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EDITORIALE.

L’ANNO CHE VERRA’
(29 Dicembre 2023)

«Caro amico ti scrivo, così mi distraggo un po’: da quando sei partito c’è una grande novità: L’anno vecchio è finito, Ma qualcosa ancora qui non va»

in Medio Oriente, in Africa centro settentrionale e in Ucraina c’è la guerra e nessuno riesce a farla finire: anzi i combattimenti sono sempre più aspri e chi ne fa le spese, oltre che i soldati implicati, sono anche i civili, coloro cioè che non possono andarsene altrove.

E del resto dove dovrebbero andare? Se all’esordio del conflitto in Ucraina molti paesi europei accolsero a braccia aperte i profughi, ora le stesse opinioni pubbliche premono affinché chi può, venga rimandato a casa, magari per combattere.

Nei giorni scorsi, un deputato tedesco, presidente della commissione esteri del Bundestag, ha proposto di rimpatriare gli ucraini maschi tra i 18 e 48 anni, affinché rinforzino il proprio esercito che è alla ricerca d’almeno mezzo milione di uomini.

subito si è accodata una parlamentare svizzera dell’UDC che ha chiesto al governo di Berna di far la stessa cosa.

Allo stesso tempo, diversi paesi, in primo luogo gli Stati Uniti, han finito i soldi da inviare a Kiev e per adesso le parole accorate di Zelensky, che non si stanca di chieder aiuto, cadono nel vuoto.

In Medio Oriente, la guerra innescatasi il 7 ottobre col Pogrom messo in atto da Hamas tende ad allargarsi: in Libano, Hezbollah che dispone di circa 100.000 militanti, lancia ormai tutti i giorni missili contro le città dell’alta Galilea israeliana e sulla stampa internazionale circola voce che Washington faccia sempre più fatica a dissuadere Tel Aviv dal lanciare una rappresaglia ai danni del partito sciita.

***

ANNO ELETTORALE

Il 2024 sarà punteggiato da tanti appuntamenti elettorali che fan tremare le vene ai polsi.

Si comincerà presto: il 13 Gennaio voteranno i taiwanesi. La Cina, che rivendica il possesso dell’arcipelago, che nel 1949 si staccò da Pechino, spera che vinca il candidato del Kuomintang, il partito che fu di Ciang Kai Shek e che ora vede di buon occhio un riavvicinamento al continente; se però vincesse il Partito Democratico Progressista, favorevole all’indipendenza di Taipei, potrebbero crearsi le condizioni per un’invasione prossima ventura delle isole ribelli ad opera dell’Armata Popolare cinese.

Sempre in Asia, si voterà in Bangladesh, Pakistan e India, quindi in pratica in tutto il subcontinente.

Per l’India si prevede una comoda rielezione per il BJP di Narendra Modi, per gli altri due vicini è tutto da vedere.

In Africa, son previste elezioni in Senegal e Ghana, nella cruciale regione dell’Africa occidentale, dove negli ultimi anni han avuto luogo diversi golpe e dove spesso i governi traballano.

Anche il Sud Africa voterà e non è detto che l’ANC vinca ancora.

In Europa, l’attenzione è tutta rivolta alle elezioni per il parlamento comunitario (6-9 giugno): consultazioni tenutesi in diversi paesi membri fan temere che l’estrema destra eurofobica possa guadagnare terreno mettendo in discussione la coalizione tra popolari, socialisti e liberali che finora ha retto le sorti dell’Unione.

Il 10 Marzo voteranno i portoghesi per rinnovare in anticipo il parlamento e si teme che Chega, un’altra formazione d’ultradestra cresca in voti e seggi, come accaduto in Spagna con Vox.

Sono molto attese anche le elezioni legislative in Austria e nel Regno Unito: in quest’ultimo paese i sondaggi profetizzano un successo dei laburisti che oggi sono dati in vantaggio sui conservatori di oltre 20 punti percentuali.

Però il partito di Sir Keir Starmer è in difficoltà coi finanziamenti:un rapporto pubblicato dal tesoriere laburista dichiara che le casse del partito han in tutto 3 milioni di sterline, mentre quelle dei tories ne han 15 milioni.

Occorrerà perciò far cassa altrimenti addio vittoria annunciata!

Attraversando l’Atlantico, l’attenzione di tutti si rivolge agli Stati Uniti dove sembra scontato che rivivremo lo scontro tra i due terribili vecchietti che animano, si fa per dire, la politica americana.

Da una parte c’è Joe R. Biden, 81 anni, che ha guidato in modo non sempre impeccabile l’amministrazione che ha gestito l’uscita del paese dalla pandemia, il ritiro dall’Afghanistan, deciso dal suo predecessore, e le guerre in Ucraina e Medio Oriente.

