FRANCIA
AL VOTO, AL VOTO!
(13 Giugno 2024)
PARIGI. Alle 9 di sera, scuro in volto, Emmanuel Macron compare in televisione ed annuncia che l’Assemblea Nazionale è sciolta e che son convocate nuove elezioni legislative per domenica 30 Giugno (primo turno) e 7 Luglio (secondo turno).
Accade, infatti, che le proiezioni sui voti espressi per le europee indichino che il 31,4% delle preferenze popolari van al Rassemblement Nationale (RN), già Front Nationale (FN) e che la lista Renaissance, d’obbedienza macronista, sia doppiata: un vero “schiaffo” dato all’inquilino dell’Eliseo.
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RETROSCENA
Secondo la stampa francese, Macron meditava da tempo di congedare i 577 deputati di Palais Bourbon: Le Monde rivela che il 20 Maggio il Presidente va a cena con tre persone a lui molto vicine, detti “i moschettieri”.
Qualcuno, mentre mangiano, gli suggerisce di sciogliere la camera: il Presidente rimane in silenzio, ma evidentemente medita.
Il 9 giugno, alle 19, mentre affluiscono dai seggi in provincia[1] i primi dati sulle europee, Macron riunisce all’Eliseo alcuni ministri e diversi esponenti di Renaissance: comunica loro d’aver deciso di sciogliere la camera bassa.
Alle 20,15, davanti ai supporter esultanti, Jordan Bardella, candidato di punta di RN, chiede le elezioni generali: non sa che Macron sta per accontentarlo.
«è venuto il momento – dice – di ridare la parola ai francesi affinché decidano quale futuro deve avere il nostro paese».
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AZZARDO?
La costituzione della V Repubblica (1958) assegna al Capo dello Stato il potere di sciogliere l’Assemblea Nazionale: in passato tale facoltà è stata utilizzata per uscire da situazioni complesse come quella attuale, ma oggi c’è chi teme che la decisione presa da Macron sia un «azzardo».
E’ di questo parere Jéróme Fenoglio,[2] direttore di Le Monde, che in un editoriale apparso il 10 giugno scrive:
«il 30 giugno e il 7 luglio si deciderà in fretta nientemeno che il futuro della nostra democrazia, nonché il volto che vogliamo presentare ai nostri alleati e partner europei, mentre il nostro continente è ancora una volta colpito dalla guerra, mentre il nostro mondo versa in uno stato di catastrofe climatica.»
Il presidente, aggiunge, paga oggi gli errori commessi due anni fa, dopo la rielezione quando non volle allargare quel «fronte repubblicano» che avrebbe consolidato la maggioranza parlamentare ed evitato la fine anticipata della legislatura.
Perché, però, in Francia l’estrema destra ha così il vento in poppa? Fenoglio ne dà una spiegazione in un’intervista a La Stampa:[3]
«Ci sono ragioni – dice – legate al mutamento delle nostre società, nervose e impazienti, che vogliono cambiare presto. Ma nel profondo ci sono senso d’ingiustizia e impoverimento. Si parla spesso delle banlieue, ma anche i piccoli centri rurali hanno visto sparire i servizi pubblici. Quello che faceva sì che la Francia fosse un Paese dove vivere bene, in particolare l’accesso alla sanità, sembra sgretolarsi. E questo provoca un malessere che è una molla molto forte e che il RN sa sfruttare».
Ma, aggiungiamo noi, c’è anche un affaticamento delle democrazie che si manifesta con l’astensionismo, ormai divenuto endemico, con l’emergere di tante minoranze sempre più arrabbiate e rancorose, il tutto immerso in una società sempre più liquida e liquefatta in cui la solidarietà fa sempre più fatica a manifestarsi.
PIER LUIGI GIACOMONI
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NOTE:
[1] In Francia le urne chiudono ad orari diversi: nei piccoli centri alle 18, a Parigi, Lione e Marsiglia alle 20.
In questo modo, in via riservata, le autorità attorno alle 19, han già in mano delle proiezioni piuttosto attendibili sugli umori dell’elettorato.
[2] J. fenoglio, Après la dissolution de l’Assemblée nationale, trois semaines pour éviter le pire, lemonde.fr, 10 Giugno 2024.
[3] F. Schianchi, Jérôme Fenoglio: “Una catastrofe se vince il Rn, inaudito il sì dei repubblicani”, lastampa.it, 12 Giugno 2024.