GIAPPONE. IL CALO DEMOGRAFICO, UNA PRIORITA’ PER KISHIDA
(7 febbraio 2023)
TOKYO. Il calo demografico che sta investendo il giappone è una priorità assoluta per Kishida Fumio, premier del sol Levante dal Settembre 2021: parlando dinanzi alla Dieta il 23 gennaio è stato chiaro:«Il numero di nascite – ha detto – è sceso sotto gli 800.000 l’anno scorso, secondo le stime. Focalizzare l’attenzione sulle politiche riguardanti i bambini e l’educazione dei figli è un problema che non può aspettare e non può essere rimandato.»Il prossimo varo della nuova agenzia per bambini e famiglie, previsto per aprile mira a sostenere i genitori e gettare le basi per un rilancio della terza economia mondiale.
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DECLINO DEMOGRAFICO
Per il Giappone si profila un considerevole declino demografico: entro il 2065 la popolazione dovrebbe scendere ad 88 milioni d’abitanti dagli attuali 125 milioni: un decremento di oltre il 30% in quasi mezzo secolo.
Nel periodo 2020-21 il Paese ha perso 644 mila abitanti e la tendenza è destinata ad aumentare, perché il tasso di natalità è pari ad 1,3 bambini per donna in età fertile.
La speranza di vita alla nascita è pari a 87,7 anni per le donne e 82 per gli uomini, così sono in aumento sia gli ultra sessantacinquenni che i centenari (attualmente 90.500, mentre nel ’63 erano solo 153).
sul fronte delle nascite: nel 2021 han visto la luce 811.604 individui, ma nel ’22, come dichiara il Primo Ministro si è scesi al di sotto di questa quota (il dato peggiore da quando nel 1899 esiste il registro nazionale di nascite e morti).
Certo, il giappone non è l’unico a fronteggiare un incipiente calo della popolazione, ma il governo ha deciso di correre ai ripari mettendo in campo fondi e progetti.
Col prossimo bilancio, in vigore dal 1 Aprile 2023, si raddoppierà la spesa per i programmi relativi all’infanzia.
«Dobbiamo costruire un’economia sociale incentrata sui bambini per invertire il [basso] tasso di natalità», ha tuonato il Premier.
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FUGA DALLE CITTA’
Tokyo peraltro ha in programma, a cominciare dal prossimo esercizio finanziario, di lanciare un progetto di ripopolamento delle aree rurali.
«Il governo giapponese – scrive Justin McCurry[1] – offre 1 milione di Yen (7.500 dollari) per bambino, alle famiglie che si trasferiscono dalla grande Tokyo, nel tentativo di invertire il declino della popolazione nelle regioni [periferiche].
L’incentivo che si configura come un drastico aumento di finanziamenti rispetto al passato, quando si erano offerti poco più di 300mila yen a figlio, mira a ripopolare città e villaggi in declino.
Sebbene la popolazione di Tokyo sia diminuita per la prima volta lo scorso anno, una tendenza in parte attribuita alla pandemia di coronavirus, i responsabili politici ritengono che si dovrebbe fare di più, per ridurre la densità di popolazione della città e incoraggiare le persone a iniziare una nuova vita in aree “fuori moda”, in cui è più evidente l’invecchiamento e lo spopolamento.
Inoltre, l’esecutivo vorrebbe incoraggiare i giovani a non emigrare nei grandi centri in cerca di occasioni di lavoro.
La sovvenzione, che va ad aggiungersi ai 3 milioni di yen già disponibili come sostegno finanziario, sarà offerta ai nuclei familiari che risiedono nei 23 quartieri “core” di Tokyo e nelle vicine prefetture dell’Hinterland (Saitama, Chiba e Kanagawa).
Per ricevere i benefici, le famiglie devono trasferirsi fuori della grande area metropolitana di Tokyo: il denaro potrebbe esser corrisposto, scrive l’agenzia Kyodo, anche a chi dovesse fissare la propria residenza nelle aree montagnose circostanti la capitale.
