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GERMANIA, INCERTEZZA DOPO IL VOTO
(28 Settembre 2021)

BERLINO. Il panorama uscito dalle urne delle elezioni federali tedesche, le none dopo la riunificazione, consegnano un quadro politico assai incerto.

Ci vorranno mesi prima che a Berlino il bundestag sia in grado d’eleggere un cancelliere e non è detto che sia uno dei candidati proposti da SPD, CDU-CSU E Grühnen.

Già, perché nessuno dei tre principali concorrenti alla cancelleria ha dimostrato d’avere l’autorevolezza necessaria per sostituire Frau Merkel.

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I RISULTATI.

I dati, nella loro crudezza indicano che

• La socialdemocrazia è riuscita ad invertire la tendenza autodistruttiva di quest’ultimo decennio che la vedeva perdere inesorabilmente voti ad ogni elezione. L’SPD però tocca un modesto 25,7% in voti ed elegge 206 deputati in un Bundestag che ne conta 735. Sicché la maggioranza assoluta per eleggere Olaf Scholz cancelliere è fissata a 368 voti.

• La CDU-CSU perde rovinosamente terreno conseguendo il 24,1% dei voti ed eleggendo 196 seggi, ma le crepe tra il partito berlinese e la sua ala bavarese, la CSU si approfondiscono, sempre più. Il Ministro Presidente della Baviera Markus Söder, che in primavera aveva conteso ad Armin Laschet la candidatura alla cancelleria, non ha nascosto la sua delusione per uno SpitzenKandidaten che non ha dimostrato autorevolezza e capacità d’unire l’Unione, conseguendo per di più, il peggior risultato nella storia del partito.

Söder, perciò, potrebbe diventare il futuro leader da proporre per la guida del governo federale.

• I Grühnen, che in primavera erano accreditati addirittura del 33% delle intenzioni di voto, raccolgono solo il 14,8% e 118 seggi: pur avendo ottenuto il miglior risultato della loro storia pagano i gravi errori commessi dalla loro candidata Annalena Bärbock che durante la lunga campagna ha inanellato gaffe su gaffe ed ha dovuto ammettere d’aver copiato parti della sua tesi di dottorato, circostanza che in passato è costata la fine della carriera politica di alcune promesse della scena nazionale.

• Segue l’FDP, che con l’11,5% (92 seggi), si conferma forza politica importante, dopo la debacle del 2013, quand’era scesa sotto quota 5% e perso tutta la propria frazione parlamentare. Però i liberali sono su posizioni nettamente conservatrici e non ne vogliono sapere d’agevolare il compito dei Paesi indebitati dell’area euro;

• L’AfD porta a casa il 10,3% (83 seggi) e si riconferma partito di riferimento d’una parte della Germania Est (in Sassonia ottiene il 36%): per oggi con loro nessuno vuol governare, ma domani non si sa.

• In evidente difficoltà die Linke che riesce a mandare 39 deputati al Bundestag pur scendendo sotto quota 5% perché ottiene nei Länder orientali diversi mandati diretti.

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LE COALIZIONI POSSIBILI.

A conti fatti, le coalizioni possibili sono tre:

1. Coalizione “semaforo”.

I media tedeschi parlano da un po’ della coalizione semaforo che metterebbe insieme i socialdemocratici (color rosso), i liberali (giallo) e i verdi.

Sulla carta, i numeri ci sono: al Bundestag i tre avrebbero il sostegno di 416 deputati. Le differenze tra i partiti sono però enormi: i liberali non sono ambientalisti e vogliono in sede europea mettere dei solidi paletti alla mutualizzazione dei debiti.

Proprio per questo, nel 2017, fecero saltare l’accordo CDU-CSU-FDP-GR che stava per nascere.

Su questa base, il leader liberale Christian Lindner ha preso i voti e potrebbe preferire rimanere all’opposizione piuttosto che sostenere un esecutivo di centro-sinistra.

2. Coalizione Giamaica [1].

Alternativa al “semaforo”, è la coalizione “Giamaica”, ossia l’alleanza tra CDU-CSU (COLORE NERO), i liberali e i Verdi: al Bundestag potrebbe contare su 406 voti.

Già nel 2017, come si diceva dianzi, si tentò di formare un siffatto governo ma dopo due mesi d’inutili trattative, tutto saltò per aria e CDU-CSU e SPD dovettero riprendere in mano il progetto d’una grande coalizione.

Non è detto nemmeno stavolta che questo patto possa veder la luce.

3. Grande coalizione.

Anche se in questo momento tutti la escludono, qualora i mesi dovessero passare senza che venga creato un nuovo governo, potrebbe tornar utile una coalizione tra CDU-CSU- e SPD che al Bundestag può contare sul sostegno di 402 voti. .

Dopo tutto, le differenze tra socialdemocratici e democristiani sono meno profonde che quelle tra Verdi e Liberali. Inoltre, il voto di domenica ha riequilibrato i rapporti di forze tra il partito di Scholz e quello di Laschet. Anzi, proprio il leader socialdemocratico in queste condizioni avrebbe le maggiori probabilità di diventare Cancelliere, mentre Laschet, che ha già dichiarato d’aver evitato una debacle ancor peggiore, potrebbe fare da vice, ricoprendo un ministero importante come gli Esteri o le Finanze.

Di sicuro, poi, le forze dell’economia premeranno sul ceto politico affinché metta da parte le divergenze per costruire una coalizione a due, sicuramente meno fragile d’una a tre.

Infine, SPD e partiti dell’Unione hanno dimostrato in questi decenni di poter collaborare insiene costruttivamente: basti ricordare che negli ultimi sedici anni, SPD e CDU-CSU sono stati al governo per dodici anni, di cui otto consecutivamente.

Sullo sfondo, ma neanche tanto, c’è la questione delicata del ruolo della Germania nell’insieme dell’unione Europea: non c’è dubbio che una prolungata assenza di Berlino in seno all’UE potrebbe approfondire la crisi d’una costruzione come quella europea che i fatti di questi anni hanno sostanzialmente approfndito.

Quanto a Frau Merkel, di cui tutti i media del mondo han celebrato il prossimo pensionamento, rimarrà Cancelliere fino al nuovo governo e non è detto che qualcuno non riesca a convincerla a rimanere al suo posto anche con la nuova amministrazione.

PIER LUIGI GIACOMONI

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NOTA:

[1] La coalizione Giamaica prende il nome dai colori dei tre partiti che dovrebbero comporla che richiamano quelli della bandiera giamaicana.

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