LA GRECIA SI AVVICINA ALLA RUSSIA
(28 maggio 2016)
ATENE. Nei duri giorni delle trattative per ottenere dall’Unione Europea un prestito di 86 miliardi di euro, che le permettesse di pagare gl’interessi maturati sul proprio colossale debito di 330 miliardi, la Grecia di Tsipras ventilò la possibilità d’un’alleanza greco-russa, o se si preferisce panortodossa, in funzione anti-UE.
In particolare, il Primo Ministro greco aveva lasciato intendere che se i soldi non gli venivan dati da Bruxelles, glieli avrebbe dati Mosca.
Poi, l’accordo s’è fatto ed ora i rapporti tra Grecia e Bruxelles sono migliorati.
Eppure, Russia e Grecia sono divenute sempre più vicine sul piano commerciale, ma nei limiti delle sanzioni imposte a Mosca dall’Unione Europea. Sanzioni che i Paesi del G7
appena concluso in Giappone, non hanno rimosso, anzi, rimarranno in vigore sino all’applicazione degli accordi di Minsk, stipulati per superare il conflitto interno all’Ucraina tra il governo di Kiev ed i separatisti filorussi del donbass.
Il presidente russo, Vladimir Vladimirovich Putin, in questi giorni in visita in Grecia (si è tra l’altro recato sul monte Athos dove sopravvive un’area monastica risalente a molti secoli fa), risponde al g7
prolungando l’embargo alle merci e annuncia una “risposta” alla costruzione della nuova base Nato in Romania.
Per capire meglio in che contesto inserire questa visita ed il rinnovo delle sanzioni UE-Russia (va ricordato, tra l’altro che Bruxelles non riconosce l’annessione alla Federazione Russa della Crimea), Radio Vaticana ha sentito fulvio Scaglione, vicedirettore di Famiglia Cristiana, a lungo corrispondente da Mosca.
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«Putin tende a proporsi come uno statista che non ha ostilità, ma che cerca un’intesa con tutti i Paesi, anche con la Grecia, un Paese comunque all’interno
dell’Unione Europea e che non si è opposta alle sanzioni europee contro la Russia. Dopo di che, ovviamente, tra Russia e Grecia ci sono non solo dei legami
storici antichissimi – perché questa visita coincide con i mille anni dal primo insediamento russo sul Monte Atos – ma anche legami molto freschi, molto
recenti. Nel 2015, Tsipras è stato due volte a Mosca, ci sono affari, c’è il turismo, progetti di gasdotti… Ci sono tante cose a tenere insieme questi
due Paesi.»
Dal Giappone i Paesi del G7 hanno ribadito che le sanzioni contro la Russia, motivate dal conflitto in Ucraina, non saranno rimosse e per tutta risposta
Putin si è detto pronto a prolungare l’embargo alle merci statunitensi ed europee sino a fine 2017…
«Nelle parole dei protagonisti si tratta semplicemente di mantenere un atteggiamento coerente. Dal mio punto di vista, le sanzioni alla Russia sono
state un clamorosissimo sbaglio da cui, naturalmente, non si può tornare indietro se non ammettendo in qualche modo una sconfitta. È questa, secondo me,
la vera ragione del prolungamento delle sanzioni. Quanto è successo in Ucraina è ovviamente tremendo. Ci sarebbe bisogno di un maggior buonsenso da parte
di tutti i protagonisti, ma le sanzioni in questo quadro tremendo sono una vera sciocchezza.»
Per quanto riguarda la questione ucraina, secondo Mosca è Kiev a non attuare nei suoi punti chiave gli accordi di Minsk, condizione necessaria per
lo sblocco delle sanzioni restrittive…
«Non c’è dubbio che una delle condizioni per la realizzazione degli accordi di Minsk – cioè che alle regioni del Donbass venga concesso uno statuto
speciale e in base a questo si svolgano delle elezioni – non è stata realizzata dal governo di Kiev e non sarà mai realizzata, perché il governo di Kiev
non avrà mai la forza politica di far passare in parlamento questa modifica alla Costituzione. Poi, naturalmente, ci sono tante altre questioni sul terreno,
tanti altri problemi, ma è perfettamente inutile chiedere unilateralmente alla Russia una realizzazione delle condizioni previste da Minsk quando il governo
ucraino non è in grado, neanche volendo, di mantenere la sua parte.»
Putin ha anche dichiarato che la Russia “risponderà” all’apertura di una base missilistica Nato a Deveselu in Romania “per garantire la propria sicurezza”.
Che cosa significa?
«Significa, molto semplicemente, che grazie alla Polonia e alla Romania – che si sono accordate in separata sede rispetto all’Unione Europea con la
Nato – tutti gli europei tornano a essere nel mirino dei missili russi. La Nato, a proposito dello scudo stellare in Romania e Polonia, dice che questo
serve a proteggere l’Europa da un eventuale attacco portato dai “Paesi canaglia” del Medio Oriente e non si capisce quali siano. La Russia si sente minacciata
e reagisce di conseguenza. Grazie alla Nato e grazie agli accordi separati che hanno fatto Polonia e Romania – due Paesi che prendono tanti miliardi ogni
anno dall’Unione Europea – tutti noi europei da adesso in avanti saremo nel mirino dei missili russi.»
Dall’annessione della Crimea al conflitto non chiarito nel Donbass, all’intervento in Siria fino a questi accordi commerciali sempre più stretti con
Atene: che ruolo si prevede possa avere la Russia in futuro nello scacchiere internazionale?
«La Russia agisce in contropiede. E’ da almeno 20 anni che gli Stati Uniti avvalendosi di tutte le loro opportunità – la Nato, gli accordi con l’Unione
Europea – cercano di spingere la Russia il più a est possibile. Non dimentichiamoci che, a parte quelle romene, ci sono basi militari Nato a 120 km da
San Pietroburgo. A un certo punto, questa strategia è arrivata al limite, perché più in là dell’Ucraina c’è solo la Russia e Putin ha deciso di tirare
una riga e di stabilire un limite. Questo non significa che la Russia possa ambire a battersi su un piano globale con gli Stati Uniti su un livello di
parità che non ha, non avrà mai e che non avrà mai più, però certamente la Russia oggi è il leader capofila di una serie di Paesi che non ci stanno a un
pianeta totalmente a guida americana. Cosa questo, poi, comporti lo abbiamo visto da un lato in Ucraina, lo abbiamo visto in altre parti del mondo. Certamente,
la Russia ha raggiunto il limite del proprio arretramento: più indietro di così non farà neanche un passo.»
PIERLUIGI GIACOMONI