EDITORIALE: BUONI E CATTIVI
(15 Febbraio 2018)
MILANO. Un giovane salva un bambino da morte sicura mentre in rete si diffonde la notizia che un rifugiato è stato
trovato senza biglietto su un treno Freccia Rossa.
Nel primo caso, tutti i commenti spargon facile retorica sull’abnegazione e l’altruismo che han spinto Lorenzo a
buttarsi sui binari della Metropolitana per evitar che Mohamed, figlio duenne di una senegalese, finisca stritolato
dalle ruote d’un treno in arrivo; nel secondo, i leoni della rete vomitan tutto il loro odio verso lo straniero che
ha osato non pagar il biglietto.
A poco conta che le Ferrovie dello Stato precisino successivamente che il passeggero in realtà il pregiato
biglietto l’aveva, ma che in un primo momento s’era sbagliato ed aveva mostrato al controllore un titolo di viaggio
non valido: per gli eroi dell’insulto a buon mercato non importa.
Questi due eventi, sviluppatisi quasi in contemporanea nei giorni scorsi e che han avuto rilievo sui giornali,
presentan due facce della stessa realtà: da un lato abbiam coloro che senza pensarci un attimo senton un impulso
irresistibile ad aiutare chi è in difficoltà “senza se e senza ma”; dall’altro abbiam coloro che, disponendo d’una
tastiera, vi riversan il loro odio, senza nemmen preoccuparsi di verificar l’autenticità della notizia.
Da un lato, ci piaccion molto i Lorenzo, dall’altro ci dispiaccion, e molto, coloro che spargon odio sulla rete,
soprattutto verso gli stranieri, i rifugiati, i deboli.
Già, perché se sul treno Freccia Rossa fosse stato trovato senza biglietto un giocatore di calcio o una top model o
un divo della TV o del cinema, italiano, alto, biondo, cogli occhi azzurri, gli odiatori di professione sarebbero
stati molto più indulgenti perché, per tanti, in fin dei conti, viaggiar sul treno senza pagar è una furbata che
però non consentiamo a chi vien da un Paese lontano o ha un colore di pelle più scuro.
disse una volta Ruud Gullit, calciatore olandese d’origine surinamese: «se hai i soldi, il color della pelle non
conta niente; se sei povero, invece tutti ti disprezzano.»
E’ qui che passa la linea di confine tra l’odio e la tolleranza: al ricco tutto si perdona, col povero invece si è
inflessibili.
E’ su questa linea di confine che speculan i media ed i politici a caccia di voti: i loro messaggi intolleranti si
rivolgon a quel popolo che preferisce ragionar con la pancia piuttosto che usar la testa.
Perciò aveva ragione poche settimane fa il Presidente della CEI Gualtiero Bassetti quand’ammoniva che è «immorale
speculare sulle paure della gente» perché «bisogna essere coscienti che quando si soffia sul fuoco le scintille
possono volare lontano e infiammare la casa comune, la casa di tutti.»
esempi in questo senso non mancano: ci son Paesi e popoli che han vissuto momenti tragicissimi nella loro storia in
cui l’odio ha preso il sopravvento ed ha governato la mano degli uomini, travolgendo tutto e tutti.
In Iugoslavia, Ruanda, Congo il sangue è scorso a fiumi solo perché qualcuno speculando, ha diffuso l’idea che «non
possiamo più vivere gli uni accanto agli altri». giorno dopo giorno le «scintille» dell’odio son state sparse,
finché non è esploso il grande incendio.
E’ perciò giunto il momento di fermarsi, di rifletter e di valorizzare gesti come quello di Lorenzo e di tutti
coloro che da sempre, lontano dai riflettori, fan della solidarietà vera “senza se e senza ma”, dicendo solo a chi
li intervista: «ho fatto il mio dovere!».
E’ venuto il momento, in definitiva, di valorizzare quella «banalità del bene» che pure è presente nella nostra
società, ma che non trova mai spazio nei media e nel dibattito collettivo.
PIER LUIGI GIACOMONI