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LA SHOAH A RODI
(19 Agosto 2017)

RODI (Grecia). Ci sono molte pagine della storia italiana che rimangono oscure, poco indagate, dimenticate. Una di queste è la Shoah che ha colpito gli Ebrei di rodi.

Rodi e le altre isole del Dodecaneso erano divenute possedimento italiano dopo la guerra contro l’impero ottomano del 1911 – 12: ovviamente, quando nel 1938 furono introdotte le “leggi razziali” anche la comunità israelitica del Dodecaneso ne subì le conseguenze.

I giorni peggiori, però arrivarono dopo l’8 settembre 1943, quando lo Stato italiano si sfaldò e la Wermacht occupò l’arcipelago, onde impedire che finisse nelle mani degli Alleati.

Con l’arrivo dei Tedeschi, giunsero anche le prime vessazioni nei riguardi degli Ebrei, quasi tutti di nazionalità italiana, finché il 18 luglio 1944 fu diramato un ordine che imponeva a tutti gli Ebrei di presentarsi al comando tedesco: chi non si fosse presentato era passibile di fucilazione.

Milletrecento persone si presentarono: furono derubati di tutti gli oggetti preziosi, del denaro, delle proprietà e, dopo ripetuti maltrattamenti, furono caricati su navi, avviati verso la Terraferma dove sarebbero stati inviati in Germania sui noti treni piombati.

Quando i superstiti rientrarono, meno di trecento persone, trovarono le loro case occupate da greci che avevano ottenuto dal comando germanico il diritto d’abitarle.

Questa pagina di storia, che ci riguarda molto da vicino, l’ho ascoltata a Rodi un mese fa dalla voce di una signora che non si stanca di girare per l’Italia, insieme a suo marito, ex deportato ad Auscwitz.

Lei sfuggì alla retata, il marito no: ragazzino di 12 anni partì con gli altri, andò ad Aushwitz e lì rimase fino all’arrivo dei russi nel gennaio 1945.

tutti gli altri suoi parenti morirono.

Per più di sessant’anni quest’uomo non ha voluto raccontare ciò che ha vissuto e visto, ma nel 2004 ha rotto il silenzio ed ha deciso di raccontare la sua storia in giro per le scuole.

Queste persone stanno facendo il possibile, malgrado l’età avanzata, perché non vada dispersa la memoria dei fatti di quei giorni, soprattutto ora che riemergono, a più di settant’anni da quegli avvenimenti, i revisionisti, i negazionisti, i razzisti, i neonazisti.

Anche noi, se crediamo che la democrazia, la pace, la giustizia sociale, i diritti umani, siano valori che devono esser difesi e salvaguardati, non dobbiamo dimenticare gli orrori del passato e dobbiamo impedire con tutte le nostre forze che il nazismo ritorni e che riprendano le persecuzioni.

PIER LUIGI GIACOMONI

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