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LA FRANCIA AL VOTO
(21 APRILE 2017)

PARIGI. Domenica 23 aprile i francesi della metropoli e dei territori d’oltremare saranno chiamati al voto per il
primo turno delle elezioni presidenziali.

A questo scrutinio sono stati ammessi undici candidati, ma solo quattro hanno serie probabilità di qualificarsi per
il ballottaggio.

A mia memoria, questa è l’elezione più incerta da molti anni perché nessuno oggi è in grado di dire chi giungerà al
secondo turno del 7 maggio prossimo, la battaglia decisiva per l’Eliseo.

Una cosa, invece, è certa: il quadro politico francese è sconvolto rispetto allo schema tradizionale della Quinta
Repubblica.
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Destra e sinistra. Fin dalla sua istituzione, la Quinta Repubblica, nel 1958, ha vissuto sul conflitto pressoché
permanente tra destra e sinistra. Da una parte i gollisti ed i loro alleati, dall’altra i socialisti coi loro
partiti amici.

La legge del pendolo favoriva di volta in volta o l’uno o l’altro.

Negli ultimi anni, però, quest’assetto è stato travolto dall’emergere dirompente di nuove forze e dal declino
dei partiti tradizionali.

Sia i gollisti, sia i socialisti sono caduti in discredito, tanto per i frequenti scandali di corruzione, quanto
per la crescente incapacità d’affrontare la pesante crisi socioeconomica che non ha risparmiato l’Esagono.

E’ un fenomeno questo della ristrutturazione del quadro politico che noi in Italia abbiamo conosciuto e
sperimentato negli ultimi venticinque anni, dalla polverizzazione delle forze politiche cristallizzatesi al governo
o all’opposizione dopo il 1945.

Domenica sera, quando saranno resi noti i risultati del primo turno delle presidenziali, i francesi potrebbero
scoprire che né il candidato gollista François Fillon né il Socialista Benoit Hamond si sono qualificati per il
ballottaggio.

Potrebbe iniziare allora tutta un’altra storia, considerando anche che a giugno, dopo le presidenziali ci saranno
le legislative che dovranno ridisegnare la composizione del nuovo Parlamento.
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I temi della campagna. Al termine d’una campagna elettorale molto lunga e molto confusa, si può dire che i temi
dominanti siano stati la sicurezza dei cittadini, posti di fronte al problema del terrorismo che dal 2015 in avanti
ha colpito duramente, la questione dell’integrazione dei migranti e la collocazione della Francia nel contesto
europeo.

Come dicevamo, la campagna è stata molto lunga perché in pratica è iniziata nel dicembre 2015 in occasione delle
elezioni regionali.

A novembre 2016 e nel gennaio scorso,poi, vi sono state le primarie sia nel Partito dei Repubblicani, ultima
denominazione assunta dai gollisti, sia nel Partito socialista.

E’ paradossale notare che in entrambi gli schieramenti i candidati vincitori dell’inutile scrutinio preliminare
siano stati messi in discussione dai gruppi dirigenti degli stessi partiti ed ora entrambi rischiano d’esser
esclusi dal ballottaggio: secondo gli ultimi sondaggi, François Fillon (LR) potrebbe ottenere il 19%, mentre Benoit
Hamond (PS) potrebbe fermarsi al 10%.

In altri contesti politici, sono spuntate altre candidature: quella di Emanuel Macron, ex ministro dell’Economia di
Manuel Vals, che ha creato il movimento “en marche” che mira a pescar voti sia nel centro che nella sinistra
riformista, delusa dal candidato ufficiale del PS.

Il Fronte Nazionale ha proposto la propria leader Marine Le Pen che spera di catturare voti ai danni dei
Repubblicani, dilaniati dai contrasti interni e delusi dal candidato ufficiale dei neo gollisti.
(La Le Pen ha rispolverato uno slogan caro a De Gaulle ed al gollismo classico: “La France aux Français”!).

A sinistra, Jean Luc Melenchon spera di fagocitare quel che resta del PS in caduta libera.

In questo contesto, non è nemmeno da escludere che al secondo turno si creino delle inedite alleanze per portare
questo o quel candidato all’Eliseo il 15 maggio prossimo.

E dopo, assegnata la massima carica dello Stato, via con la campagna per le legislative di giugno: anche lì se ne
vedranno delle belle perché ormai le coalizioni più o meno consolidate sono andate in frantumi e fra primo e
secondo turno (10 e 17 giugno) si consumeranno parecchi regolamenti di conti.

Insomma, il vicino Esagono sta entrando in una fase storica incerta con esiti ad oggi imprevedibili, un po’ come lo
fu la lunga transizione italiana tra la Prima e la Seconda Repubblica.

PIER LUIGI GIACOMONI

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