GUINEA EQUATORIALE. I 40 ANNI DI MBASOGO
(13 Agosto 2019)
MALABO. Il 3 Agosto 1979, con un colpo di Stato incruento, Teodoro Obiang Nguema Mbasogo, destituì il primo presidente della Repubblica della Guinea Equatoriale Francisco Macías Nguema e s’impadronì del potere assoluto.
Già, perché da quel dì, nel piccolo Stato dell’Africa centrale il padrone è solo lui ed il suo folto entourage: in quattro decenni di regime dispotico tutti coloro che hanno tentato di rovesciarlo, sono stati eliminati o mandati in esilio.
Secondo le organizzazioni internazionali che si battono per la difesa dei diritti dell’uomo, la Guinea Equatoriale è un Paese dove è largamente praticata la tortura,malgrado una legge la proibisca, vengono commessi delitti extragiudiziali e le persone spariscono nel nulla.
Teodoro Obiang Nguema Mbasogo, 77 anni, ha già anche stabilito, come in una monarchia, chi lo sostituirà al potere: il figlio Teodoro Obiang Nguema Mangue, vice Presidente della Repubblica, Ministro delle Foreste, chiacchierata figura di trafficante di legname.
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TEODORO OBIANG NGUEMA MBASOGO.
Nasce, terzo di dieci tra fratelli e sorelle nel 1942 all’interno del clan di Mongomo, nella città di Acoacán (Provincia di Wele-Nzas). Compie i primi studi presso la scuola “Cardenal Cisneros” e poi prosegue al liceo
amministrativo di Bata. In seguito si forma all’Accademia Militare di Saragozza (Spagna) dal 1963 al 1965 e diviene uno dei primi ufficiali africani nella Guardia Territoriale della Guinea Equatoriale, che a quel tempo è ancora una colonia spagnola.
Nel 1963 è tenente della Guardia Nazionale e in aggiunta alla carriera militare ottiene una laurea in giurisprudenza presso l’Universidad Nacional de Educación a Distancia (UNED) e un dottorato honoris causa dall’Università nazionale della Guinea Equatoriale. Il 12 ottobre 1968, giorno dell’indipendenza nazionale, assume
la carica di capo delle Forze Armate. Nel contempo, suo zio Francisco Macías Nguema, vincitore delle prime elezioni presidenziali, dopo l’ottenimento della piena sovranità, instaura una sanguinaria dittatura che spinge alla fuga di oltre 100mila persone, pari ad un terzo della popolazione di allora.
Si dice che negli undici anni del regime di Macías Nguema sian morte oltre 50mila presunti oppositori politici, altri 40mila siano scomparsi nel nulla mentre migliaia d’individui languivano nelle prigioni al momento della caduta del tiranno.
Il 3 agosto 1979 Teodoro Obiang Nguema Mbasogo guida il colpo di Stato militare (ufficialmente definito “colpo della Libertà”) ponendo fine alla brutale tirannia dello zio: questi sarà successivamente condannato a morte e giustiziato per i suoi numerosi crimini.
La Guinea Equatoriale, in seguito al cambio di regime, abbandona la linea filosovietica ed approda al campo occidentale: aderisce alla Comunità economica e monetaria dell’Africa centrale (CEMAC), adotta il Franco CFA ed apre le porte agl’investimenti stranieri, tra l’altro riallacciando i rapporti con l’ex potenza coloniale, la Spagna, che nel frattempo è divenuta uno Stato democratico dopo la fine del franchismo.
Sembra che per il piccolo Stato dell’Africa equatoriale si aprano prospettive di liberalizzazione dopo gli anni cupi di Macías, ma la scoperta, vera o presunta di congiure, spingono il Presidente a concentrare di nuovo i poteri nelle sue mani: negli anni Ottanta viene creato il partito unico, PDGE, che diviene la macchina della propaganda di regime.
Nei Novanta avviene una timida apertura al multipartitismo, come nel resto dell’Africa, ma la leadership di mbasogo non è mai messa in discussione.
Nel 1997 vengono scoperte presso la costa ingenti riserve di petrolio e questo segna una svolta nella storia economica del paese: il governo fa concessioni alle multinazionali del settore affinché estraggano il greggio. Per Malabo è l’ora dei dollari che finiscono per arricchire una ristretta oligarchia di amici del presidente. si dice che Obiang abbia una ricchezza depositata nelle banche straniere di oltre 600 milioni di dollari: la rivista Forbes lo colloca all’ottavo posto tra i leader politici più ricchi.
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Nel 2004, nuova congiura: mercenari europei e sudafricani tentano di destituire il Presidente con un colpo di Stato, ma l’operazione fallisce per l’intervento dei militari dello Zimbabwe che salvano il regime.
Il tentato golpe attira l’attenzione dei media per il coinvolgimento di Sir Mark Thatcher, figlio dell’ex Primo Ministro britannico Margaret Thatcher, che avrebbe finanziato l’operazione.
In quell’occasione Mbasogo accusa non meglio precisati governi occidentali ed alcune multinazionali d’aver orchestrato un complotto per toglierlo di mezzo.
Nel 2011 è annunciata la fondazione della nuova capitale della repubblica: al posto di Malabo, che era il capoluogo della colonia ai tempi della dominazione spagnola, nel 2020 dovrebbe esser completata Oyala, città che si troverà al centro dell’area continentale.
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LA GUINEA EQUATORIALE.
Piccolo Stato dell’Africa occidentale, incastonato tra Camerun e Gabon, è bagnato dalle acque del Golfo di Guinea.
La sua superficie si estende per 28.051 km² ed è abitata da circa 670mila persone, secondo fonti delle Nazioni Unite (lo Stato, però, fornisce dati più elevati, ma sono soggetti a contestazioni).
Oltre al territorio continentale, fanno parte del paese anche alcuni arcipelaghi al largo delle coste. L’etnìa nettamente maggioritaria è quella dei Fang (90% della popolazione), le religioni più praticate sono il cattolicesimo e riti animisti (98% di seguaci).
La sua economia si regge soprattutto sull’esportazione di petrolio e sulla produzione di prodotti agricoli tropicali (caffè, cacao, olio di palma, legname della foresta).
Le strade sono in cattive condizioni ed il trasporto pubblico è carente: negli ultimi anni il Paese ha fatto il possibile per attirare turisti, soprattutto nelle isole del golfo di Guinea.
Corruzione, nepotismo, autocrazia sono i mali di fondo d’una nazione che tra l’altro possiederebbe anche buone riserve d’oro e diamanti la cui lavorazione ed esportazione potrebbe far incrementare il reddito nazionale.
Comunque, ben poco di ciò che la Guinea Equatoriale guadagna finisce nelle tasche della popolazione,mentre un’oligarchia rapace si appropria dei beni nazionali.
PIER LUIGI GIACOMONI