EUROPA
IL SEPARATISMO NON VA PIU’ DI MODA
(14 Maggio 2024)
C’è stato un momento, nel passato decennio, in cui il separatismo andava di moda: gli scozzesi volevano separarsi dal Regno Unito, i catalani avrebbero fatto altrettanto.
I fatti politici degli ultimi anni han segnato una netta inversione di tendenza.
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SCOZIA
Nel 2017 lo Scottish National Party (SNP) vince quasi tutti i seggi in palio per il parlamento di Londra a nord del vallo d’Adriano (55 su 59) lasciando agli altri le briciole. Conseguenza: la premier di Edimburgo Nicola Sturgeon, pasionaria dell’indipendentismo scozzese, rilancia la retorica separatista: presto faremo un altro referendum per staccare la Scozia dal Regno Unito.
Passano gli anni, l’SNP non vince le elezioni scozzesi del 2021 e Londra fa capire che prima del 2040 non vi sarà una votazione secessionista a Edimburgo e dintorni.
Nell’SNP sorgono dissensi e scontri tra falchi e colombe: nel marzo 2023 Ms. Sturgeon lascia leadership e governo travolta da uno scandalo d’appropriazione di fondi in cui è coinvolto il marito, le subentra un nuovo leader che dura solo 13 mesi.
Nei giorni scorsi, il veterano John Swinney diventa First Minister e intervistato dalla BBC dice che il suo obiettivo principale è sradicare la povertà.
La secessione dal Regno Unito non è più in agenda?
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CATALOGNA
Anche il movimento per l’indipendenza della Catalogna, noto come il “procès”, sembra in declino: i risultati delle elezioni regionali a Barcellona e dintorni segnalano un netto regresso dei partiti indipendentisti.
Il voto anticipato, provocato dal dissolversi della coalizione su cui si reggeva la Generalitàt guidata dal repubblicano Pere Aragonès, fa emergere due dati fondamentali:
1. la scarsa partecipazione, che rasenta il 58%, mentre all’apice del conflitto Barcellona-Madrid (autunno 2017) toccò il 78%;
2. crollo netto del separatismo che perde 13 seggi e non potrà governare.
I sondaggi demoscopici, inoltre, informano che oggi solo il 12% dei catalani vorrebbe davvero la separazione dalla Spagna.
Indipendentemente dal governo che si formerà in Catalogna, anche qui l’argomento “indipendenza” non è più di moda?
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SEPARATISMO
Nella storia d’Europa il separatismo ha vissuto momenti forti e deboli: di solito gli Stati si sono sciolti e ricomposti sotto diverse forme, dopo eventi cataclismatici, come le guerre mondiali o il crollo del Muro di Berlino.
Nella nostra vita, abbiam visto nascere nuovi Stati dopo la fine di URSS, Cecoslovacchia e Iugoslavia. Si trattava d’un rimescolamento di carte, che riportava in auge moti indipendentisti, già da tempo esistenti, che attendevan solo il momento giusto per affermarsi.
Prima ancora, altri sommovimenti avvennero tra 1918 e 1920, quando, con la pace di Versailles (1919), fu rimodellata la carta d’Europa, soprattutto sul versante orientale.
I separatismi, però, all’interno di Stati formati ed esistenti da più tempo, fan fatica ad aver la meglio sugli unionismi: negli anni 40 ci fu un movimento che predicava il distacco della Sicilia dall’Italia; più avanti, in Corsica si tentò la strada del divorzio da Parigi; nei Paesi baschi per anni si combatté un conflitto tra indipendentisti e unionisti.
Tutto inutile: Sicilia, Corsica e Euskadi rimangono parte di Italia, Francia e Spagna, anche se in quest’ultimo paese la lotta di ETA è costata parecchie vittime.
Le rivendicazioni separatiste son rinviate ai prossimi sconvolgimenti geopolitici.
PIER LUIGI GIACOMONI