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IL COMMONWEALTH DELLE NAZIONI
(15 Ottobre 2022)

LONDRA. La morte della regina Elisabetta II di Gran Bretagna ed Irlanda del Nord, avvenuta l’8 settembre, dopo 70 anni e 8 mesi di regno, ha fatto riscoprire al mondo intero il Commonwealth of Nations.

La Regina, infatti, era di diritto Capo del Commonwealth, oltre che monarca di 14 Paesi, compreso il Regno Unito.

Re Carlo III Windsor eredita tutto questo perché nel 2018 i membri del Commonwealth decisero che alla morte della sovrana il titolo di capo dell’organizzazione sarebbe toccato al successore.

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COMMONWEALTH

Il termine letteralmente significa “benessere comune”: sembra che il primo ad usare questa parola sia stato Oliver Cromwell che definì lo Stato di cui era divenuto capo un Commonwealth. Con quest’espressione voleva indicare che la Gran Bretagna era un Paese governato per il bene comune in opposizione ad uno retto da un monarca assoluto che, coi propri atti, assicurava benefici ad una specifica classe sociale: la nobiltà.

Erano gli anni della “guerra civile” che sconvolse l’Inghilterra tra il 1642 e il ’49: essa si concluse con la decapitazione di Re Carlo I Stuart (30 Gennaio 1649).

successivamente l’espressione fu adottata da Paesi che univano in sé diversi territori: il Commonwealth of Australia, nato nel 1901 è, per esempio, una confederazione di sei Stati dotati di notevole autonomia.

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STORIA

Nel 1887 è convocata la prima conferenza che riunisce i Primi Ministri del Regno Unito e dei diversi dominion[1] che fanno parte dell’impero britannico: l’obiettivo è quello di creare un organismo che riunisca tutti i territori posti sotto il controllo di Londra, ma dotati al loro interno d’una certa autonomia.

Gl’incontri si tengono fino agli anni Venti del XX secolo, quando è convocata la conferenza imperiale, cui partecipano i capi di governo di Australia, Canada, Irlanda, Nuova Zelanda, Terranova, Unione sudafricana e Regno Unito.

Al termine del summit è pubblicata la “dichiarazione Balfour” che riconosce l’indipendenza dei dominions, tuttavia i sei s’impegnano a sostenersi l’un l’altro in caso di guerra, formando un’alleanza militare.

Perciò, nella seconda guerra mondiale truppe australiane, neozelandesi, sudafricane e canadesi prenderanno parte ai combattimenti a fianco del Regno Unito.

Nel 1931, è varato dal Parlamento di Londra lo “statuto di Westminster”): si tratta d’un insieme di leggi con cui si riconosce ai dominions la facoltà d’annullare normative ereditate dall’impero britannico.

Lo “statuto di Westminster”, per entrare in vigore, dev’esser ratificato dai legislativi dei “sei”: l’Australia, per esempio, l’accetta nel 1942, mentre la Nuova Zelanda solo nel ’47.

Nel frattempo, L’Irlanda approva una nuova costituzione che la proclama “stato libero”: nel ’49 abolisce la monarchia, proclama la repubblica ed esce dal Commonwealth.

Solo nel 2011, con la sua visita a dublino Elisabetta II ricucisce in parte i legami con l’ex colonia, senza però ottenere un reingresso nell’organizzazione.

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DA MONARCHIE A REPUBBLICHE

Con la decolonizzazione si pone il problema dei Paesi che vogliono esser membri del Commonwealth, ma preferirebbero avere delle costituzioni repubblicane.

La prima a porre il problema è l’Unione Indiana che aveva acquisito l’indipendenza nel 1947 e che è in procinto di trasformarsi in repubblica federale (26 Gennaio 1950).

Con una dichiarazione, i capi di governo dei Paesi membri riconoscono a Delhi il diritto di rimanere parte dell’organizzazione, pur mutando il proprio assetto costituzionale.

Così, da quel momento, diverse ex colonie britanniche entrano nel Commonwealth of Nations, sebbene il loro capo di Stato non sia il sovrano britannico.

Non solo, nell’associazione entrano paesi che sono delle monarchie con un sovrano autoctono.

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USCITE, INGRESSI, ESPULSIONI, RIAMMISSIONI

L’adesione al Commonwealth è volontaria, perciò nel corso dei decenni vi sono stati dei paesi che sono usciti, rientrati, espulsi, riammessi. Alcune ex colonie britanniche, una volta divenute indipendenti, han rifiutato di far parte di quest’organizzazione.

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USCITE, RIAMMISSIONI

Il Pakistan, ad esempio, esce temporaneamente dall’organizzazione dopo la guerra con l’India (dicembre 1971) da cui scaturisce lo Stato del Bangladesh, in precedenza Pakistan orientale. Islamabad rientrerà nel 1988.

lo Zimbabwe abbandona la comunità quando durante un vertice dei capi di Stato e di governo (2003) è criticata la politica autoritaria del Presidente Robert G. Mugabe: Harare rientrerà qualche anno dopo.

