GRECIA. SYRIZA VA IN FRANTUMI
(16 Novembre 2023)
ATENE. Syriza, il partito che governò la Grecia negli anni più duri dell’austerità imposta dall’UE, sta andando in frantumi, dilaniato da conflitti tra le fazioni.
dopo la duplice sconfitta riportata nelle elezioni generali di maggio e giugno, a settembre gli iscritti avevano eletto un nuovo leader, Stefanos Kassellakis che si era aggiudicato le primarie.
Da allora però è scoppiata la guerra tra le fazioni e in questi giorni, una di esse, “ombrello”, ha annunciato che lascerà il partito.
A Kassellakis si imputano «pratiche trumpiane» e «populismo di destra»: in pratica, secondo i transfughi, vorrebbe abbandonare l’ideologia anticapitalista di Syriza.
Capofila degli scissionisti è l’ex ministro delle Finanze Efkleidis Tsakalotos, lo stesso che negli anni del governo Tsipras firmò gli accordi con UE, FMI e Banca Mondiale per prender in prestito 340 miliardi di dollari necessari per rifinanziare il debito del Paese.
A lui si son uniti una cinquantina di dirigenti: l’annuncio della scissione avviene dopo che Kassellakis ha ordinato l’espulsione di tre esponenti di “ombrello”, tutti ex ministri, che per settimane l’han criticato.
L’ex titolare del Lavoro nel governo Tsipras, Effie Achtsioglou, battuta a settembre nelle primarie e che guida un’altra corrente in seno a Syriza, per il momento rimane nel partito, ma accusa Kassellakis di atteggiamenti offensivi e divisivi e d’usare un lessico d’«estrema destra».
Secondo Kathimerini, il più importante quotidiano ateniese «Le persone di tutte le convinzioni ideologiche che hanno a cuore l’effettivo funzionamento del sistema democratico greco non possono fare a meno di guardare con sgomento ciò che sta accadendo in Syriza. Il secondo partito più grande del paese è allo sbando; non si tratta di uno sviluppo sano» perché viene meno il controllo sull’operato del governo che «a tutti gli effetti non ha alcuna opposizione».
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\STEFANOS KASSELLAKIS
Nato nel 1988 in un ricco quartiere di Atene, a 14 anni si trasferisce nel Massachusetts, per frequentare le scuole superiori e poi per laurearsi in finanza e relazioni internazionali alla prestigiosa Università della Pennsylvania.
Nel 2008 lavora brevemente come volontario per la campagna elettorale di Joe Biden, allora in corsa per la nomination democratica alle presidenziali.
A 21 anni è assunto da Goldman Sachs, un’importante banca d’investimento con sede a New York: in Grecia sta per scoppiare la crisi del debito sovrano che avrebbe condotto il paese sull’orlo del default e del collasso del sistema politico nazionale.
Goldman Sachs, ed altre banche d’affari, dal 2001, riceve denaro da Atene perché la dichiari solvibile, mentendo sullo stato reale delle sue finanze: il Paese vuol entrare nell’eurozona, per cui deve soddisfare i criteri di Maastricht; inoltre, spende montagne di denaro per organizzare le olimpiadi del 2004 e per mantenere un costoso apparato di difesa finalizzato a scongiurare un’eventuale guerra contro la turchia.
2014: Kasselakis investe nel settore delle spedizioni marittime, molto importante per un paese che ha una flotta mercantile di tutto rispetto.
7 Luglio 2019 e poi quest’anno: Syriza perde le elezioni generali. Alexis Tsipras, storico leader del partito e Primo ministro per quattro anni, si dimette. si indicono le elezioni interne per scegliere un nuovo presidente.
si vota su due turni: al primo nessuno dei quattro candidati conquista la maggioranza assoluta; al secondo vince Kassellakis col 56,6% dei voti degl’iscritti.
Tornato in Grecia in primavera, candidatosi alle elezioni generali, il nuovo leader è un neofita della politica.
Durante la campagna per la leadership non nasconde il suo passato: anzi, dice, che aver lavorato per Goldman Sachs gli ha permesso di comprendere meglio le ingiustizie del capitalismo.
In un post su Facebook scrive: «Se non avessi conosciuto dall’interno il mondo del capitalismo, e se non avessi colto l’ingiustizia del denaro, potrei non essere di sinistra», mentre nel video di presentazione della sua candidatura aggiunge che il capitalismo «compra a basso costo il lavoro delle persone» e che «l’arroganza aiuta a guadagnare».
La sua piattaforma programmatica propone:
• taglio delle tasse per i dipendenti pubblici e privati;
• riforma del sistema giudiziario;
• eliminazione della leva militare obbligatoria;
• legalizzazione del matrimonio per gli omosessuali;
• separazione tra Stato e chiesa ortodossa;
I detrattori definiscon le sue proposte insufficienti, ma ora all’ordine del giorno c’è la salvezza di Syriza: Kassellakis dovrà dimostrare d’esser un buon nocchiero capace di governare una nave in gran tempesta che rischia d’affondare.
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CRISI DELLA SINISTRA RADICALE
Molti commentatori, prendendo spunto tanto dagli avvenimenti che coinvolgono Syriza, quanto dal forte rischio d’atomizzazione di altre realtà dell’estrema sinistra continentale, parlano ormai apertamente di “crisi della sinistra radicale” non solo in Grecia, ma anche altrove.
• Die Linke, in Germania, sembra entrata in una fase disgregativa con la nascita del nuovo movimento di Sahra Wagenknecht che mira a prender il suo posto;
• anche la coalizione Nupes, formatasi in Francia durante la stagione elettorale del 2022 è in via di scioglimento dopo che son emersi dissensi tra i suoi diversi componenti sull’atteggiamento da assumere nei confronti di Israele in rapporto alla guerra di Gaza;
• in Spagna, Sumar è riuscita in minima parte a salvare una certa rappresentanza d’estrema sinistra nelle elezioni generali del 23 luglio scorso, ma Podemos ha eletto solo 5 deputati e potrebbe non far parte del nuovo governo.
Cosa sta succedendo in questa area politica che in alcuni momenti ha avuto molto seguito ed ora è in riflusso?
Nel caso di Syriza, l’unico partito di sinistra radicale salito al potere da solo, è evidente il fallimento del suo progetto originario:quando Alexis Tsipras divenne primo ministro, proclamò che avrebbe cambiato l’Unione europea:dopo sei mesi dovette firmare un memorandum ancora più duro di quello respinto dai greci con un’inutile referendum il 6 luglio 2015.
Nei suoi quattro anni di governo, Tsipras espulse diversi membri originari del suo partito, ottenne i prestiti di cui la Grecia aveva bisogno, ma non fu rieletto perché la gente non credeva più alla sua retorica.
Nel giugno di quest’anno Syriza ha toccato il suo minimo storico, 17,85%, ed ora va in pezzi.
Qualcosa di simile sta accadendo anche agli altri: anche se i leader parlano di “popolo” è proprio quello che vien rapidamente a mancare. La destra prende voti nei quartieri periferici, nelle banlieues, facendo breccia sulle paure della gente.
Ancora una volta la sinistra più estrema si dimostra preparata a individuare tutti i mali del nostro tempo, ma impreparata a formulare delle soluzioni ed incline a farsi la guerra al proprio interno.
PIER LUIGI GIACOMONI