MEDIO ORIENTE. SULLA DISTRUZIONE DEI MONUMENTI
(2 settembre 2015).
BAGHDAD. In questo periodo i media evidenziano che l’IS (il sedicente Stato islamico) sta distruggendo con sistematicità il patrimonio artistico di Palmyra.
Purtroppo, nella storia non è la prima volta che accade: vediamo alcuni esempi.
“Stalin ha fatto demolire decine di chiese a Mosca;
Ceausescu ha sventrato il centro storico di Bucarest per costruirvi nuovi edifici e tracciarvi, con megalomania, sterminati e larghissimi viali;
Pol Pot ha fatto smontare pietra dopo pietra la cattedrale di Phnom Penh e ha abbandonato alla giungla i templi di Angkor;
durante la Rivoluzione culturale maoista le Guardie rosse hanno distrutto e bruciato tesori inestimabili.”
(AA. VV.: il libro nero del comunismo, Mondadori, Milano, 1998).
Hitler, nel 1944 diede al governatore tedesco di Parigi l’ordine di distruggere la città: meno male che quello non si sentì di metter in atto il volere del despota di Berlino;
I talebani abbatterono i buddha di Banyan in Afghanistan: le statue erano lì da oltre duemila anni, ancor prima che apparisse sulla scena Maometto.
E si potrebbe andar avanti all’infinito. Purtroppo, ci son talvolta delle ideologie che non ammettono alternative e pur d’affermarsi violentano quanto ci è pervenuto dal passato, anche perché il passato fa memoria di ciò che eravamo prima.
I totalitarismi, ci ha spiegato utilmente Orwell, non amano la memoria e preferiscon fare tabula rasa col passato perché solo così posson costruire “l’uomo nuovo”.
PIERLUIGI GIACOMONI