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ESPULSIONI, RIAMMISSIONI

Il Sud Africa, uno dei sei fondatori, è espulso dopo che con le elezioni generali del 1948 prende il potere il Partito Nazionale, sostenuto principalmente dai Boeri, ed è introdotta la politica dell'”apartheid”.

si dovranno attendere gli anni novanta per ritrovare Pretoria tra i membri dell’associazione.

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MANCATE ADESIONI

Dopo la proclamazione dell’indipendenza (4 Gennaio 1948), la Birmania, oggi Myanmar) rifiuta d’aderire al Commonwealth: tale separazione diviene ancora più netta dopo il 4 Marzo 1962, quando le forze armate prendono il potere a Rangoon ed impongono una politica autarchica, isolando il Paese dal contesto mondiale.

Nemmeno Iraq e emirati del Golfo, in precedenza possedimenti britannici, così come Israele e Giordania, sotto mandato di Londra fin alla fine degli anni quaranta, chiedono d’essere ammessi.

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IMPORTANZA DEL COMMONWEALTH

Inizialmente, il Commonwealth costituisce un blocco economico significativo. I Paesi membri stipulano degli accordi che privilegiano gli scambi commerciali all’interno dell’organizzazione. I cittadini degli Stati membri possono poi spostarsi liberamente da un paese all’altro.

Quando la Gran Bretagna entra nella CEE (1 Gennaio 1973) diversi prodotti provenienti dai Paesi del Commonwealth conservano il diritto d’accesso nel mercato comune.

Oggi, pur comprendendo in sé 2,5 miliardi di persone e quasi un quarto degli Stati indipendenti, la sua importanza economica si è ridimensionata. Tuttavia, i fautori della Brexit hanno sempre sostenuto che la Gran Bretagna, una volta uscita dall’Unione europea, avrebbe potuto divenire ancora una potenza globale commerciando coi paesi del Commonwealth.

Questo è uno dei cavalli di battaglia dell’ideologia della “global Britain” che però cozza in parte con le dimensioni di molti dei Paesi membri: a parte l’India, (1,3 miliardi d’abitanti), la Nigeria (200 milioni),gli altri Stati, o sono spopolati, come Canada (37 milioni distribuiti su oltre 9 milioni di kmq.)), Australia (25 milioni che abitano una superficie di 7,6 milioni di kmq.)), o sono piccole isole come certe nazioni dei Caraibi o del Pacifico.

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IL COMMONWEALTH OGGI

Come detto, al momento fanno parte di quest’associazione 56 Stati: 14 di essi riconoscono nel regnante britannico il loro capo di Stato, mentre altri sono monarchie autoctone o repubbliche.

L’organizzazione è diretta da un segretario generale (Patricia Scotland, baronessa Scotland, originaria di Dominica, in carica dal 2016).

Ogni quattro anni si tengono i giochi, simili alle Olimpiadi; ogni due anni circa i capi di Stato e di governo si incontrano in una delle nazioni che ne fanno parte: l’ultima conferenza si è tenuta a giugno 2022 a Kigali (ruanda).

I rapporti diplomatici tra i membri sono tenuti da Alti Commissari che svolgono un ruolo simile a quello degli ambasciatori.

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LISTA DEI MEMBRI DEL COMMONWEALTH SECONDO L’ORDINE CRONOLOGICO D’ADESIONE

Ecco la lista dei Paesi appartenenti al Commonwealth in ordine d’adesione:

Regno Unito (1931);
Canada (1931)[2];
Sud Africa (1931)[3];
Australia (1942);
India (1947);
Nuova Zelanda (1947);
Pakistan (1947)[4];
Sri Lanka (1948);
Ghana (1957);
Malaysia (1957);
Nigeria (1960)[5];
Cipro (1961)[6];
Sierra Leone (1961);
Giamaica (1962);
Trinidad e Tobago (1962);
Uganda (1962);
Kenya (1963);
Malawi (1964);
Malta (1964);
Tanzania (1964);
Zambia (1964);
Gambia (1965)[7]
Singapore (1965);
Barbados (1966);
Botswana (1966);
Guyana (1966);
Lesotho (1966)[8];
Mauritius (1968);
eSwatini, già Swaziland, (1968);
Isole Figi (1970)[9];
Samoa (1970);
Tonga (1970);
Bangladesh (1972);
Bahamas (1973);
Grenada (1974);
Papua-Nuova Guinea (1975);
Seychelles (1976);
Dominica (1978);
Isole Salomone (1978);
Tuvalu (1978);
Kiribati (1979);
St. Vincent e Grenadine (1979);
St. Lucia (1979);
Vanuatu (1980);
Antigua e Barbuda (1981);
Belize (1981);
Isole Maldive (1982)[10];
St. Kitts e Nevis (1983);
Brunei (1984);
Namibia (1990);
Camerun (1995);
Mozambico (1995);
Nauru (1999);
Ruanda (2009);
Gabon (2022);
Togo (2022).

