L’ECUADOR PUO’ DIVENTARE UN NARCOSTATO?
(17 Gennaio 2024)
QUITO. L’Ecuador può diventare un narcostato? Un paese cioè dove a comandare sono i cartelli della cocaina che, essendosi infiltrati nei gangli dell’apparato pubblico, di fatto ne determinano l’agenda?
La scorsa settimana, per qualche giorno, la stampa internazionale s’è occupata di questa repubblica latinoamericana incastonata tra Colombia e Perù a causa d’una fiammata incontrollata di violenza.
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I FATTI
7 gennaio: José Adolfo Macías, noto come Fito, leader del potente cartello della droga Los Choneros, evade da un carcere di Guayaquil dov’è detenuto dal 2011 per scontarvi una pena di 34 anni di reclusione.
Fito, in realtà, è trattato coi guanti bianchi: ha in cella la TV, il Wi-Fi, può ricevere amici e donne e dà ordini ai suoi picciotti sia in carcere che fuori.
L’evasione avviene poco prima però che venga trasferito ad un altro centro di detenzione: un penitenziario di massima sicurezza.
Dopo Fito evade anche Fabricio Colón Pico, leader de los Lobos, gang rivale de los Choneros.
Contemporaneamente, i detenuti di altre prigioni prendon in ostaggio decine di agenti e di guardie carcerarie;
• esplodono quattro autobombe in diverse zone del paese;
• vengon saccheggiati molti negozi;
• molti ospedali son attaccati.
L’evento più clamoroso è l’assalto a TC Televisión mentre è in onda il notiziario di metà giornata.
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ERO IN GINOCCHIO, CREDEVO CHE SAREI MORTA
Mercoledì 10 Gennaio, ore 14,15: TC Televisión sta trasmettendo la terza ora del suo TG di metà giornata. All’improvviso si odono degli spari, c’è gente che grida. Negli studi televisivi compaiono venti uomini incappucciati: minacciano d’uccidere tutti.
Chi può scappa in bagno, ma presto i malviventi cominciano a bussar alle porte. I redattori non posson sottrarsi al sequestro. I venti dicon di essere los tiguerones: son armati fin ai denti.
Richiamata dai messaggi mandati dall’interno degli studi televisivi arriva la polizia: a quel punto può scatenarsi il finimondo perché i dipendenti di TC TV in pratica son degli scudi umani, posti in mezzo tra agenti e banditi.
«Avevo paura di morire per uno sparo della polizia o di uno di questi ragazzi che erano molto nervosi”, finché non hanno consegnato le armi. Ero in ginocchio e quando un agente di polizia mi ha aiutato ad alzarmi, sapevo che ero sopravvissuta…», dice a El País Alina Manrique, caporedattrice del canale TV.
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STATO D’EMERGENZA
Il 9 Gennaio, col decreto esecutivo N. 111 il Presidente della Repubblica Daniel Noboa Ezin dichiara lo stato d’emergenza in tutto l’Ecuador per sessanta giorni.
Il provvedimento prevede il coprifuoco notturno dalle 23 alle 5, l’affidamento della gestione dell’ordine pubblico alle Forze Armate, la sospensione di alcune garanzie costituzionali, il divieto d’assemblea
Il presidente definisce “banda criminale” 22 gruppi di malviventi che operano nel Paese.
La decisione di Noboa non è una novità: il suo predecessore, Guillermo Lasso (2021-23), l’ha applicata venti volte in soli due anni e mezzo di governo.
Per Daniel Noboa, in carica dal 23 novembre 2023 questa è la prima prova difficile da affrontare: assumendo la prima magistratura dello Stato ha promesso che si sarebbe concentrato soprattutto sulla sicurezza dei cittadini.
Negli ultimi anni sono aumentati i delitti e le carceri sono luogo di scontro tra bande rivali dei cartelli della cocaina.
Il capo di Stato sogna di trasferire un po’ di questi detenuti in carceri galleggianti poste a 120 chilometri dalla costa equadoriana e di rimandare in Colombia oltre 1.500 narcotrafficanti originari del vicino.
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ECUADOR: DALLA TRANQUILLITA’ ALLA VIOLENZA PIU’ SFRENATA
Come mai l’Ecuador è passato in pochi anni da esser un Paese tranquillo ad un luogo dove è facile morir ammazzati?
Sono diversi i fattori che han scatenato questa crisi, inducendo tra l’altro molti ecuadoriani ad emigrare sia in Europa che in Nord America.
Proviamo ad evidenziarne alcuni:
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1. LA DOLLARIZZAZIONE
L’Ecuador è dal 1999 un’economia dollarizzata: per i cartelli del narcotraffico è un paradiso perché posson riciclare in biglietti verdi i guadagni ricavati dal mercato dello stupefacente.
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2. LA POSIZIONE GEOGRAFICA
L’Ecuador è inserito tra Colombia e Perù, due dei massimi produttori di coca: per i narcotrafficanti il controllo dei porti sul Pacifico, come Guayaquil, è essenziale.
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3. L’INDEBOLIMENTO DELLO STATO
Lo Stato ha progressivamente perso il controllo di infrastrutture importanti per garantire la sicurezza dei cittadini:
• il presidente Rafael Correa (2007-2017) ha privatizzato i porti e il suo successore Lenin Moreno (2017-2021) ha sciolto il Ministero della Giustizia affidando la gestione delle carceri ad un’agenzia che non è in grado di gestire la situazione.
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4. INDEBITAMENTO DELLO STATO E PANDEMIA
L’indebitamento dello Stato e i conseguenti tagli di bilancio han contribuito all’aumento della povertà e della disoccupazione di strati crescenti della popolazione.
Gli effetti della pandemia non han fatto altro che aggravare la situazione.
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5. INSTABILITA’ CRONICA E FRAMMENTAZIONE PARTITICA
L’Ecuador non è certamente uno dei sistemi politici più stabili della regione: dopo la lunga presidenza Correa e la fragile amministrazione Moreno, con Guillermo Lasso (2021-2023) il Paese ha vissuto un biennio di conflitto tra Presidenza e parlamento conclusosi con lo scioglimento dell’assemblea e le elezioni presidenziali anticipate.
Dal voto è uscito eletto Daniel Noboa, 34 anni, uomo politico con scarsa esperienza, figlio di uno dei magnati dell’economia ecuadoriana.
Noboa solo da due anni era membro del parlamento ed è diventato da poco il primo cittadino d’un paese difficile.
A sua disposizione ha solo 17 mesi perché a maggio 2025 scadrà il suo mandato: inoltre non dispone della maggioranza parlamentare.
«Le fragilità dell’Ecuador – scrive lemonde.fr – sottolineano quanto siano illusorie le linee guida delle risposte strettamente nazionali a un male che ignora i confini.» Perché, aggiungiamo noi, le mafie credono nella globalizzazione e la realizzano, muovendosi con disinvoltura tra un paese e l’altro approfittando delle debolezze degli Stati ed infiltrandosi, mediante la corruzione laddove si prendono le decisioni.
In questo contesto è indispensabile che la lotta al narcotraffico, con tutto ciò che significa, diventi una questione di rilievo internazionale.
PIER LUIGI GIACOMONI