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LIBERATI I PRIGIONIERI DI BOKO HARAM
(29 maggio 2016).

ABUJA. In Nigeria sono 11.600 i prigionieri del gruppo terrorista Boko Haram liberati nel corso del primo anno di presidenza di Muhammadu Buhari. La notizia è
stata diffusa dalla presidenza attraverso un comunicato, secondo cui il trasferimento a maggio 2015 del Centro di comando militare della Nigeria a Maiduguri
ha contribuito al successo nella lotta contro la guerriglia nella parte nordorientale della Nigeria. Da dicembre 2015 – secondo la nota presidenziale –
l’esercito nigeriano ha riconquistato tutti i territori del Paese in precedenza sotto il controllo DI Boko Haram”. Un risultato ottenuto anche grazie al finanziamento
di 21 milioni di dollari alla Multinational joint task force (Mnjtk), una forza multinazionale formata principalmente da unità militari provenienti da
Benin, Camerun, Ciad, Niger e Nigeria, con sede a N’Djamena, in Ciad, allo scopo di porre fine alla rivolta DI Boko Haram.

“Abbiamo vinto la guerra contro Boko Haram, la gente ora può tornare nelle proprie case”, poiché oggi i jihadisti “non sono in grado di organizzare attacchi né contro centri di comunicazione, né contro la popolazione civile”.

Così il 25 dicembre 2015 dichiarava il Presidente della Repubblica Muhammadu Buhari.

Anche se le parole del Capo dello Stato apparvero in quel momento precipitose ed eccessivamente trionfalistiche, non vi è dubbio che da quando Buhari si è insediato alla massima carica del Paese, il 29 maggio 2015, è stata invertita una pericolosa tendenza, per cui BH era in continua espansione e la sua strategia del terrore colpiva aree sempre più vaste del Nord della Nigeria, dove la maggioranza della popolazione è di religione islamica, ma dove non mancano anche consistenti minoranze cristiane o di altri culti.

Anche alcune delle ragazze rapite due anni fa sono riapparse nelle scorse settimane.

Ricordiamo che Boko Haram è un movimento integralista islamico attivo fin dal 2002 ed operante, oltre che nel Nord-Est della Nigeria, anche nei Paesi vicini.
Il suo nome significa «l’istruzione occidentale è proibita»).
E’ anche noto come «Gruppo della Gente della Sunna per la propaganda religiosa e il Jihad»
Nel 2015 si è alleato con l’ISIS (Stato Islamico della siria e dell’Iraq, altrimenti noto come Daesh).

Il gruppo, fondato da Ustaz Mohammed Yusuf nel 2002 nella città di Maiduguri (Borno), con l’idea d’instaurare la shariya (legislazione coranica) nello Stato, con l’appoggio dell’ex governatore Ali Modu Sheriff,
fonda un complesso religioso che comprende una moschea ed una scuola, dove le famiglie povere della Nigeria e degli stati vicini possono iscrivere i propri figli e far ottenere loro un’istruzione.

Il centro, però, si dà presto anche altri obiettivi politici e lavora per reclutare i futuri jihadisti per combattere lo Stato federale. Il gruppo include membri provenienti dai confinanti Ciad e Niger, e parla solamente arabo. Nel 2004 il complesso sposta la propria sede nel villaggio di Kanamma, vicino al confine col Niger.

Molti giovani disoccupati sono attratti dalla predicazione del leader, anche perché se la prende nei suoi discorsi spesso con la corruzione della polizia e delle autorità.

Fino al 2009, BH non effettua attentati, anche se la sua predicazione assume gradualmente toni sempre più radicali ed allarma le autorità religiose islamiche nigeriane.

Quell’anno, però, avviene la svolta: il 26 luglio la polizia nazionale arresta Yusuf ed altri nove membri di BH e sequestra armi e munizioni. Successivamente Yusuf muore in circostanze poco chiare e diventa, perciò, un eroe della lotta contro le autorità di Abuja.

Per vendetta, i militanti sferrano attacchi nel Borno e si scontrano con le forze dell’ordine: risultato, oltre 700 morti. Da lì in poi la spirale di violenza non fa che crescere con attentati alle scuole, alle chiese cristiane, alle sedi del governo nazionale e dei governi locali.

Uno degli effetti collaterali di questa “guerra civile” nel Nord della Nigeria, dove frequentemente, anche in passato, sono divampati scontri tra musulmani e cristiani, come nello stato di Kano, è l’abbandono della scuola da parte degli alunni. Secondo un rapporto pubblicato dall’UNICEF circa un milione di bambini sono stati costretti ad abbandonare la scuola, a causa dei violenti attacchi di Boko Haram.
Dall’inizio degli scontri, oltre 2.000 scuole sono state chiuse in Nigeria, Ciad, Niger e Camerun. E centinaia sono state saccheggiate o bruciate.

Anche dove le scuole non sono state ancora distrutte, molto spesso sono i genitori a non mandare i propri figli a scuola per il timore che possano esser rapiti o uccisi durante le lezioni.

Boko Haram, oltre che eliminare quanti frequentan la scuola, rapisce i ragazzini sia per compier su di loro ripugnanti abusi sessuali, sia per reclutarli come combattenti e kamikaze; le ragazzine, invece, spesso divengon “spose di Allah”, cioè per un giorno si uniscono ai jihadisti per poi venir avviate alla prostituzione in africa ed in Europa.

Oggi – dice l’UNICEF – la Nigeria è seconda solo al Pakistan nel numero di bambini non scolarizzati.
In tutta l’area interessata dall’insurrezione di BH – Nigeria Nord-orientale, Camerun, Ciad e Niger – sono circa 11 milioni i minori privi di qualsiasi forma di istruzione.
Dall’inizio della rivolta di Boko Haram, nel 2009, sono stati uccisi circa 600 insegnanti: molti di loro non si presentan nemmeno sul posto di lavoro per timore d’esser assassinati dai jihadisti.

La Nigeria è il gigante d’Africa: abitato forse da 160 milioni di persone, è percorso, fin dalla sua indipendenza, da forti tenzsioni etnico-religiose, alimentate anche dalla presenza di consistenti ricchezze minerarie nel sottosuolo, soprattutto petrolio e gas naturale.

Per decenni il Paese è stato retto da regimi militari soprattutto di provenienza settentrionale, quindi di religione islamica. Col ripristino della democrazia, nel 1999 sono giunti al potere anche esponenti del sud cristiano. In seguito a quegli avvenimenti si è riacutizzato il conflitto che non ha solo basi religiose, ma anche socioeconomiche e si fonda sulla constatazione che la componente cristiana della popolazione è la più dinamica ed evoluta del Paese, mentre un vento di inquietante oscurantismo percorre le regioni prevalentemente musulmane.

Se l’insurrezione di BH verrà effettivamente schiacciata, come vorrebbe Buhari, occorrerà anche saggezza e pragmatismo per risollevare gli stati settentrionali del Paese dal loro ritardo nello sviluppo per spegnere eventuali rancori che potrebbero dar luogo a nuove insurrezioni.

PIER LUIGI GIACOMONI

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