statuto e un assetto dirigenziale. In realtà l’incontro verrà rinviato di mese in mese e quando si svolgerà, a novembre, non risolverà alcun problema.

Una boccata d’ossigeno ai grillini viene dal sì popolare che sancisce mediante referendum l’approvazione degli emendamenti alla Costituzione che ridurranno il numero dei parlamentari dalla XIX Legislatura, ma è una gioia di breve durata, perhché le tensioni, puntualmente registrate dai quotidiani, sono continue e le fughe anche: ormai sembra che sia scattato il “si salvi chi può”.

Per di più, proprio l’ormai prossima riduzione dei posti a disposizione, oltre alla contrazione delle preferenze popolari, sancita anche dai modesti risultati ottenuti dal Movimento nelle elezioni amministrative, fa temere che nel 2023 quando scadrà il mandato quinquennale delle Camere gli eletti o rieletti saranno pochi.

Comunque sia, a fine 2020 Matteo Renzi, sempre lui, apre una nuova crisi politica, che dopo settimane di schermaglie, giunge a maturazione il 26 Gennaio 2021 con le dimissioni del Gabinetto. Nuove trattative convulse hanno luogo mentre si cerca,soprattutto al Senato che si formino gruppi di “responsabili” che sostengano un eventuale Conte 3, finché s’arriva al 2 Febbraio: quella sera emerge con tutta chiarezza che non è possibile ricostituire il Ministero caduto. Il Presidente Mattarella di conseguenza, non volendo sciogliere il parlamento ed indìre nuove elezioni generali, offre all’ex Presidente della BCE la carica di primo Ministro con l’obiettivo di costituire un Gabinetto di larghe intese. Draghi si riserva d’accettare l’incarico, conduce due giri di consultazioni con tutti i partiti e il 13 Febbraio giura come nuovo Presidente del consiglio dei Ministri. Con lui prestan guramento 23 ministri: otto son tecnici, ma 15 provengon dalla politica. sono del PD, di Forza Italia, della Lega, di MDP e, udite udite del Movimento 5 Stelle.

L’ingresso del partito giallo in una simile coalizione lo fa deflagrare: alessandro Di Battista, uno degli esponenti del fronte movimentista, uno che ce l’ha sempre avuta coi banchieri e le oligarchie, si chiama fuori dal Movimento, altri proclamano che voteranno contro il governo quando si presenterà in Parlamento per ottenere la fiducia.

All’atto pratico, tra Camera e Senato, sono più d’una quarantina coloro che diranno no all’esecutivo appena nato: tra essi anche diversi nomi illustri di ex ministri e dirigenti di primo piano.

Di conseguenza, i leader, Beppe Grillo in primis, decidon d’espellere i ribelli perché non si son allineati con la volontà del gruppo dirigente, ratificata anche da una votazione sulla piattaforma Rousseau che con una maggioranza di tre a due ha ratificato l’accordo con Mario Draghi.

Al momento in cui scriviamo non è chiaro quale sarà lo sbocco di questa crisi interna del partito che doveva cambiare il sistema: si dice che possano nascere diversi gruppi parlamentari in vista della costituzione di nuovi partiti, qualcun altro ipotizza che gli espulsi si rivolgan alla magistratura per invalidare i provvedimenti d’epurazione.

Di fatto, sembra che il Movimento 5 Stelle sia entrato in una spirale autodistruttrice i cui esiti non è facile prevedere.

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IN LIBRERIA.

In questi anni sono uscite parecchie pubblicazioni dedicate al Movimento 5 Stelle. Ne segnalo alcune:

Piergiorgio Corbetta, Elisabetta Gualmini (a cura di): Il partito di Grillo, Il Mulino, Bologna, 2013

Questo studio condotto da due illustri politologi indaga la nascita e la crescita del Movimento 5 Stelle che tra l’altro proprio a bologna ha conosciuto alcuni dei suoi esordi migliori.

«Capace di suscitare entusiasmi e speranze pari ai timori e alle ripulse, il “grillismo” – si legge – sembra più di una meteora del costume: forse sarà un nuovo protagonista degli equilibri politici italiani, forse – come promette e minaccia – li farà saltare. In ogni caso, sarà bene conoscere il fenomeno più da vicino, al di là del clamore giornalistico.»

Il testo, uscito alla vigilia delle politiche del 2013 aiuta a «scoprire le ragioni del successo del M5s» e permette d’«inquadrare bene il movimento e la sua organizzazione dentro e fuori la rete, il rapporto tra la base e il condottiero-blogger, le relazioni tra eletti e militanti, l’uso delle tecnologie informatiche e della “web democracy”, il ruolo delle tradizioni civiche e la capacità di proiezione a livello nazionale.»

