IL MIO 11 SETTEMBRE
(20 Settembre 2021)
Ricordo molto dell’11 settembre 2001, ma non tutto. ad esempio non ricordo dov’ero la mattina di quel giorno: forse c’era stata una riunione nella scuola dove lavoravo, che so, un collegio docenti o una commissione, dopo tutto entro metà mese sarebbero riprese le lezioni.
A fine mattinata, il pranzo con la morosa d’allora, oggi mia moglie, poi il rientro a casa e alle tre o tre e mezza… accendo una radio, ne ho diverse qui in casa, come faccio quotidianamente.
Dall’altoparlante odo voci concitate dei giornalisti di Radio RAI che parlano di morti, di distruzioni, di incendi… ma la realtà a quel punto del pomeriggio è confusa, contraddittoria, come accade sempre quando un avvenimento si sviluppa minuto per minuto e non si riesce a metter in ordine i fatti.
Cerco allora di collegarmi ad internet, per esempio a Televideo per capire cos’è successo, ma i siti sono imballati, forse c’è troppa gente in rete e le linee sono sovraccariche.
Col passare delle ore, la nebbia si dirada e si comprende che a New York e Washington sono stati commessi gravi attentati con migliaia di morti.
E’ stata forse la prima volta nella mia vita che ho veramente avuto paura che fossimo alla vigilia dello scoppio d’una grande guerra, come quella che avevano conosciuto i miei genitori o i nonni.
Io no, son nato e cresciuto in tempo di pace, la guerra non so cos’è veramente: ne ho letto nei libri, l’ho incontrata al cinema, ma dover scappare, sfollarsi, abbandonare la propria casa, le proprie abitudini, i propri oggetti… non l’ho mai vissuto e spero di non viverlo mai.
Nelle settimane successive, gli stati Uniti scatenano i propri B52 sull’Afghanistan, ma ciò che più mi disturba è il dibattito che si sviluppa in Italia tra coloro che vogliono “dar botte” ai musulmani, allineandosi passivamente sulle posizioni di Oriana Fallaci che esce dal suo lungo silenzio con una serie d’articoli offensivi tanto nei riguardi dei fedeli del Profeta, quanto nei confronti dei 1500 anni di storia dell’Islam, quanto ancora verso gli immigrati, vittime spesso inconsapevoli della nostra intolleranza e quanti tentano di argomentare, far capire, aggiungere elementi di maggior consapevolezza su un mondo, quello segnato dalla religione maomettana che sovente ci sfugge, anche perché per secoli è stata da noi volutamente ignorata.
Mi disturbano ancora di più i ragionamenti di certi estremisti, sempre rigorosamente antiamericani, che van dicendo o che gli attentati dell’11 settembre non son mai avvenuti o che gli stati Uniti se li sono fatti da soli per giustificare l’aggressione all’Afghanistan.
fortunatamente, in quell’epoca c’era ancora Tiziano Terzani che scrisse una serie di pagine importanti.
Oggi, a vent’anni di distanza, dopo che i talebani si sono ripresi l’Afghanistan e come nel gioco dell’oca siamo tornati alla casella di partenza, è giusto rammemorare quei fatti, ma è sbagliato riproporre le stesse tematiche d’allora.
La nostra società è diventata, volenti o nolenti, multietnica, multireligiosa, multiculturale: i musulmani sono la minoranza religiosa più importante in tutta europa, Italia compresa, nomi come Mohamed o Fatima sono entrati nella nomenclatura italiana accanto a simone e Martina.
Riparlare oggi di conflitto di civiltà o di scontro tra fedi diverse ha poco senso perché ci conduce dritti alla guerra, proprio a quella cosa che io non ho vissuto e non voglio assolutamente vivere, tanto più che proprio i musulmani sono le prime vittime dell’intolleranza e del fanatismo che sembra farsi strada in Medio Oriente e in Nord Africa.
Diversamente dal 2001, disponiamo di molti libri che ci possono aiutare a capire gli esseri umani che vivono in quelle aree e forse proprio quei testi possono aiutarci più di quanto possiamo credere ad evitare di divenire nemici gli uni per gli altri.
PIER LUIGI GIACOMONI