CILE. GABRIEL BORIC ELETTO PRESIDENTE
(20 Dicembre 2021)
SANTIAGO DEL CILE. Gabriel Boric Font è il nuovo Presidente del cile: entrerà ufficialmente in carica l’11 marzo 2022 per un mandato di quattro anni.
Questa è la volontà espressa domenica 19 dicembre dall’elettorato cileno convocato alle urne per il secondo turno delle presidenziali.
Boric è stato votato da quasi 4,6 milioni d’elettori mentre il suo rivale José Antonio Kast Rist ha raccolto 3,6 milioni di preferenze.
In termini percentuali, Boric ha raccolto il 55,87% delle schede valide, mentre al suo rivale è andato il 44,13%.
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TRE RECORD.
Queste presidenziali hanno messo a segno tre record:
1. La partecipazione. Il ServEl, l’ente statale che sovraintende alle elezioni ha comunicato che il giorno del voto, tra le 8 e le 18, ora continentale cilena, si sono presentati ai circa 50.000 locali di voto 8,3 milioni di votanti, più d’un milione rispetto al primo turno.
Da quando nel 2012 è stato introdotto in cile il voto volontario, abrogando di conseguenza l’obbligo, il tasso d’affluenza alle urne è progressivamente diminuito, fino a toccare il 47% in occasione del primo turno delle presidenziali, il 21 Novembre 2021.
Evidentemente, la corsa a due fra Boric e Kast ha suscitato delle profonde passioni spingendo un sacco di gente a votare, malgrado si siano verificate gravi carenze nel trasporto pubblico che hanno impedito a tanti di raggiungere in tempo le sezioni elettorali situate spesso lontano dalle abitazioni.
(Una nuova legge dispone che dalle prossime consultazioni, gli elettori siano iscritti in seggi elettorali vicini alle proprie case).
2. il candidato più votato. Sempre secondo il ServEl, Gabriel Boric è il candidato presidenziale che ha ottenuto il più alto numero di schede in suo favore, circa 4,6 milioni.
Il precedente primato era detenuto da Eduardo Frei che nel 1993 raccolse 4,1 milioni di preferenze.
Boric non è riuscito però a infrangere il primato del 62% di voti conseguito da Michelle bachelet nelle presidenziali del 2013.
3. Il presidente più giovane. Quando boric giurerà per assumere la prima magistratura dello stato avrà 36 anni e sarà il più giovane capo di Stato cileno.
Nella storia del Paese, vi sono stati leader molto giovani, soprattutto nel XIX secolo, ma non sono mai stati presidenti.
Boric, esponente di punta delle proteste studentesche fin dal 2006, è stato eletto deputato nel 2017 ed ha vinto le primarie del Frente Amplio nel mese di luglio 2021.
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UN ANNO ELETTORALE.
Quella del 19 dicembre è solo l’ultima tornata elettorale, cui son stati chiamati i cileni nel 2021.
In precedenza vi sono state:
1. le elezioni amministrative. Il 15 e 16 Maggio si dovevano eleggere i 346 alcaldes e i governatori regionali, nonché i consigli municipali.
2. Le elezioni costituzionali. Sempre per il 15 e 16 maggio erano indette le consultazioni per formare la nuova Convenzione Costituzionale che ha il compito di redigere la nuova legge fondamentale del Paese.
3. I ballottaggi comunali e regionali. Il 13 giugno nei municipi e nelle regioni dove nessun candidato, al primo turno, ha ottenuto la maggioranza assoluta, si è proceduto al ballottaggio tra i due più votati.
4. Le primarie. Il 18 Luglio nell’ambito delle diverse coalizioni in corsa per la presidenza, si sono tenute le primarie per la scelta dei candidati. Boric ha vinto per il Frente Amplio, mentre il suo rivale principale, Kast, si è presentato direttamente al voto di novembre, come la legge consente.
5. Elezioni legislative nazionali e regionali. Il 21 Novembre il popolo è stato chiamato ad eleggere il nuovo Congresso Nazionale, formato da due Camere, quella dei Deputati, 155 seggi, e metà del Senato, 25 su 50. Contemporaneamente hanno avuto luogo le elezioni per i consigli regionali.
6. Le elezioni presidenziali. Sempre il 21 Novembre si è tenuto il primo turno delle consultazioni per la designazione del nuovo Presidente della Repubblica per il mandato 11 marzo 2022-11 Marzo 2026.
7. Il ballottaggio. Poiché nessuno dei candidati in lizza ha conseguito a novembre la richiesta maggioranza assoluta dei voti, si è proceduto, a norma di legge, al secondo turno fra i due pretendenti col maggior seguito popolare.
Complessivamente, quindi, in poco più di sei mesi vi sono state in Cile 7 consultazioni popolari.
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PESANTE FARDELLO.
Sulle spalle del nuovo capo di Stato piomba un pesante fardello: sebbene agli occhi dei vicini il Cile appaia come un paese economicamente più solido di altri Stati dell’area sudamericana, si avverte nella popolazione la speranza che la nuova amministrazione possa risolvere il più rapidamente possibile tanti problemi sociali.
La costituzione pinochetista del 1980, infatti, ha affidato ai privati la gestione di quasi tutti i servizi sociali. Pensioni, scuole, ospedali, università sono gestiti da compagnie private che fanno pagare prezzi esorbitanti. L’ala più dura della coalizione che sostiene boric vorrebbe la pura e semplice statalizzazione di tutti i servizi essenziali, ma questo potrebbe provocare un’esplosione della spesa pubblica, oltre che aprire un conflitto con una destra politica e sociale che comunque controlla oltre il 40% del consenso popolare, anche nei quartieri poveri.
Sarà essenziale per il nuovo Presidente dotarsi d’una squadra economica che possa studiare dei provvedimenti legislativi che trasferiscano sulle spalle della collettività una parte del welfare senza provocare bruschi scossoni sociopolitici.
La vittoria di Boric, inoltre, dà ossigeno alla convenzione Costituente che sta stendendo la nuova legge fondamentale del Paese: entro giugno 2022 il testo dovrebbe esser pronto per esser sottoposto a un referendum popolare in calendario per il novembre successivo.
Se approvato, sostituirà la costituzione voluta da Augusto Pinochet nel 1980.
Dopodiché inizierà il lungo periodo dedicato alla sua effettiva implementazione e le rivendicazioni in agguato sono infinite: i Mapuches, popolo indigeno che risiede nell’Araucania, vorrebbero che fossero restituite loro le terre che in cinque secoli di dominazione bianca son passate in mano a coltivatori emigrati dall’Europa.
Sullo sfondo c’è comunque una grave crisi economica e sociale che solo due anni fa fece esplodere le piazze, soprattutto a Santiago e che per qualche settimana fece ripiombare il Cile nel buio della violenza e della più brutale repressione poliziesca, con tanto di arresti, violenze e perfino sparizioni, come ai tempi della dittatura militare.
Ci vorrà da parte del Presidente e dei suoi collaboratori molta capacità di mediazione per far avanzare un piano organico di riforme in un Paese dove spesso il cconflitto ricchi-poveri tracima dall’ambito democratico e diviene violenza pura.
PIER LUIGI GIACOMONI