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GUINEA BISSAU. L’OPPOSIZIONE VINCE LE LEGISLATIVE
(16 Giugno 2023)

BISSAU. L’opposizione vince le legislative, attese da più d’un anno: dodici mesi fa il Presidente della Repubblica Umaro Sissoco Embaló aveva sciolto l’Assemblea nazionale senza convocare nuove elezioni.

In un primo momento sembrava che lo scrutinio si sarebbe tenuto il 18 dicembre 2022, poi in aprile: infine i 900 mila cittadini si sono recati alle urne pochi giorni fa.

Dallo spoglio delle schede è emersa vincitrice la coalizione PAI-TR guidata dal PAIGC, il partito che condusse la lotta per l’indipendenza di questa ex colonia portoghese.

Nella nuova Assemblea nazionale composta di 102 deputati PAI-TR dispone di 54 seggi, MaDem, il partito più vicino al Presidente ne controlla 29, il PRS, 13 e formazioni minori 6.

Ora il Presidente Embaló dovrà nominare il primo ministro: durante la campagna elettorale aveva dichiarato che per nessuna ragione al mondo avrebbe incaricato Domingos Simoes Pereira, leader del PAIGC, suo acerrimo nemico: possibile che alla fine venga scelta una personalità diversa come l’attuale premier Nuno Gomes Nabiam, con cui in passato il capo di stato ebbe dei contrasti.

All’origine di queste dichiarazioni ci sono i veleni dell’ultima campagna presidenziale, nel 2019: al primo turno Pereira aveva ottenuto il 40,1% dei voti mentre Embaló, allora
candidato del Movimento per l’Alternanza Democratica (MADEM) era arrivato secondo col 27,6%.

Al ballottaggio, inaspettatamente, colpo di scena: Embaló ottiene il 53,5% battendo Pereira.

Ovviamente, il PAIGC denunciò brogli, ma la Commissione Nazionale Elettorale si rifiutò di procedere ad un riconteggio generale delle schede: CEDEAO, ONU ed Unione europea che avevano inviato osservatori, avallarono l’esito del voto.

Embaló, dal canto suo, ha lasciato più volte intendere che preferirebbe un mutamento istituzionale in senso maggiormente presidenziale: l’attuale assetto infatti prevede che il Capo dello stato sia eletto a suffragio universale ogni cinque anni, ma che debba convivere con un governo che risponde del proprio operato all’Assemblea del Popolo. Questo semipresidenzialismo ha creato parecchi conflitti tra le istituzioni che, alla luce dei risultati delle legislative, potrebbero riproporsi.

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UNA STORIA CONVULSA

Le vicende che han coinvolto questo piccolo Stato dell’Africa occidentale, incastonato tra Senegal e Guinea Conakry, dai giorni dell’indipendenza ad oggi sono state piuttosto convulse, con frequenti colpi di Stato, guerre interne e delitti politici.

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LOTTA PER L’INDIPENDENZA

Colonia portoghese fin dal secolo XVI, utilizzata soprattutto per il traffico di schiavi dall’Africa al Brasile, fin dagli anni 50 la GB è interessata da un movimento di liberazione che punta direttamente all’indipendenza.
Nel ’56, è fondato il PAIGC (Partito Africano per l’Indipendenza della Guinea e di Capo Verde), che prende la guida della guerriglia. Gradualmente, contando anche sul sostegno di paesi africani e del mondo comunista, estende il controllo del territorio a vaste aree. Nel 1973, i portoghesi assassinano a Conakry Amílcar Lopes da Costa Cabral (1924 – 1973), leader storico della lotta anticoloniale, ma ciò non ferma l’avanzata dei guerriglieri che a settembre proclamano unilateralmente l’indipendenza.

Questa non vien riconosciuta da Lisbona, ma l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ammette Bissau fra i suoi membri. Bisognerà attendere la “rivoluzione dei garofani” (25 aprile ’74) per veder riconosciuta anche dal Portogallo la nuova repubblica.

La Guinea-Bissau avrà nei 50 anni successivi una vita politica molto agitata: una dozzina di colpi di Stato, tra falliti e riusciti, una sanguinosa guerra interna e numerosi delitti politici.

Nel 1980, il primo presidente Luis Cabral è rovesciato da un golpe orchestrato dal primo Ministro João Bernardo Vieira che successivamente sarebbe divenuto leader del paese dal 1984 fin al colpo di stato del 7 maggio 1999, quando le forze armate lo depongono.

Seguono una guerra civile, fragili governi, altri golpe: nel 2005 Vieira torna alla presidenza, ma il 2 marzo 2009 è assassinato da militari che vogliono prendersi il potere.

Poi altri anni di forte instabilità finché nel 2014 è eletto presidente José Mario Váz, accusato successivamente di corruzione.

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BISSAU E LA COCAINA

Il traffico di cocaina è una delle sfide cui è confrontata la GB: dal 2000, difatti, il porto di Bissau è divenuto uno degli hub del traffico illegale di questo stupefacente tra l’America Latina, l’Africa e il resto del mondo. Causa di tutto ciò: la povertà e la precarietà diffuse, nonché l’evanescenza dello Stato che chiude volentieri gli occhi di fronte all’attivismo dei trafficanti. In più, gl’ingenti introiti determinati dalla diffusione della coca han arricchito diversi membri delle forze armate, l’istituzione più organizzata del Paese.

Proprio gl’interessi che si celano dietro la droga sono probabilmente all’origine del tentato golpe del 1 Febbraio 2022 quando ben 11 funzionari governativi caddero vittime degli scontri tra ribelli e forze fedeli al presidente Embaló.

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LA GUINEA BISSAU

La República da Guiné-Bissau, occupa una superficie di 36.121 KMQ. ed ha una popolazione di 1,6 milioni d’abitanti.

Il territorio, situato nell’Africa occidentale, confina col Senegal a nord e la guinea Conakry ad est e sud. Al largo della capitale Bissau, bagnata dall’Oceano atlantico si trova l’arcipelago delle Bijagos: 120 isole, talvolta piccolissime, talune disabitate.

La lingua ufficiale è il portoghese, ma la popolazione parla diverse lingue locali o un dialetto creolo che fonde termini africani con la lingua ereditata dai coloni.

La maggior parte degli abitanti professa culti locali o è di fede musulmana: vi è una consistente minoranza cattolica (15% del totale).

L’economia si fonda sull’esportazione di anacardi: il paese però possiede petrolio e
bauxite che sono in fase di sfruttamento.

Dal 2009 la GB fa parte dell’Organizzazione della Francofonia e ha adottato il Franco CFA: questa scelta è stata fatta per consentire a Bissau d’entrare nell’area economica, costituita dagli Stati sorti dallo scioglimento dell’Africa occidentale francese (1960).

PIER LUIGI GIACOMONI

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