EDITORIALE. PACIFICO,MA NON PACIFISTA
(27 Luglio 2022)
KIEV. Il 24 Febbraio la Federazione russa ha sferrato un attacco alla Repubblica d’Ucraina al culmine d’un’escalation verbale che stava durando da mesi. Già in autunno si era capito che Mosca avrebbe fatto qualcosa per risolvere, dal suo punto di vista, la questione delle repubbliche separatiste del donetsk e Lugansk. Erano territori che col supporto russo fecero secessione nel 2014 più o meno nello stesso periodo in cui la Crimea diventava un pezzo di Russia.
Tre giorni prima di dar il via all'”operazione militare speciale” Vladimir Vladimirovic Putin in un lungo discorso televisivo aveva giustificato l’aggressione sostenendo che l’Ucraina come stato non esisteva, perché era stata creata per volontà di lenin, Stalin e Kruschev, che gli ucraini erano russi e la loro lingua non era altro che un dialetto russo.
Per mesi, Mosca ha sostenuto che l’obiettivo finale dell'”operazione speciale” era la definitiva separazione da Kiev delle repubbliche fantoccio del Donbass, la tutela dei diritti di tutti i russofoni d’Ucraina e la denazificazione del paese. Ora è chiaro che Mosca vuole cancellare dalla carta geografica l’Ucraina per poi aggredire altri territori ex sovietici come la Moldavia e le repubbliche baltiche. Lo stesso Putin ha definito la fine dell’Unione Sovietica decisa nel dicembre 1991 dai presidenti di Russia, Boris Eltsin, Bielorussia, Stanislav Shuskevic, ed Ucraina, Leonid Kuchma, l’8 Dicembre 1991 un errore storico, una ferita da rimarginare.
Questo, dunque, il progetto che il leader del kremlino sta portando avanti da decenni e che ora è arrivato a un punto di svolta perché se questa guerra sarà vinta dai russi presto avremo nuove rivendicazioni e nuovi conflitti in europa orientale.
Qualcosa di simile si verificò negli anni Trenta in Europa: Adolf Hitler divenuto nel 1933 padrone assoluto della Germania fece subito sapere che il suo programma era infrangere i termini dell’odiata pace di Versailles: tanto per cominciare la Germania iniziò un vasto progetto di riarmo, poi nel ’36 fu occupata la Renania, nel ’38 l’Austria, poi fu smembrata la Cecoslovacchia. Solo dopo l’aggressione della Polonia, cui prese parte l’URSS che s’impadronì delle province orientali, le democrazie occidentali scesero in battaglia. Ci vollero più di cinque anni di durissimi combattimenti per aver ragione dei nazisti che a un certo momento controllavano quasi tutta l’europa continentale o direttamente o indirettamente.
La Russia ha seguito più o meno lo stesso procedimento logico: prima Putin ha soppresso la guerriglia indipendentista cecena, poi ha compiuto provocazioni in Estonia. Nel 2008 si è impadronita di due territori russofoni appartenenti alla Georgia e nel ’14 è accaduta la stessa cosa in Crimea e nel già citato Donbass.
Al momento in cui scriviamo la guerra èè sostanzialmente in una fase di ristagno: i russi compiono piccole conquiste, ma gli ucraini resistono anche grazie alle armi inviate dai Paesi occidentali.
Allo stesso tempo in Russia quel poco di libertà di stampa e parola che esisteva prima dello scoppio del conflitto è scomparsa e il regime ha sempre di più i connotati d’una dittatura d’una cricca che ha giocato tutte le sue carte sulla vittoria finale e la cancellazione dell’Ucraina.
Questo per sommi capi il quadro della situazione.
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I RIFLESSI DELLA GUERRA IN ITALIA
In Italia lo scoppio della guerra ha fatto emergere un dibattito tra pacifisti senza se e senza ma e sostenitori dell’Ucraina.
I primi si sono schierati per l’invio di aiuti umanitari alle popolazioni civili colpite dai bombardamenti, ma contrari a qualunque aiuto militare: qualcuno di costoro si è spinto addirittura a dichiarare che la Russia aveva ragione e che Kiev non doveva far altro che arrendersi.
