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LE BARRIERE ARCHITETTONICHE OSTACOLANO LA MIA FEDE
(26 Agosto 2019)

NUORO. Le barriere architettoniche impediscono ad una disabile nuorese, in Sardegna, d’entrare in chiesa tutte le volte che desidera. Lei, stanca di vane promesse che non si concretizzano mai, scrive direttamente al papa per denunciare ciò che non va.

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LA LETTERA.

«Caro Papa Francesco, mi appello a te perché nella mia città mi è stato negato il diritto di poter andare in chiesa quando e come voglio. Sono qui per chiedere il suo aiuto dopo anni di attese e promesse mai mantenute anche da parte di chi dovrebbe essere al fianco dei più deboli, i sacerdoti», scrive Gonaria Congiu, 80 anni, da sempre in sedia a rotelle.

«Purtroppo in tutte le chiese della mia città non mi è permesso di entrare liberamente perché in ciascuna di esse sono presenti numerose barriere che ostacolano la mia autonomia».

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UNA CHIESA SORDA E AFONA.

«Ho più volte esposto il mio problema a numerosi sacerdoti e altrettante suore della città, spiegando quanto è importante per un disabile poter entrare liberamente e senza difficoltà in chiesa e ritagliarsi un momento di riflessione, di conforto e fratellanza – spiega  al Papa – purtroppo le mie preghiere non sono mai state ascoltate, forse perché considerate come marginali o di poco conto».

Una Chiesa sorda e afona che più volte ha mostrato il lato meno misericordioso di fronte ai più deboli, anche nei casi in cui sarebbe bastato un piccolo scivolo di qualche centimetro. «Speravo di poter trovare comprensione e amore nella casa del Signore, nel luogo dove si professa l’accoglienza, l’amore, la speranza e l’altruismo, ma ciò che ho trovato Illustrissimo Padre è una Chiesa che ha dimostrato disinteresse e superficialità verso chi per sua sfortuna è obbligato a barcamenarsi ogni giorno tra umiliazioni e difficoltà».

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UNA TENACE DONNA.

Nata negli anni Quaranta, quando la poliomielite uccideva e paralizzava, prima che fosse introdotto il vaccino,  a quasi ottant’anni, tutti passati su una sedia a rotelle, Gonaria non si stanca di far valere i propri diritti nella sua eterna lotta contro le odiate barriere architettoniche. La sua è Un’accusa che si aggiunge alle numerose battaglie intraprese dalla tenace donna, che fin dalla tenera età ha dovuto fare i conti con le numerose difficoltà che un disabile è costretto giornalmente a vivere a causa della scarsa attenzione nei confronti delle disabilità. Macina chilometri lungo le impervie vie di Nuoro a bordo della sua fedele e instancabile carrozzina elettrica che per lei rappresenta la libertà più assoluta. Nonostante gli svariati incidenti di cui è stata spesso vittima ancora oggi impavida prosegue la sua vita in totale autonomia. Un’indipendenza che difende con le unghie e coi denti, anche a costo di inimicarsi politici e religiosi.

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L’APPELLO.

La lunga marcia verso l’abbattimento delle barriere architettoniche in una città che ogni giorno la fa sentire una diversa arriva fino al Vaticano, dove Gonaria chiede al Pontefice più attenzione verso i disabili.

«Mi appello dunque alla sua grande misericordia affinché venga data la possibilità alle migliaia di persone con disabilità motoria di poter pregare liberamente e senza impedimenti, consentendo quindi a tutti di poter trovare un momento di raccoglimento personale o semplicemente l’opportunità di poter ammirare le bellezze racchiuse nei santuari della nostra bella terra».

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VIVERE SU UNA SEDIA A ROTELLE.

Mesi fa ho letto un libro[1] nel quale una persona normodotata intraprende un viaggio in argentina portandosi dietro una sedia a rotelle per sperimentare sulla propria pelle, come suol dirsi con un’espressione un po’ consunta, il disagio di chi invece si deve muovere con questo  mezzo perché non ha alternative. Andrea, protagonista e narratore constata come sia difficile e complicata la vita di chi non può usare le gambe per camminare, anche a causa delle buche e degli ostacoli che inopinatamente ti si frappongono dinanzi.

Anch’io, che pure ho le gambe funzionanti, mi son domandato tante volte come possa esser difficile l’esistenza di queste persone in una città come Bologna, dove da un lato è cresciuta la sensibilità verso queste problematiche, perché in diversi luoghi sono stati creati scivoli per salire e scendere dai marciapiedi e dove è possibile accedere ai mezzi pubblici grazie alle tavole che fuoriescono dalla porta centrale, mentre dall’altro crescono i rischi per la mobilità personale causati anche da una manutenzione di strade e marciapiedi francamente insoddisfacente.

Capisco allora la protesta di Gonaria che ha deciso, non sapendo più a che santo votarsi, di rivolgersi al Papa: qualcuno potrà ritenere che dopo tutto Dio è, come insegnava una volta il catechismo, in cielo, in terra, in ogni luogo, ma dobbiamo anche ricordarci che recarsi in Chiesa è un diritto fondamentale dell’individuo sancito anche dalla Costituzione che riconosce (art. 19) ad ognuno il diritto di praticare in pubblico e senza limitazioni la religione che preferisce.

Per questo è un vero peccato se degli scalini impediscono l’accesso ai luoghi di culto ad un disabile motorio, mentre invece la semplice installazione d’uno scivolo di pochi centimetri lo permetterebbero.

PIER LUIGI GIACOMONI

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NOTA:

[1] Andrea Caschetto: Come se io fossi te, Chiarelettere, Milano, 2018.

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