LE PAROLE DI LILIANA SEGRE
(26 Settembre 2019)
ROMA. Nell’asprezza del dibattito politico seguito alla formazione del Governo Conte 2 qualche esponente politico
di primo piano ha detto che i senatori a vita non servono e che è una figura da abolire.
Avere invece al Senato una persona come Liliana Segre è un valore aggiunto: ho conosciuto la signora Segre tanti
anni fa quando portavo le mie classi ad ascoltare le sue testimonianze in occasione della giornata della memoria.
Ad udire il suo racconto non si può non commuoversi e non si può non pensare a quanto sconvolgente sia stata per
una ragazzina di 13 anni l’esperienza del campo di sterminio di Auschwitz. Liliana è ancora viva per raccontarcela
per filo e per segno, insieme ad altri, e le sue parole in questo momento sono molto importanti perché colpiscono
al cuore gli odiatori di professione, i produttori d’odio che costruiscono carriere politiche e professionali su
questo sentimento negativo che uccide l’uomo.
Ecco perché ho deciso di pubblicare qui il testo del discorso che la Senatrice Segre ha tenuto il 10 Settembre
scorso davanti al Senato della Repubblica in occasione del dibattito sulla fiducia al nuovo Governo.
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IL DISCORSO.
Signor Presidente, gentili colleghe e colleghi, signor Presidente del Consiglio, il mio atteggiamento, di fronte
alla realtà e al clima che ha segnato la nascita del nuovo Governo, è di preoccupazione ma, al tempo stesso, di
speranza.
Mi hanno preoccupato i numerosi episodi susseguitisi durante l’ultimo anno che non di rado mi hanno fatto temere un
inesorabile imbarbarimento della nostra società: i casi di razzismo, sempre più diffusi, trattati con indulgenza,
in modo empatico, che quasi sembrano entrati nella normalità del nostro vivere civile, ma allarmante è anche la
diffusione dei linguaggi di odio, sia nella Rete sia nel dibattito pubblico. Troppo spesso al salutare confronto
delle idee si sostituisce il dileggio sistematico dell’avversario, col ricorso anche all’utilizzo di simboli
religiosi, che a me fanno l’effetto di un farsesco ma pericoloso revival del Gott mit uns. A me fanno questo
effetto. Forse solo a me, in quest’Aula.
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LE DUE FACCE DELL’ODIO.
La politica che investe nell’odio è sempre una medaglia a due facce. Non danneggia solo coloro che vengono scelti
come bersaglio, ma incendia anche gli animi di chi vive con rabbia e disperazione il disagio provocato dalla crisi
che attraversa, ormai da un decennio, il continente. L’odio si diffonde e questo è tanto più pericoloso.
A me hanno insegnato che «chi salva una vita salva il mondo intero», per questo un mondo in cui chi salva vite,
anziché premiato, viene punito mi pare proprio un mondo rovesciato. Credo che l’accoglienza renda più saggia e
umana la nostra società.
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IL 25 APRILE TRASFORMATO IN FAIDA FRA TIFOSI.
Un altro motivo di sconcerto mi è stato dato dal vedere che la festa del 25 aprile, festa nazionale che dovrebbe
unire il popolo italiano intorno alla Liberazione, è stata, solo da alcuni irresponsabili, ridotta ad una sorta di
faida tra tifoserie. Secondo me, non si comporta così una classe dirigente.
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C’E SEMPRE POSTO PER LA SPERANZA.
Ma voglio venire ora alla speranza. Vorrei che il nuovo Governo nascesse non solo da legittime valutazioni di
convenienza politica, ma soprattutto dalla consapevolezza dello scampato pericolo, da quel senso di sollievo che
viene dopo che, giunti sull’orlo del precipizio, ci si è ritratti appena in tempo. Mi attendo, insomma, che il
nuovo Governo operi concretamente per ripristinare un terreno di valori condivisi, fatto di difesa costante della
democrazia e dei princìpi di solidarietà previsti dalla nostra Costituzione, nata dalla Resistenza.
Anch’io, personalmente, faccio una semplice richiesta, avanzata nelle sedi parlamentari, come mio contributo ad un
futuro migliore. Ad inizio legislatura ho presentato un disegno di legge, poi trasformato in mozione, a cui tengo
moltissimo. Si tratta della istituzione di una Commissione di indirizzo e di controllo sui fenomeni dell’hate
speech, della violenza, dell’intolleranza, del razzismo, dell’antisemitismo. È un argomento che purtroppo conosco:
ho vissuto sulla mia pelle come dalle parole dell’odio sia facile passare ai fatti. Realizzare questa Commissione
darebbe il segnale di una risposta politica ai problemi che abbiamo di fronte.
Mi auguro che maggioranza e opposizione istituiscano subito la Commissione.
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RICOMINCIAMO AD INSEGNARE LA STORIA.
Penso infine all’insegnamento della storia, disciplina molto speciale, perché ci insegna a non ricadere negli
errori del passato. Perdere la storia è uno dei primi effetti collaterali della perdita del futuro. La disciplina
sta sparendo non solo dagli esami di maturità, ma dalla stessa coscienza delle persone e senza memoria storica,
l’umanità è condannata a disumanizzarsi.
Ho apprezzato l’impegno del passato Governo per la reintroduzione dell’educazione civica, ma non basta una materia
in più da insegnare nelle scuole: occorre che l’educazione civica giunga a tutti noi cittadini, con l’esempio che
possiamo dare, che dà la classe politica, le donne e gli uomini che servono il Paese nelle nostre istituzioni. La
Costituzione ci impegna a comportarci con «disciplina e onore», ma anche sobrietà e rispetto per gli avversari. Una
classe politica che non agisca secondo uno stile nuovo e democratico non sarà all’altezza delle sue responsabilità.
La mia speranza è, da ultimo, che il nuovo Governo assuma e faccia proprio anche il senso di quel dovere civile, di
quella vocazione all’interesse generale che ci viene dai versi di John Donne: «Non chiedere mai per chi suona la
campana: essa suona per te». È con questo spirito che mi accingo ad esprimere, fiduciosa, un voto favorevole al
nuovo Governo.