ISLAMOFOBIA
(20 novembre 2015).
PARIGI. L’ultima sequela di attentati nella capitale francese, preceduta da altri attentati simili a Beirut ed
altrove, hanno ridato fiato alle voci di chi spinge, sia in buona che in malafede, verso la psicosi dell’islamico
visto come terrorista per antonomasia. Su tale fiamma già accesa da tempo soffiano diversi partiti politici, sia in
Italia, che altrove, ma anche quotidiani, radio, tv e via elencando.
E’ corretto questo modo di porsi verso l’Islam?
Ci aiuta ad affrontare un fenomeno come quello del terrorismo globale?
Crea unione ed integrazione tra le persone?
L’Alto Medioevo. Quando nel VII secolo d. C. in Arabia fiorì l’Islam, in Europa si viveva nell’Alto Medioevo:
esauritosi l’Impero Romano d’Occidente, ci si trovava nell’epoca dei regni Romano-barbarici, piccoli regni in cui i
capi erano d’origine barbarica, ma la classe di governo era di tradizione romana.
Nel 643, ad esempio, il re longobardo Rotari emanò il suo famoso codice di leggi facendolo scrivere in latino,
anche se le norme in esso contenute erano prettamente barbariche.
Il nostro continente stava dimenticandosi della tradizione romana di buon governo del territorio e dell’ambiente,
le città stavano rimpicciolendosi o scomparendo, la popolazione falcidiata da guerre, carestie ed epidemie stava
diminuendo.
Un secolo più tardi, nel 732 i Franchi, un altro popolo barbarico, nel frattempo cristianizzatisi, si scontrarono
con gli Arabi di Spagna a Poitiers: non fu una crociata, ma una battaglia per bloccare l’avanzata araba in Gallia
(Francia).
Nei secoli immediatamente successivi i rapporti tra i diversi regni europei, compreso il sacro Romano Impero di
Carlo Magno ed i suoi eredi, con l’impero arabo furono abbastanza cordiali: il califfo di Baghdad Harun al Rashid
inviò a Carlo dei doni per stringere con lui un’alleanza.
Non solo, la vivacità del commercio arabo contribuì non poco a rivitalizzare l’esangue commercio paneuropeo.
Le crociate. Dopo il Mille, quando gli Europei invertirono la tendenza dei secoli precedenti, per cui l’economia
riprese fiato, si rivivacizzò la circolazione monetaria e la popolazione ricominciò gradatamente a crescere,
rinacque la necessità d’un’espansione territoriale del continente sia verso l’Oriente europeo (Russia, Paesi
baltici, Impero bizantino), sia rispetto al Medio Oriente (Asia Minore, Palestina, Egitto).
Fu questo probabilmente il motivo che indusse Papa Urbano II, in un discorso pronunciato a Clermont Ferrant nel
1095 ad indurre alcuni principi medievali, perlopiù cadetti, quindi privi di prospettive d’ascesa al trono, a
prendere le armi contro gl’infedeli.
La prima crociata (1096-99) fu in realtà generata da una bufala: qualcuno aveva diffuso la notizia che i Turchi,
che occupavan Gerusalemme, non permettevan ai Cristiani di compier pellegrinaggi ai Luoghi Santi.
La notizia era falsa, come si dimostrò successivamente, ma la sua diffusione fece divampare anche allora un
sentimento d’islamofobia, alimentato ad arte dai predicatori, per cui molte persone presero le armi per andare in
Palestina a ristabilire l’ordine.
Per due secoli si succedettero spedizioni di questo tipo col loro corollario d’orribili massacri.
Ma anche in presenza di questa situazione Europa ed Islam continuarono ugualmente a commerciare tra di loro più o
meno sottobanco.
fu per tramite degli Arabi che in europa si diffuse l’uso della carta, al posto della pergamena, delle cifre, al
posto dei numeri romani, dello zucchero, delle arance, delle albicocche e molto altro ancora.
Tra l’altro, un corollario dell’epoca delle crociate fu il sorgere di sentimenti antisemiti che si tradussero nei
primi pogrom contro le comunità ebraiche sia in europa che in Medio Oriente.
L’impero ottomano. Nel 1453 i Turchi ottomani posero fine all’impero bizantino e crearono una superpotenza che
controllava i Balcani, il Medio Oriente e l’Africa del Nord.
Il sultano era insieme capo politico e leader religioso.
La flotta turca del Mediterraneo era forte e controllava i traffici tra Europa ed Oriente, facendo pagare dazi e
dogane a Veneziani e Genovesi che da secoli consideravano Costantinopoli-Istanbul il centro dei loro affari.
Periodicamente, i rapporti tra gli Ottomani e Venezia oscillavano tra l’aspro conflitto e la reciproca
collaborazione.
Tuttavia, mentre, ad esempio, nella penisola iberica, dopo la conquista di Granada si scatenava la caccia
all’infedele, con la conseguente espulsione di ebrei e musulmani, Istanbul praticava la tolleranza religiosa ed
attirava volentieri gente da tutta europa che fosse perseguitata per motivi religiosi, ma che volesse trasferire le
proprie ricchezze e competenze in terra turca.
Di conseguenza, l’impero ottomano fu per alcuni secoli un paradiso di tolleranza, mentre l’Europa dal Cinque al
Settecento fu un inferno di intolleranza religiosa.
Oggi. L’Europa del Terzo Millennio è una delle zone del mondo più prospere ed anche una di quelle in cui il livello
di giustizia sociale e di redistribuzione del reddito è più ugualitario.
Il metodo democratico si è diffuso in quasi tutto il continente e le libertà fondamentali dell’individuo sono
garantite. Tuttavia, serpeggia nell’opinione pubblica, talvolta alimentato ad arte, un sentimento d’insicurezza che
fomenta non poco l’ostilità verso il credente in Allah, visto come una minaccia verso il nostro standard di vita,
le nostre libertà, la nostra incolumità.
E’ bene non sottovalutare il pericolo costituito da cellule di musulmani radicali che effettivamente progettano e
mettono in atto attentati negli aeroporti, nelle stazioni delle metropolitane, negli stadi, dovunque si concentri
un gran numero di persone ed il livello di sicurezza sia difficile da garantire.
Tuttavia far di tutta un’erba un unico fascio è pericoloso e non ci aiuta a risolvere i problemi d’integrazione che
abbiamo e favorisce quel “conflitto di civiltà” che qualcuno ossessivamente ripropone.
In più, non è assolutamente dimostrata quella correlazione, che taluno intravede, tra l’Islam ed il terrorismo
globale, anche se diversi movimenti integralisti o fondamentalisti, che praticano attentati ed agguati,
strumentalizzano la religione musulmana ai propri fini.
non è utile, perché il movimento migratorio in atto deve esser seguito dall’integrazione nelle nostre società di
chi arriva da altre culture e, magari, vuole solo vivere, studiare e lavorare in pace senza esser visto come una
minaccia.
Ecco, allora, che invece di costruire muri di separazione, di scavare fossati, di alimentare conflitti ed odio è
bene fabbricare dei ponti, aprire dei canali di comunicazione, spegnere i focolai di rivalità per rinsaldare
un’alleanza tra chi vuol vivere in pace. Ciò ci aiuterà anche ad isolare i terroristi e gli spargitori di zizzania.
PIERLUIGI GIACOMONI