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COLONIE BRITANNICHE: BRITISH OVERSEAS TERRITORIES

Il Regno Unito possiede tuttora alcuni territori nei cinque continenti: si tratta dei British overseas Territories (BOT). Dopo il ritiro da Hong Kong (30 giugno 1997), restituita alla Cina, sono tredici.

Alcuni sono proprietà della Corona come l’isola di Man, nel mar d’Irlanda, Jersey e Guernsey, nel Canale della Manica; altri sono colonie nel vero senso della parola: alcune di esse sono semplici basi militari, altri microStati, dotati d’una certa autonomia interna.

I paesi vicini, talvolta ne rivendicano il possesso, tenendo aperti dei contenziosi su scala internazionale: le nazioni Unite li includono almeno in parte nell’elenco delle colonie, cui si dovrebbe concedere l’indipendenza.

In Europa, a sud della penisola iberica, si trova Gibilterra, dotata d’una propria costituzione.

Ogni cinque anni elegge un proprio parlamento ed un Chief Minister che presiede il governo.

In una simile condizione si trovano alcuni territori dei Caraibi, come le isole Cayman, Bermuda, Turks e Caicos, le Vergini britanniche, Montserrat e Anguilla;

Le isole di Saint Helena, Ascensione, Tristan da Cunha, South Georgia e South Sandwich, (Atlantico centro-meridionale), sono basi militari;

L’arcipelago delle Falklands, al largo della costa argentina, abitate da poco più di 3mila persone, fu motivo di guerra tra Buenos Aires e Londra: al termine di due mesi di combattimenti (aprile-giugno 1982), la giunta militare argentina si arrese.

Le isole Chagos, (oceano indiano meridionale), rivendicate da Mauritius, sono una base militare, mentre l’Antartide britannica è sede di richerche scientifiche.

Infine nel Pacifico si trova l’isola di Pitcairn, abitata da 50 persone: sono i discendenti del Bounty, il vascello britannico che nel XVIII secolo si ammutinò. Da quella vicenda nacquero libri e film.

Sull’isola di Cipro vi sono due basi militari britanniche che sono dei veri possedimenti di Londra: si tratta di Akrotiri, presso Limassol e Dhekelia, presso Larnaka.

PIER LUIGI GIACOMONI

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NOTE:

[1] dominion: è il termine che designava alcuni territori dell’Impero britannico che, prima del 1948, godevano di una semi-autonomia politica e che successivamente sono diventati i fondatori del Commonwealth delle Nazioni.
L’espressione è stata utilizzata anche dopo il ’48 per indicare quei Paesi che dopo l’indipendenza, riconobbero nel monarca britannico il loro capo di Stato.
[2] Canada: è uno dei 14 Stati che riconoscono come loro capo di Stato il sovrano britannico, Questi è rappresentato da un governatore generale che promulga le leggi e nomina il Primo Ministro.
gli altri che hanno un regime simile, pur avendo una propria costituzione, sono:
Australia, Nuova Zelanda, Papua-Nuova guinea, isole Salomone e Tuvalu nel pacifico; Antigua e Barbuda, Bahamas, Belize, Giamaica, Grenada, St. Kitts e Nevis, St. Lucia, St. Vincent e Grenadine, in America centrale e nei Caraibi. Questi sono i “reami del Commonwealth: ultimamente in ciascuno di essi serpeggiano sentimenti repubblicani che in futuro potrebbero determinare mutamenti istituzionali, simili a quelli avvenuti di recente a Barbados (Caraibi) che il 30 Novembre 2021 ha eletto l’ultima governatrice generale, proprio Presidente, pur restando membro del Commonwealth.
[3] Sud Africa: espulso nel 1961 per discriminazioni razziali, riammesso nel 1994..
[4] Pakistan: uscito nel 1972, rientrato nel 1989, sospeso tra il 1999 e il 2004 e tra il 2007 e il 2008.
[5] Nigeria: sospesa tra il 1995 e il 1999
[6] Cipro: solo la parte greca dell’isola è stato riconosciuto internazionalmente, mentre la Repubblica turca di Cipro Nord ha legami diplomatici solo con Ankara.
[7] Gambia: uscito nel 2013, rientrato nel 2018
[8] Il Lesotho è una delle cinque monarchie autoctone che fanno parte del Commonwealth, le altre sono Eswatini, sempre in Africa, Tonga e Samoa nel pacifico e Brunei nel sud-est asiatico.
[9] Isole Figi: sospese tra il 1987 e il 1997, e tra il 2006 e il 2014.
[10] Isole Maldive: uscite nel 2016 e rientrate nel 2020

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