Nicola Biondo, Marco Canestrari: Supernova: com’è stato ucciso il movimento 5 stelle, Ponte alle Grazie, Milano, 2018

I segreti, le bugie e i tradimenti del MoVimento 5 Stelle: storia vera di una
nuova casta che si pretendeva anticasta.
«Supernova è un noir politico. È la storia di come nasce, cresce e viene ammazzata la pazza idea di Gianroberto Casaleggio di costruire il primo movimento politico che utilizzi Internet come strumento di propaganda e organizzazione. È una storia raccontata da un osservatorio unico e privilegiato: abbiamo fatto parte, in momenti diversi e decisivi, della macchina organizzativa del Movimento 5 Stelle. L’abbiamo vista nascere, l’abbiamo fatta crescere, ce ne siamo allontanati. Conosciamo tutti i luoghi del delitto, le armi usate e i killer. Supernova trascina il lettore sul set del più incredibile assassinio: quello di una forza politica che attraverso la Rete ha creato una bolla narrativa degna di Matrix, il più grande raggiro di massa mai messo in atto in una democrazia occidentale».

Nicola Biondo – Marco Canestrari: Il sistema Casaleggio, Adriano Salani Editore, Milano, 2019

«Da quasi un secolo – si legge nell’introduzione – l’Italia è un laboratorio dove si sperimentano nuove forme di esercizio del potere. In Italia è nato il fascismo; in Italia, per cinquant’anni, hanno convissuto la mafia, il potere clericale e il più grande partito comunista da questo lato del Muro; in Italia ha esercitato il potere, per un quarto di secolo, il capo di un impero mediatico.

Nel bene e nel male, ogni esperimento italiano ha influenzato e ispirato le sorti del mondo: Hitler frequentò la scuola di regime di Mussolini; durante la guerra fredda l’Italia è stata, insieme a Berlino, il fulcro di scontri e trattative tra le superpotenze che governavano il globo; la parabola di Trump ricorda molto la vicenda di Silvio Berlusconi.

Ancora oggi, a cavallo tra il secondo e il terzo decennio del XXI secolo, l’Italia è l’officina dove si fabbricano e sperimentano nuove, diverse forme di esercizio del potere che possono essere facilmente replicate altrove. «L’Italia è l’esperimento più importante, dal vostro governo parte la rivoluzione». Parola di Steve Bannon, l’ex stratega della Casa Bianca di Donald Trump.

Questo libro non è un’inchiesta su fatti da svelare, ma su circostanze da spiegare per comprendere com’è cambiato l’esercizio del potere negli ultimi vent’anni: se prima conquistare i vertici dello Stato richiedeva tempo, relazioni, ingenti finanziamenti, agli attuali governanti sono bastati pochi anni e pochi denari.

In Italia c’è una persona che con un investimento di soli trecento euro si è assicurata l’influenza sul governo del Paese, una rete di relazioni privilegiate e la gestione di un flusso di denaro di svariati milioni di euro. Il metodo che ha utilizzato è perfettamente legale e facilmente riproducibile; il ruolo che si è costruito inattaccabile. Stiamo parlando di Davide Casaleggio, figlio di Gianroberto che fu il fondatore di Casaleggio Associati s.r.l., del MoVimento 5 stelle e dell’Associazione Rousseau.

Descrivere il potere dei Casaleggio è come comporre un puzzle. Ci sono migliaia di pezzettini: associazioni aperte e chiuse, avvocati, notai, relazioni, contatti, incontri, cene, convegni, partiti politici, aziende pubbliche e private. Frammenti di racconto che presi da soli non hanno un grande significato. Bisogna ricostruire e collegare i tasselli con pazienza, per capire come ciascuno sia parte di uno schema coerente. Il paravento dietro cui si nasconde questo inganno è l’asserita volontà di costruire un nuovo modello di democrazia, la «democrazia diretta», governata da un’applicazione web di pessima qualità chiamata Rousseau. Rousseau dovrebbe, nelle intenzioni di Casaleggio, sostituire i processi democratici maturati in secoli di storia: «il Parlamento diventerà superfluo» ha profetizzato in un’intervista al giornalista Mario Giordano il 23 luglio 2018.

Il sistema Casaleggio è il racconto di come le nostre democrazie siano diventate fragili e, forse, indifese.»

PIER LUIGI GIACOMONI
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NOTA:

[1] Gian Antonio Stella – Sergio Rizzo: la casta,
(L’INCHIESTA che METTE a NUDO LA NOSTRA CLASSE DIRIGENTE), RCS Libri, Milano, 2007.

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