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IL VANGELO DI OGGI

La comunione
(2 Giugno 2024)

Con la festività del Corpus Domini finiscono le feste mobili influenzate dalla Pasqua.

Anche questa una volta era una giornata festiva infrasettimanale: cadeva infatti di giovedì, 60 giorni dopo Pasqua, ma una legge dello Stato l’ha trasferita alla domenica.

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VANGELO

Marco, Cap. 14, Vv. 12-16.22-26

Il primo giorno degli Àzzimi, quando si immolava la Pasqua, i discepoli dissero a Gesù: «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?».
Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo. Là dove entrerà, dite al padrone di casa: “Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”. Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi».
I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua.
Mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti. In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio».
Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.

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COMMENTO

Si dice che nel 1264 a Bolsena c’era un prete che non credeva che pane e vino consacrati fossero corpo e sangue di Cristo.

Un bel giorno, l’ostia che il sacerdote aveva consacrato, si trasformò ed emise sangue: l’uomo, che immaginiamo sbigottito, credette da allora in poi che il pane dopo la consacrazione diventa il corpo e il vino il sangue di Cristo.

Pare che sia quella l’origine della festa che oggi si celebra in area cattolica.

Le prime comunità cristiane si riunivano la domenica, che allora non era giorno festivo, mettevan in comune il pane e il vino: era una cena collettiva che avveniva dopo preghiere comuni.

Non andava tutto liscio: San Paolo nella prima lettera ai Corinzi scrive che «Ciascuno infatti, quando partecipa alla cena, prende prima il proprio pasto e così uno ha fame, l’altro è ubriaco.» (Cor1, cap. 11, V. 22).

Ovviamente quella narrata dall’apostolo non è una cena di comunione: ognuno mangia e beve il suo e chi ha meno rimane a pancia vuota, mentre altri son alticci.

Comunione vorrebbe dire metter tutto in comune: ciò che è mio diventa tuo e viceversa.

Ecco, in un giorno come questo proviamo a ricordarci di tutte le volte che abbiam offerto qualcosa agli altri, ricevendo in cambio molto più di quanto avevam dato.

PIER LUIGI GIACOMONI

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