Circa 1.300 comuni, quasi l’80% del totale, hanno aderito al programma, sperando di incrementare la propria popolazione, dimostrando ad esempio che la qualità della vita è migliore nei piccoli e medi centri, invece che nei grandi agglomerati urbani.
Proprio durante la diffusione del covid-19 molti hanno scoperto i vantaggi del lavoro a distanza; inoltre, i servizi sociali offerti dalle piccole e medie comunità erano migliori nelle aree meno affollate del Paese piuttosto che nella capitale.
Tuttavia, chi spera che il trasferimento in comuni e villaggi periferici sia provvisorio rimarrà deluso: la norma proposta dal governo prevede che chi si trasferisce e riceve i finanziamenti pubblici, vi risieda per almeno cinque anni ed un membro per nucleo familiare deve progettare d’aprire un’attività in loco o trovarvi un posto di lavoro.
Chi dovesse tornare a Tokyo o nella sua area metropolitana prima della scadenza d’un lustro dovrà restituire il denaro ricevuto.
«I funzionari – conclude McMurray – sperano che le generose somme offerte incoraggino le famiglie con bambini fino a 18 anni a rivitalizzare le regioni e ad allentare la pressione sullo spazio e sui servizi pubblici nella grande Tokyo, la più popolata metropoli del mondo coi suoi 35 milioni d’abitanti (oltre un quarto dell’intera popolazione giapponese [NDR])».
In linea di principio, le famiglie che accettan di cambiar casa riceveranno da 1 a 3 milioni di yen per nucleo, a condizione che soddisfino uno dei tre criteri fissati dallo Stato:
1. impiego presso una piccola o media impresa nell’area in cui vanno a vivere;
2. continuare nelle loro vecchie occupazioni, mediante il lavoro a distanza;
3. avviare un’attività nella loro nuova sistemazione.
La metà del denaro messo a disposizione proverrà dal governo centrale, l’altra metà dalle amministrazioni locali.
Finora, osserva il quotidiano economico Nikkei Shimbun, la proposta ha raccolto pochi consensi, tuttavia nel 2021, causa pandemia, il telelavoro ha avuto un boom: nel 2019 vi erano solo 71 telelavoratori, 290 nel 2020 e 1.184 nel 2021.
Il governo spera che 10.000 persone si trasferiscano da Tokyo nelle aree rurali entro il 2027: dal canto loro, i comuni periferici fan di tutto per atrarre abitanti, evidenziando come la vita fuori città sia più ecologica e pulita, l’assistenza all’infanzia migliore e così via.
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SOL LEVANTE “LEGHISTA”
Diversi Paesi negli anni recenti han messo im campo politiche di sostegno alla famiglia e alla natalità. Quest’orientamento però ha il difetto di dar frutti solo nel lungo periodo.
Per convincere le coppie ad aver dei figli occorre anche che vi siano occasioni d’impiego per i genitori e servizi di sostegno alla maternità e all’infanzia. La Francia, ad esempio, pur essendo un Paese altamente industrializzato non sta sperimentando, come il giappone, un decremento della popolazione perché, fin dagli anni 90 del 900 ha messo in piedi una politica familiare che nessuno dei governi che si sono succeduti ha messo in discussione.
Se il Giappone vorrà ottenere dei risultati, far crescere la sua popolazione, dovrà investire molto denaro e insistere coi suoi progetti, ma anche convincere il mondo dell’economia privata a incrementare i salari dei lavoratori e ridurre il precariato giovanile.
Se non si realizzeranno le condizioni precedentemente indicate o se i futuri governi cambieranno politica, difficilmente la tendenza al declino demografico sarà invertita, per cui il sol Levante dovrà importare, più che in passato, manodopera dall’estero per coprire le mansioni lavorative che risulteranno vacanti.
Per il Giappone che finora si è mostrato restio ad aprire le proprie frontiere ai Gastarbeiteren, cosa che ha spinto qualcuno a definire la sua politica verso gli stranieri di stampo “leghista”, sarà un vero cambio epocale.
PIER LUIGI GIACOMONI
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NOTA:
[1] J. McMurray, Japanese government offers families 1m yen a child to leave Tokyo, theguardian.com, 3 Gennaio 2023.