ITALIA. GIORNATA NAZIONALE DEL BRAILLE
(21 febbraio 2016).
BOLOGNA. «La Giornata Nazionale del Braille, che cade il 21 febbraio di ogni anno, è stata istituita con legge dello Stato n. 126 del 3 agosto 2007 per promuovere la conoscenza e la diffusione dell’omonimo sistema di scrittura e lettura braille che rappresenta, per tutti i non vedenti, la principale via d’accesso alla cultura e all’informazione, e quindi all’integrazione sociale, scolastica e lavorativa. Sebbene oggi, a duecento anni dalla sua nascita, il codice mantenga intatta la sua utilità e la sua versatilità, risultando perfettamente compatibile con le nuove tecnologie, è comunque indispensabile favorire da parte nostra un’opera di sensibilizzazione e promozione del Braille a tutti i livelli, poiché, sia tra l’opinione pubblica che tra le persone con disabilità visiva stessi, soprattutto
i più giovani, non se ne dimentichi mai l’efficacia e l’attualità.»
Fin qui un comunicato dell’UICI che segnala, appunto, che il 21 febbraio, oggi, è la giornata nazionale del braille.
La scrittura braille fu inventata nel XIX secolo dal francese Louis braille (1809-52) che si pose il problema di trovare un sistema che permettesse ai privi della vista di leggere, scrivere, far di conto, imparare brani musicali e via discorrendo.
L’alfabeto che ne nacque non ha nulla in comune con i caratteri di stampa usati: le lettere Braille, in altre parole, non ripetono la forma delle lettere che si possono leggere su qualunque foglio stampato.
In questo modo vennero creati 64 caratteri che, applicati ad ogni specifico contesto, consentivano di scrivere qualunque cosa: un brano letterario, un’operazione matematica, uno spartito musicale.
Il problema del braille è che non può esser ridotto, per cui il rapporto tra una pagina scritta “in nero” ed una stampata in braille è di uno a tre: vale a dire che un foglio a quattro in nero stampato corrisponde a tre facciate in braille.
Ciò fa sì che i libri in braille siano molto voluminosi e poco portatili.
Una riforma del braille fu realizzata negli anni Ottanta quando si diffusero i personal computer. Come abbiam detto i caratteri di base, inventati da Braille, eran 64 perciò in diversi contesti uno stesso carattere, ad esempio il punto, poteva diventare un segno di divisione od una nota musicale.
Ciò non poteva accadere nel mondo dei computer: ecco allora che si è passati dal braille a sei punti a quello ad otto punti che permette una gamma di possibili caratteri molto maggiore.
Come indica il testo soprariportato, il braille è perciò perfettamente compatibile con le nuove tecnologie tant’è vero che risulta completamente integrato sia nei personal computer sia nei tablets di nuova generazione.
Purtroppo vi sono parecchi non vedenti giovani che ignorano la scrittura braille e credono di poterla sostituire tranquillamente con l’uso delle sintesi vocali: per un privo della vista non conoscere il braille è come essere un analfabeta.
PIERLUIGI GIACOMONI