GABON. COLPO DI STATO, A LIBREVILLE LA GENTE FESTEGGIA
(31 Agosto 2023)
LIBREVILLE. Nella notte del 30 agosto, in Gabon, un colpo di stato incruento ha messo fine al lungo regno dei Bongo, la famiglia che dal 1967 guida il Paese dell’Africa equatoriale.
Alle 5 del mattino in TV compaiono una dozzina di ufficiali della Guardia repubblicana, della Polizia e dell’esercito per annunciare:
«Il nostro bellissimo Paese, il Gabon, è sempre stato un’oasi di pace. Oggi attraversa una grave crisi istituzionale, politica, economica e sociale.
E’ evidente che l’organizzazione delle scadenze elettorali, note come elezioni generali del 26 agosto 2023, non ha soddisfatto le condizioni per uno scrutinio trasparente, credibile e inclusivo, tanto auspicato da tutti i gabonesi. A ciò si aggiunge una governance irresponsabile e imprevedibile, che si traduce in un continuo deterioramento della coesione sociale, rischiando di portare il Paese al caos.
Oggi, 30 agosto 2023, noi, forze di difesa e sicurezza, riunite nel Comitato per la transizione e il ripristino delle istituzioni (CTRI), a nome del popolo, garanti della protezione delle istituzioni, abbiamo deciso di difendere la pace ponendo fine al regime in vigore.
A tal fine vengono annullate le elezioni generali del 26 agosto 2023 e i relativi risultati. Le frontiere sono chiuse fino a nuovo avviso. Vengono sciolte tutte le istituzioni della Repubblica, in particolare il governo, il Senato, l’Assemblea nazionale, la Corte costituzionale, il Consiglio economico, sociale e ambientale, il Centro elettorale.
Invitiamo le persone, le comunità dei paesi fratelli insediatisi in Gabon e i nostri concittadini della diaspora alla calma e alla serenità. Riaffermiamo il nostro impegno a rispettare gli impegni del Gabon nei confronti della comunità nazionale e internazionale.
Popolo del Gabon, è giunta finalmente l’ora della nostra ascesa verso la felicità. Possano Dio e gli spiriti dei nostri antenati benedire il Gabon. Onore e fedeltà alla patria.»[1]
Poche ore dopo, altro comunicato: i militari annunciano che il Presidente deposto Ali Bongo Ondimba è agli arresti domiciliari, mentre diverse personalità del regime, tra cui il figlio Nouredine, saranno giudicati quanto prima per una serie di gravissimi reati tra cui alto tradimento, corruzione e traffico di stupefacenti.
Gli osservatori son rimasti sorpresi da questo golpe, perché finora si riteneva che la “famille”, com’era denominata nel Paese, controllasse direttamente le forze di sicurezza, scongiurando il pericolo d’un putsch.
Appena, grazie alla TV, è stato chiaro che il lungo regno dei Bongo era finito,la gente è scesa per le strade di Libreville al grido “Viva la libertà! i Bongo sonfiniti!”.
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IL GABON
Stato dell’Africa equatoriale, bagnato dal Golfo di Guinea, occupa una superficie di 267.667 kmq. ed è popolato da 2,3 milioni d’abitanti.
La capitale è Libreville.
Ricco di legname pregiato, petrolio, manganese, oro, uranio ed altre materie prime, è stato fin dall’inizio della sua storia uno stretto alleato della Francia.
In 63 anni, haavuto solo tre presidenti:
• il primo, Léon M’Ba (1960-67) subisce un tentativo di golpe il 18 febbraio 1964: l’intervento diretto dei militari francesi lo riporta al potere;
• il secondo, Albert Bernard Bongo[2] (1967-2009), è dapprima il capo di gabinetto di M’Ba e dal ’66 suo vice presidente: quando il Capo di Stato muore, ne prende il posto, mantenendosi in sella per 42 anni, fin alla morte a Barcellona a causa d’un tumore all’intestino;
• il terzo, Ali Ben Bongo Ondimba[3], figlio di Omar, ne eredita la leadership come avviene nelle monarchie.
Tuttavia, i suoi 14 anni di governo son caratterizzati da una crescente opposizione: già nel 2016, in occasione delle precedenti presidenziali, vengon denunciati massicci brogli che gli garantiscono una comoda riconferma in carica.
Il 7 Gennaio 2019, dopo che Bongo ha subìto un ictus che l’ha tenuto lontano dal Paese per diverso tempo, una parte delle Forze armate tenta un golpe che però vien represso dai fedelissimi della “famille”.
Il 26 agosto, infine, si tengono nuove elezioni generali con cui si sarebbero rinnovate la Presidenza della Repubblica, l’Assemblea nazionale e i consigli locali.
Già nei mesi precedenti al voto, le opposizioni criticano pesantemente una serie di modifiche introdotte sia nella costituzione che nella legislazione elettorale.
Nella costituzione:
• il mandato presidenziale scende da sette a cinque anni;
• il Presidente in carica può candidarsi all’infinito;
• è eletto il candidato che consegue il maggior numero di voti.
Nel codice delle elezioni è istituita una scheda unica con cui il votante elegge dal capo dello stato al consigliere locale:il voto dato ad un nominativo si trasferisce a tutte le altre cariche.
Questa batteria di norme, pur approvata dall’assemblea nazionale a larghissima maggioranza, è contestata da una parte dell’opposizione che teme, non a torto, che l’élite dominante stia preparando il terreno per la rielezione del leader.
Quanto alle elezioni del 26 agosto,che son probabilmente all’origine del primo golpe riuscito nella storia gabonese, si sono svolte in un’atmosfera di mistero: per giorni il Paese è rimasto isolato dal resto del mondo, senza internet ed il coprifuoco notturno.
Per evitare che la gente potesse avere anticipazioni sull’andamento dello scrutinio, è stata sospesa la licenza per la diffusione dei programmi di France 24 e Radio France International.
Motivo comunicato dalle autorità? “vogliamo impedire scontri tra la popolazione”. In realtà, molti credono che la commissione elettorale abbia avuto bisogno di tempo per fabbricare i risultati che son stati annunciati la notte del 30 agosto, poco prima del golpe: questi han visto la rielezione di Bongo col 64,27%, contro il 30,77% andato al capofila di Alternance 23, Albert Ondo Ossa, ex ministro dell’istruzione.
Ora però l’esito delle urne è stato invalidato dagli uomini in divisa: mentre fioccano le condanne per questo ennesimo golpe in Africa, nessuno sembra voler il ritorno d’un Bongo alla guida della Repubblica Gabonese. Piuttosto, sotto traccia, si auspica che la transizione tra l’era della “famille” e quella d’uno stato realmente democratico sia quanto mai rapida.
PIER LUIGI GIACOMONI
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NOTE:
[1] Le Monde avec AFP, Au Gabon, des militaires proclament l’annulation des élections après l’annonce de la victoire d’Ali Bongo, lemonde.fr, 30 agosto 2023,
La traduzione e l’adattamento del testo francese all’italiano è mia;
[2] Albert Bernard Bongo, nel 1973, convertendosi all’islam, assume il nome di Al Hadj Omar Bongo.
Nel 2003 aggiunge Ondimba in ricordo del padre;
[3] Alla nascita (1959) il Presidente deposto è battezzato Alain Bernard: successivamente, anch’egli abbraccia la religione musulmana ed assume il nome di Ali Ben Bongo.
Nel 2003 aggiunge Ondimba in memoria del nonno e per dimostrare fedeltà al padre.