Dall’altra parte c’è quel Donald J. Trump, 77 anni, che prova a vendicare la sconfitta del 2020, da lui mai ammessa, proponendo una piattaforma d’ultradestra che tuttavia nelle elezioni parlamentari del 2022 ha fruttato un’esile maggioranza al Congresso per i repubblicani.

Trump è sicuro di vincere, ma talvolta la sicurezza gioca brutti scherzi.

Sempre nel continente americano è previsto che si voti in Messico, che dal 2018 ha un’amministrazione di sinistra, a Panamà, in Uruguay e in Venezuela.

A proposito, il regime bolivariano sembra abbia una gran voglia d’attaccare la Guyana per prendersi la regione dell’Esequibo, 160mila chilometri quadrati quasi disabitati ma ricchi di materie prime.

***

In conclusione, caro amico, non so se l’anno prossimo sarà meglio di quello che ci lasciamo alle spalle.

Giacomo Leopardi (1798 – 1837) si pose da quel pessimista che era,il quesito se fosse lecito aspettarsi per forza che l’anno nuovo fosse meglio del vecchio.

Nel Dialogo tra un venditore d’almanacchi e un passeggere affronta la questione così.

Leggiamo:

«Venditore: Almanacchi, almanacchi nuovi; lunari nuovi. Bisognano, signore, almanacchi?
Passeggere: Almanacchi per l’anno nuovo?
V: Sì signore.
P: Credete che sarà felice quest’anno nuovo?
V: Oh illustrissimo sì, certo.
P: Come quest’anno passato?
V: Più più assai.
P: Come quello di là?
V: Più più, illustrissimo.
P: Ma come qual altro? Non vi piacerebb’egli che l’anno nuovo fosse come qualcuno di questi anni ultimi?
V: Signor no, non mi piacerebbe.
P: Quanti anni nuovi sono passati da che voi vendete almanacchi?
V: Saranno vent’anni, illustrissimo.
P: A quale di cotesti vent’anni vorreste che somigliasse l’anno venturo?
V: Io? non saprei.
P: Non vi ricordate di nessun anno in particolare, che vi paresse felice?
V: No in verità, illustrissimo.
P: E pure la vita è una cosa bella. Non è vero?
V: Cotesto si sa.
P: Non tornereste voi a vivere cotesti vent’anni, e anche tutto il tempo passato, cominciando da che nasceste?
V: Eh, caro signore, piacesse a Dio che si potesse.
P: Ma se aveste a rifare la vita che avete fatta né più né meno, con tutti i piaceri e i dispiaceri che avete passati?
V: Cotesto non vorrei.
P: Oh che altra vita vorreste rifare? la vita ch’ho fatta io, o quella del principe, o di chi altro? O non credete che io, e che il principe, e che chiunque altro, risponderebbe come voi per l’appunto; e che avendo a rifare la stessa vita che avesse fatta, nessuno vorrebbe tornare indietro?
V: Lo credo cotesto.
P: Né anche voi tornereste indietro con questo patto, non potendo in altro modo?
V: Signor no davvero, non tornerei.
P: Oh che vita vorreste voi dunque?
V: Vorrei una vita così, come Dio me la mandasse, senz’altri patti.
P: Una vita a caso, e non saperne altro avanti, come non si sa dell’anno nuovo?
V: Appunto.
P: Così vorrei ancor io se avessi a rivivere, e così tutti. Ma questo è segno che il caso, fino a tutto quest’anno, ha trattato tutti male. E si vede chiaro che ciascuno è d’opinione che sia stato più o di più peso il male che gli è toccato, che il bene; se a patto di riavere la vita di prima, con tutto il suo bene e il suo male, nessuno vorrebbe rinascere. Quella vita ch’è una cosa bella, non è la vita che si conosce, ma quella che non si conosce; non la vita passata, ma la futura. Coll’anno nuovo, il caso incomincerà a trattar bene voi e me e tutti gli altri, e si principierà la vita felice. Non è vero?
V: Speriamo.
P: Dunque mostratemi l’almanacco più bello che avete.
V: Ecco, illustrissimo. Cotesto vale trenta soldi.
P: Ecco trenta soldi.
V: Grazie, illustrissimo: a rivederla. Almanacchi, almanacchi nuovi; lunari nuovi.»
(G. Leopardi: DIALOGO DI UN VENDITORE D’ALMANACCHI E DI UN PASSEGGERE, in Operette morali, RCS, Milano, 1998). .

PIER LUIGI GIACOMONI

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