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I RAGAZZI ALGERINI NON VOGLIONO PIU’ BOUTEFLIKA
(6 Marzo 2019)

ALGERI.

I ragazzi algerini non voglion più Abdelaziz Bouteflika e da diverse settimane scendono in piazza per protestare

contro l’ennesima candidatura del Presidente>: «non vogliamo più un morto», gridano, ma nessuno li sta ad

ascoltare.

La protesta è cresciuta d’intensità a mano a mano che si avvicinava la data per la presentazione al Consiglio

Costituzionale della candidatura, malgrado ciò il 3 Marzo scorso sono stati presentati i documenti che permettono

al Presidente di correre alla massima carica dello Stato il prossimo 18 aprile per la quinta volta

consecutivamente. Non solo, il comandante delle forze armate ha diramato un comunicato nel quale afferma che

l’Algeria non tornerà agli anni della guerra civile e che i militari faranno di tutto per garantire la stabilità

istituzionale.

Quindi, Bouteflika, sebbene gravemente malato, ricoverato il 24 febbraio in gran segreto a Ginevra, reso muto ed

immobilizzato da tre anni su una sedia a rotelle per un ictus, sarà nuovamente candidato alla propria successione.

Il clan che finora l’ha sostenuto e di fatto ha governato il paese non sembra aver alternative.

***

ABDELAZIZ BOUTEFLIKA.

Nato in Marocco nel 1937, abdelaziz bouteflika partecipò alla guerra di liberazione (1954-1962) e dopo

l’indipendenza divenne uno dei più stretti collaboratori del Presidente Ouari boumédiène che lo volle a lungo

Ministro per gli Affari Esteri. Scomparso Boumédiène nel 1979, le forze armate, che in algeria controllano il

potere decisero di puntare le loro carte sul Generale Chadli Benjedid che progressivamente emarginò Bouteflika dai

ruoli che contano, al punto che l’ex ministro lasciò il Paese per alcuni anni. Rientrato nel 1989, venne eletto nel

Comitato Centrale del Fronte di Liberazione Nazionale, allora partito unico algerino. tuttavia la situazione nel

Paese stava profondamente mutando e nelle prime elezioni multipartitiche della sua storia, tenutesi il 26 dicembre

1991, il Fronte Islamico di Salvezza si aggiudicò fin dal primo turno la maggioranza nella nuova Assemblea

Nazionale. Le forze armate attuarono allora un colpo di Stato e cancellarono il secondo turno, accentrando nelle

loro mani tutto il potere. Ebbe così inizio una lunga e sanguinosa guerra civile che durò quasi un decennio: da un

lato l’esercito e dall’altro i guerriglieri islamisti, in mezzo la popolazione civile che pagò il prezzo più alto

in termini di vittime.

Dopo l’assassinio del Presidente Mohamed Boudiaf (1994), a Bouteflika fu offerta la presidenza: questi però

rifiutò, spianando la strada all’elezione di Liamine Zéroual che condusse con durezza la lotta contro i jihadisti.

Nel 1999, in occasione delle nuove presidenziali, bouteflika si candidò come indipendente e fu eletto col 74% dei

voti. da allora, ha sempre ripresentato la propria candidatura, rimanendo in carica per vent’anni, fino ai giorni

nostri.

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L’ALGERIA.

Stato dell’Africa del Nord, bagnato dal Mar mediterraneo, a lungo colonia francese, anzi parte integrante del suo

territorio nazionale dal 1830 all’indipendenza, ha combattuto una lunga e sanguinosa guerra di liberazione tra il

1954 ed il 1962: questo conflitto, promosso dal Fronte di Liberazione Nazionale (FLN) mirava alla creazione di una

repubblica araba, indipendente e socialista. L’FLN puntava inoltre ad espellere i coloni francesi che controllavano

da decenni le risorse del Paese: costoro si opposero al Fronte con tutti i mezzi. La “guerra d’algeria”, unitamente

ad altri conflitti aperti in altre aree del vasto impero coloniale francese, in via di disgregazione, si riverberò

sulla scena politica di Parigi, contribuendo al collasso della quarta Repubblica e favorendo il ritorno al potere

del Generale Charles de Gaulle che, divenuto Presidente avviò negoziati per la pacificazione dell’Algeria. Si

giunse così agli accordi di Évian-les-Bains che il 18 marzo 1962 sancirono l’indipendenza del Paese nord-africano.

Grande 2.381.741 km² e con una popolazione di circa 42 milioni d’abitanti, ha sempre svolto un ruolo di primo piano

sulla scena politica africana, in particolare nel Maghreb, appoggiando ad esempio, la lotta di liberazione del

popolo Saharawi che rivendica l’indipendenza dell’ex Sahhara spagnolo, occupato dal 1975 dal Marocco.

Paese produttore di petrolio e gas naturale è anche membro attivo dell’OPEC, l’Organizzazione internazionale degli

Stati produttori di greggio, i combustibili fossili sono la sua principale voce d’esportazione e per Algeri sono

molto importanti gli accordi di partnership coi Paesi consumatori: l’Italia, ad esempio, grazie al gasdotto

algerino, importa ingenti quantitativi di gas naturale che poi viene immesso sulla rete di distribuzione nazionale.

Tuttavia, ora il gigante del Maghreb vive un momento di passaggio da una generazione ad un’altra: i giovani di

Algeri e delle altre città vorrebbero una leadership più vicina alle loro aspettative, per i controllori del potere

lo status quo attuale va benissimo. si tratta di capire ancora una volta se la protesta in atto abbia serie

prospettive di sviluppo e possa determinare un cambio nella classe dirigente o se finirà per favorire gli islamisti

che non vedono l’ora di imporre di nuovo la loro agenda politica.

Chi sta dietro a Bouteflika teme il risorgere dei jihadisti che insanguinarono il Paese negli anni Novanta e

giustifica il congelamento della situazione politica col mantenere al potere indefinitamente l’anziano leader,

rimanendo sordo alle richieste dei ragazzi d’algeri.

PIER LUIGI GIACOMONI

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