GIAPPONE. Akihito esprime rimorso per le sofferenze provocate dal Sol Levante in Asia durante l’ultimo conflitto.
(16 agosto 2015).
TOKYO. L’imperatore giapponese Akihito parlando ieri a Tokyo in una pubblica manifestazione per celebrare il 70° anniversario della resa del Giappone, ha espresso – riferiscono le fonti – “rimorso” per le sofferenze causate dai giapponesi durante la 2° guerra mondiale.
Le parole dell’imperatore non sono completamente nuove: ricevendo il 4 giugno scorso il Presidente filippino benigno Aquino, il sovrano aveva espresso un concetto simile.
«Durante la seconda guerra mondiale feroci combattimenti tra Giappone e Stati Uniti hanno avuto luogo nel territorio filippino, che hanno prodotto la perdita di molte vite filippine. Questo è qualcosa che noi giapponesi dobbiamo ricordare a lungo con profondo senso di rimorso”. (…)”In questo anno del settantesimo anniversario della seconda guerra mondiale, offro il mio più profondo cordoglio a coloro che hanno perso le loro vite allora».
Il punto di vista manifestato dal Tenno appare, però, sottilmente in antitesi con la linea del governo di Shinzo Abe.
Prima di tutto, l’esecutivo ha proposto al Parlamento un progetto di legge che autorizza le forze armate giapponesi ad intervenire a fianco dei Paesi amici negli scenari di guerra che dovessero presentarsi. Il testo è stato finora approvato dalla Camera bassa ed è in attesa di discussione nell’altro ramo del parlamento;
poi, lo stesso Primo Ministro ha lasciato più volte intendere che il Giappone vuole assumere una linea più attiva sulla scena internazionale.
In particolare – come riferisce il Sole 24 ore – “nell’attesissimo discorso di 3mila parole per i 70 anni dalla fine della guerra (approvato dal gabinetto e pronunciato il 14 agosto), il premier Shinzo Abe ha confermato le posizioni espresse dai precedenti premier nel cinquantesimo e sessantesimo anniversario (Murayama e Koizumi), con il riconoscimento del passato aggressivo del Giappone e le relative scuse come valide per sempre. Abe ha utilizzato tutte le quattro parole fondamentali della “dichiarazione Murayama”: aggressione, profondo rimorso, scuse e dominio coloniale. Ha sottolineato che mai più si deve ricorrere alla guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali. E assicurato che il Giappone resterà ancorato ai valori fondamentali di democrazia, libertà e diritti umani anche con la nuova politica di “contributo pro-attivo alla pace”.
Mentre nel suo discorso al leader filippino, l’imperatore si era anche scusato per le atrocità commesse dai militari giapponesi e per la riduzione in schiavitù di uomini e donne, il premier
Non ha affrontato direttamente la questione delle “donne-conforto” (costrette a prostituirsi in favore dei soldati imperiali), rilevando solo in generale le grandi sofferenze delle donne a causa della guerra, anche nel loro onore e dignità. Ha aggiunto, inoltre, che le future generazioni, che nulla hanno a che fare con quanto successo ormai molti decenni fa, non dovrebbero continuare a doversi scusare.
Le parole di Abe hanno suscitato delusione nei leader di Cina e Corea del Sud che non hanno dissimulato la loro delusione.
La questione delle violenze e delle occupazioni nipponiche del Secondo conflitto riaffiorano come un fiume carsico ai minimi attriti con la Cina e gli altri paesi dell’area in materia di sovranità delle isole, in particolare le Takeshima e le Senkaku.
In più occasioni, poi, il premier e i suoi ministri hanno suscitato le ire di Pechino recandosi o inviando alberi al santuario shintoista Yasukuni di Tokyo, dove è custodito il Libro delle anime di quasi 2,5 milioni di caduti, tra i quali 14 criminali di guerra di Classe A (crimini contro la Pace) e 1.068 condannati per crimini di guerra, coinvolti anche in massacri durante l’occupazione della penisola coreana e della Cina.
Anche ieri – riferiscono le cronache – tre ministri del gabinetto Abe, ma non il premier, si son recati a Yasukuni per rendere omaggio alle vittime del secondo conflitto mondiale.
Si può ben dire, allora, che in Estremo Oriente il passato, specialmente quello più recente e doloroso, fa ancora sentire i suoi effetti e fomenta controversie difficili da superare.
Il Giappone, poi, scalpita per occupare un posto importante sulla scena internazionale senza però aver fatto completamente i conti con le pagine oscure della propria storia.
PIERLUIGI GIACOMONI