DIECI ANNI SENZA ABBADO
(2 Gennaio 2024)
BOLOGNA. Da dieci anni non c’è più Claudio Abbado: fra pochi giorni cadrà l’anniversario della sua scomparsa.
Ho recuperato un articolo che scrissi nel 2014 quando questo blog non esisteva ancora.
Lo pubblico, avendovi apportato alcune lievi correzioni.
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L’INSEGNAMENTO DI CLAUDIO ABBADO
(29 gennaio 2014)
BOLOGNA. Nel partire per quel “viaggio”, cui hanno alluso i suoi familiari nell’annunciarne il decesso, claudio Abbado ci ha lasciato una notevole quantità d’insegnamenti:
si tratta d’un lascito così complesso che, forse, solo col tempo ne comprenderemo appieno il profondo significato.
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IL PENSIERO MUSICALE
Nel riassumere la sua opera, il musicologo Guido Barbieri sulle colonne di “Repubblica” sottolineava nei giorni scorsi che per Abbado “tutta la musica è musica da camera”, cioè da eseguirsi in piccoli gruppi.
Significa che quando suona un’orchestra con molti strumentisti, tutti hanno una loro specifica importanza: spetta al direttore mettere in evidenza i diversi reparti del complesso, archi, ottoni, legni, percussioni, modellandoli, amalgamandoli, concertandoli,
appunto, evitando che alcuni, i più consistenti, prevalgano sui più esigui e dotati di minor volume.
L’ascoltatore, in altre parole, deve percepire con l’orecchio tutta l’orchestra e gli strumenti che la compongono, non solo le sezioni che fanno più chiasso.
Di più: le stesse dimensioni dell’orchestra devono essere limitate nel numero degli elementi e il volume di suono deve essere regolato in modo da non esagerare.
In questo senso il Maestro torna all’orchestra com’era nell’epoca classica, quella di Mozart e Beethoven che, diversamente dall’epoca di Wagner e Mahler, era appunto da camera.
Ecco perché per Abbado hanno grande importanza i dettagli del suono dell’ensemble ed anche quelli della sala in cui suonerà; Ecco perché nella scelta degli esecutori il Maestro milanese è così scrupoloso e, come dice lui stesso in diverse interviste, non tralascia di conoscere il lato umano d’ogni singolo musicista:
Vuol capire se il candidato orchestrale sa entrare nello spirito della partitura, ha assimilato il brano sul piano espressivo e se la sua partecipazione non è meramente rivolta ad un’esecuzione perfetta, ma distaccata.
Abbado, poi, nell’eseguire le opere liriche, rispetta le caratteristiche della vocalità d’ogni singolo cantante e lo agevola nel rigoroso rispetto delle indicazioni contenute nella partitura.
In sostanza, non si concepisce come un dominus dell’orchestra e dei cantanti, pur nel profondo rigore tecnico e stilistico.
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INTELLETTUALE COMPLETO
ma Abbado non è solo un musicista, completamente avulso dal contesto sociale. In diverse interviste sottolinea che quando un direttore deve eseguire una sinfonia, supponiamo di gustav Mahler, oltre ad impararla a memoria in tutti i suoi dettagli, deve cercare di calarsi nella realtà in cui viveva il compositore, conoscere la letteratura viennese del tempo, approfondire la conoscenza della produzione artistica a cavallo tra Otto e Novecento.
L’esigenza di conoscere mnemonicamente la musica Abbado la giustifica con la necessità di guardare negli occhi i suoi orchestrali, durante l’esecuzione, in modo da entrare maggiormente in empatia con loro.
«vi sono direttori con la partitura in testa e altri – aggiunge sarcasticamente – con la testa nella partitura!».
In buona sostanza, Abbado è un intellettuale completo che sa guardare alla cultura come un tutt’uno, non suddivisa in mondi separati a compartimenti stagni.
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PROMOZIONE CULTURALE
È stato rilevato da molti osservatori che il Maestro milanese ha dedicato i suoi ultimi anni alla promozione della musica in europa e in Sud America.
In realtà Abbado già negli anni Sessanta e Settanta portò la musica classica fuori dai luoghi canonici dove normalmente si celebrano i riti del concerto o della rappresentazione lirica.
Inoltre, negli anni in cui fu direttore musicale alla Scala di Milano, il teatro fu aperto a chi non poteva permettersi di pagare cifre astronomiche per ascoltare un’opera o un concerto sinfonico.
«La musica – diceva – è di tutti e tutti devono poterne godere».
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APERTURA ALLE AVANGUARDIE
Accanto a questo sforzo, che ha caratterizzato tutta la sua vita, c’è la sua grande apertura a tutta la musica.
Ha portato alla Scala i lavori dei compositori del Novecento – Schönberg, Berg, Stravinskij, Britten, Nono – in un’epoca in cui si eseguivano molto raramente.
Il suo repertorio va dal Settecento fino alle avanguardie del XX secolo.
Ha inoltre collaborato con registi cinematografici per la realizzazione di colonne sonore per i loro film.
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LARGO AI GIOVANI
abbado ha speso tutte le sue ultime fatiche per la creazione di orchestre. Dopo aver lavorato presso i più grandi complessi mondiali, dalla Scala di Milano, alle Filarmoniche di Berlino e Vienna, ha formato diversi complessi giovanili: l’Orchestra Giovanile dell’Unione Europea, (EUYO) la Mahler Chamber Orchestra, l’orchestra del Festival di Lucerna e la “Bolívar” di Caracas.
Abbado ha promosso questi complessi
perché voleva valorizzare giovani strumentisti appena usciti dai conservatori, alla ricerca, spesso vana, d’un luogo in cui suonare e in cui crescere artisticamente.
Fra l’altro il Maestro li incoraggiava, non solo a cimentarsi col repertorio sinfonico, ma anche in quello cameristico, come fanno le orchestre tedesche che costituiscono al loro interno quintetti, quartetti e trii.
Anche la nostra città è stata interessata dal 2004 a questo progetto: l’Orchestra Mozart ha acquisito – come le altre – che citavamo – un suo spazio sulla scena internazionale della musica per le sue eccellenti esecuzioni.
C’è da sperare che il venir meno del Maestro non porti allo scioglimento di questo complesso strumentale.
Non ho avuto la possibilità di conoscere di persona il Maestro, ma ho avuto modo d’ascoltare le sue esecuzioni dal vivo e in disco e di provarne una profonda emozione.
La stessa che ho provato quando ho appreso della sua scomparsa.
Penso che l’Italia abbia perso un grande protagonista della propria vita culturale e civile.
Penso anche che sia un onore per bologna aver avuto per tanti anni tra i suoi cittadini d’adozione il Maestro Abbado: mi piacerebbe che un giorno la città in cui ha lavorato negli ultimi anni gli dedicasse una via, una piazza, un giardino… per dimostrargli la sua profonda gratitudine e ilsuo affetto, lo stesso che han dimostrato le tante persone che si son recate alla camera ardente per rendergli l’ultimo omaggio.
PIER LUIGI GIACOMONI