IL VANGELO DI OGGI
Il linguaggio
(3 Marzo 2024)
Venerdì 1 Marzo a Mosca è stato sepolto Alexey Navalny, 47 anni, il più famoso prigioniero politico di Vladimir v. Putin.
Navalny, che, pur in mezzo a numerose contraddizioni, si è battuto contro la deriva dittatoriale del regime putiniano, rappresenta forse l’oppositore più serio del capo del Kremlino.
La sua morte, avvenuta il 16 Febbraio in circostanze non ancora chiarite, mentre era rinchiuso in un gulag al Circolo Polare Artico, ha fatto comprendere quale sia il livello del dispotismo putiniano che, pur controllando tutto quanto si muove in Russia, teme più d’ogni altra cosa un uomo che, con le sue parole e il suo impegno, ha messo a nudo la corruzione e la mafiosità del regime.
Questo, più d’ogni altra cosa, dimostra la stupidità dei dittatori, che pur avendo in mano tutte le leve del potere, han paura di tutto e temono tutti a partire da coloro che gli stanno attorno.
Va notato, tra l’altro, che in occasione delle esequie, persone semplici han sfidato la polizia e gli arresti pur di testimoniare la loro vicinanza a Navalny: non sarà l’inizio della fine del tiranno, ma è già questo un segnale di disaffezione d’una parte del popolo verso il truce leader.
***
VANGELO
Giovanni, Cap. 2, Vv. 13-25
Si avvicinava la Pasqua dei Giudèi e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!».
I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà».
Allora i Giudèi presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudèi: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo.
Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.
Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa, molti, vedendo i segni che egli compiva, credettero nel suo nome. Ma lui, Gesù, non si fidava di loro, perché conosceva tutti e non aveva bisogno che alcuno desse testimonianza sull’uomo. Egli infatti conosceva quello che c’è nell’uomo.
***
COMMENTO
Quanto è difficile farsi capire! Quanto è alto il rischio d’esser fraintesi! Spesso quando parliamo o scriviamo ci esprimiamo in metafore e ciò che diciamo è in qualche misura al di sotto della superficie.
Qui Gesù usa un’iperbole: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere.»
Se uno si ferma alla superficie, dà ragione ai Giudèi che infatti gli rispondono: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?».
Ma egli, dice l’evangelista, parlava del suo corpo che presto sarebbe morto e dopo tre giorni risorto ad una vita nuova.
In questa scena c’è già in nuce il conflitto che presto deflagrerà tra élite dirigente ebraica e Gesù: lui dice d’esser il Messia, l’Inviato di Dio, il Consacrato; loro lo ritengono un uomo che sta bestemmiando e violando le regole più sacre dell’ebraismo, così come si sono consolidate nel corso dei secoli.
Due linguaggi diversi che non s’incontrano e non si comprendono l’un l’altro.
PIER LUIGI GIACOMONI