IL VANGELO DI OGGI
La banalità del male
(18 Febbraio 2024)
Il deserto è un luogo dove manca l’acqua, scarseggia la vegetazione, tutto è uguale per chilometri e chilometri: non dista molto da noi perché bastano poche ore d’aereo per arrivarci.
Per i popoli del Medio Oriente e del Nord Africa il deserto è una presenza concreta quotidiana, così come lo sono la scarsità d’acqua e di cibo: eppure nel deserto c’è vita, animali e piante ci crescono e qua e là abbiamo le oasi, luoghi dove si trova l’acqua.
Nel Sahara, per far un esempio, per secoli si son sviluppati commerci, movimenti di persone mediante carovane che han percorso le piste di sabbia.
Certi mistici son andati a viver nel deserto per provar ad aver un contatto diretto con la divinità, fuori dal chiasso delle città.
Oggi, ci arriva anche il turismo di massa, non solo esploratori che provano a sfidare la natura là dove sembra più invincibile.
«Il deserto nella Sacra Scrittura – si legge nel sito dell’agenzia Sir – è prima di tutto un luogo di grazia. Nel deserto Israele impara a fidarsi di Dio, a ricercare la sua guida e a vivere la libertà. La solitudine e le privazioni del deserto fanno apprezzare l’essenzialità delle cose e sperimentare che la vita è un dono.»
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VANGELO
Marco, Cap. 1, Vv. 12-15
In quel tempo, lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana.
Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano.
Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».
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COMMENTO
In un altro vangelo, Matteo cap. 4, Vv. 2-11, si racconta che Gesù, dopo aver trascorso quaranta giorni e quaranta notti nel deserto, cibandosi di ciò che trova, è sottoposto a diverse tentazioni.
Leggiamo:
Il tentatore allora gli si accostò e gli disse: «Se sei Figlio di Dio, di’ che questi sassi diventino pane».
Ma egli rispose: «Sta scritto:
Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio».
Allora il diavolo lo condusse con sé nella città santa, lo depose sul pinnacolo del tempio e gli disse: «Se sei Figlio di Dio, gettati giù, poiché sta scritto:
Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo, ed essi ti sorreggeranno con le loro mani, perché non abbia a urtare contro un sasso il tuo piede».
Gesù gli rispose: «Sta scritto anche:
Non tentare il Signore Dio tuo».
Di nuovo il diavolo lo condusse con sé sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo con la loro gloria e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò, se, prostrandoti, mi adorerai». Ma Gesù gli rispose: «Vattene, satana! Sta scritto:
Adora il Signore Dio tuo e a lui solo rendi culto».
Allora il diavolo lo lasciò ed ecco angeli gli si accostarono e lo servivano.
(Bibbia Cei, 2012)
Come si vede, il racconto di Matteo è più ampio e circostanziato: qui Gesù resiste alle tentazioni della fame, della notorietà e del potere.
Per il momento il Diavolo vien disarmato, perciò lo lascia in pace, ma la loro battaglia è solamente rinviata.
Non so se esiste il Diavolo, ho sempre avuto dei dubbi, sicuramente esiste il male.
Non passa giorno che la cronaca c’informi di qualche efferato delitto, d’una truffa a danno di persone deboli, di tradimenti ed iniquità d’ogni genere.
Noi stessi sappiam d’aver inflitto sofferenze a persone che ci eran o ci stan vicine: giustamente i dieci comandamenti, che abbiam imparato da bambini, ci metton in guardia contro le insidie del male, ma questo non impedisce che ogni momento siam tentati di compiere qualche perfida azione col pensiero, la parola o le mani.
«Convertitevi» ci esorta Gesù proprio per incoraggiarci a vincere l’eterna battaglia tra bene e male: ecco il senso di questa giornata, prima domenica di Quaresima, e di tutto il periodo che inizia oggi e ci porterà fin a Pasqua. Convertirsi significa proprio capire quando stiamo per far del male a qualcuno.
E’ quello il momento di prender coscienza che dobbiamo fermarci, rifletter su ciò che stiam compiendo e correggere, resistendo alla tentazione sadica di far soffrire un altro.
Nel Pater Noster, nuova versione si dice : «Non abbandonarci alla tentazione, ma liberaci dal male». E’ una giusta richiesta, perché a volte sol un intervento divino può impedirci di pensare, dire o fare qualcosa di cui poi ci pentiremo.
PIER LUIGI GIACOMONI