I sostenitori dell’Ucraina erano invece convinti che fosse giunto il momento di dar una lezione a Putin, appoggiando la resistenza ucraina ed imPedire a Mosca di vincere una guerra avviata avventuristicamente.
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SECONDO ME
Al punto in cui siamo occorre a mio avviso riportare la questione all’inizio: come è spesso accaduto l’Occidente ha sottovalutato la politica espansionista della Russia che in questi decenni è intervenuta in diversi scenari di guerra (Siria, Libia, Sahel), ha condotto una guerra sul fronte del web e delle reti sociali, ha appoggiato movimenti nazionalisti e populisti tanto d’estrema destra quanto d’ultrasinistra pur d’indebolire le democrazie occidentali.
Mosca ha accresciuto la propria arroganza facendosi forte della propria posizione preponderante nel mercato degl’idrocarburi estremamente necessari per le economie di tutto il mondo in attesa che si compia la transizione da fonti d’energia basate sul bruciare combustibili a tecnologie che sfruttino altre risorse come l’idrogeno o le fonti rinnovabili.
Ora siamo a un punto di svolta: o si riuscirà a ricondurre Putin e la sua cricca dirigente alla ragione o c’è davvero il rischio che altri Paesi finiscano nel mirino del despota moscovita.
E allora? E’ necessario che l’Occidente sia sempre più coeso e che i paesi amici dell’ucraina la sostengano fin a quando sarà chiaro anche al Kremlino che la cancellazione di quel Paese (oltre 600mila chilometri quadrati e 45 milioni d’abitanti) non è possibile. Non solo: dev’esser chiaro che Kiev ha il diritto di decidere autonomamente il proprio futuro. Per esempio aderire all’Unione europea tra qualche anno e alla NATO se un giorno vorrà. Che alla Russia piaccia o meno.
Io sono una persona pacifica ma non pacifista: penso infatti che se uno ti aggredisce, vuol impossessarti dei tuoi beni e di ciòche ti è più caro, che arriva addirittura a sostenere che tu non esisti, hai il diritto non solo di difenderti, ma d’affermare la tua personalità facendo anche ricorso a degli alleati se le tue forze non sono sufficienti a respingere il bullo. E’ un diritto sacrosanto che non può essere assolutamente conculcato, che vale per gl’individui e per gli Stati.
E’ in base a questo diritto che negli anni quaranta si sviluppò in molte parti d’europa, Italia compresa, la Resistenza contro l’occupazione nazifascista. Dapprima in Francia e in Iugoslavia, poi dappertutto gruppi sempre più consistenti e meglio organizzati ed armati cominciarono ad infliggere dei colpi alle forze d’occupazione germaniche ed ai collaborazionisti locali. Ci vollero anni, fu versato molto sangue,anche innocente, fu necessario il sostegno di Gran Bretagna e Stati Uniti che inviarono armi e consiglieri militari, ma alla fine la liberazione fu ottenuta.
Se non fosse successo tutto questo probabilmente oggi vivremmo inun’altra realtà, magari sotto un regime dispotico, soffrendo di forti limitazioni della libertà personale.
E’ stato scritto che il conflitto in atto è uno scontro tra chi ha una concezione autoritaria del potere e chi invece crede, malgrado tutto alle potenzialità della democrazia, tra chi crede che le singole nazioni debbano seguire i loro impulsi espansivi, in altri tempi si sarebbe parlato di volontà di potenza, e chi crede nel multilateralismo e nella libera cooperazione tra Stati.
Personalmente spero sempre che democraziae multilateralismo prevalgano sul nazionalpopulismo, sullo sciovinismo, ideologie che fatalmente producono conflitti ed elevano muri tra i popoli.
Per questo credo che l’Ucraina vada sostenuta affinché vinca la guerra e porti avanti la sua democratizzazione e il suo progetto d’avvicinamento all’Europa.
PIER LUIGI GIACOMONI