BURUNDI. SI E’ VOTATO MALGRADO LA PANDEMIA
(29 Maggio 2020)
BUJUMBURA. In Burundi si è votato malgrado la pandemia da Coronavirus: nessuno è riuscito a convincer le autorità a posticipar le elezioni generali che si sono svolte mercoledì 20 maggio.
si trattava di rinnovare il Presidente della Repubblica, l’Assemblea nazionale e le autorità locali che in luglio eleggeranno il Senato.
Le tre settimane di campagna elettorale, caratterizzate, come in passato, da violenze ed attentati dinamitardi che sono costati la vita a decine di persone, hanno condotto ad una giornata elettorale tesa e costellata d’arresti ed accuse di irregolarità.
Durante lo spoglio, il leader del CNL Agathon Rwasa ha più volte accusato le autorità d’ogni genere di soprusi: si è denunciata ad esempio la pratica di controllare i votanti o d’immettere nelle urne schede precompilate, mentre i miliziani del partito di governo, gli Imbonerakure, intimidivano i votanti o compivano raid nei quartieri di Bujumbura, notoriamente avversi al presidente Pierre Nkurunziza.
«Le elezioni in Burundi non sono credibili e libere» ha decretato Doudou Diene, Presidente della Commissione di Inchiesta sul Burundi delle Nazioni Unite in una intervista data alla Deutsche Welle.
Inoltre, nessun osservatore straniero di Nazioni Unite, Unione Africana, Unione Europea ha ricevuto il permesso di presenziare alle varie operazioni elettorali.
Gli unici osservatori ammessi sono stati quelli della East African Community (Comunità Economica dell’Africa Orientale) a condizione che si sottoponessero alla quarantena di 14 giorni come misura preventiva per il contagio da Covid-19. Un modo per impedir loro d’esserci.
Alla vigilia delle elezioni si è svolta a Bujumbura una riunione tra gli alti gerarchi del regime, i dirigenti della CENI (Commissione Elettorale Nazionale Indipendente) e i capi della milizia Imbonerakure (coloro che guardano avanti), per organizzare le frodi elettorali e la repressione delle manifestazioni popolari in sostegno al candidato dell’opposizione Agathon Rwasa.
Tutto questo lavorìo, come vedremo, ha dato i suoi frutti.
Così, si arriva alle triplici elezioni del 20 maggio ed il 25, dopo giorni di attesa contrassegnati da indiscrezioni, dati parziali, accuse non infondate di brogli ed irregolarità, la Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI) pubblica i risultati provvisori dello scrutinio presidenziale e legislativo che dovrà esser avallato dalla Corte costituzionale.
Evariste Ndayishimiye è proclamato presidente della Repubblica avendo ottenuto il 68,72% dei voti, mentre il suo principale rivale, Agathon Rwasa, candidato del Congresso Nazionale per la Libertà (CNL) consegue solo il 24,19%, altri cinque aspiranti alla massima carica raccolgono le briciole.
In Parlamento, il CNDD-FDD conquista 72 dei 100 eletti, mentre il CNL ne raccoglie solo 27.
Integreranno la nuova camera 24 deputati che saranno nominati nei prossimi giorni: a luglio i 119 consigli comunali ed i 18 provinciali eleggeranno il senato, di cui fanno parte di diritto gli ex Capi di stato.
La partecipazione al voto è stata altissima: quasi l’88% dell’elettorato si è recato alle urne.
Nei giorni successivi alla proclamazione dei risultati qui riassunti da diverse parti son stati sollevati dei dubbi sulla loro autenticità: la Conferenza Episcopale cattolica del Burundi, per esempio, da un lato osserva che le operazioni di voto «si sono svolte generalmente nella calma», dall’altro denuncia «diverse irregolarità per quanto riguarda la libertà e la trasparenza del processo elettorale, nonché l’imparzialità nel trattamento dei candidati e degli elettori, che devono contraddistinguere elezioni veramente democratiche».
«I Vescovi – scrive l’agenzia Fides – ricordano di “aver incaricato 2716 osservatori per il triplo scrutinio del 20 maggio 2020», sebbene il loro numero si sia rivelato inferiore al totale delle sezioni elettorali, sono stati in grado di raggiungere tutti i comuni per essere collocati nei seggi chiave.
«Sulla base del rapporto che ci hanno inviato – prosegue l’episcopato burundese – gli osservatori della Chiesa cattolica hanno riscontrato diverse irregolarità, in particolare: le pressioni esercitate su alcuni presidenti di seggio per firmare i verbali elettorali prima dell’avvio dello spoglio delle urne; il riempimento di alcune urne con schede già compilate; il voto al posto di defunti e di burundesi rifugiati all’estero; in alcuni seggi elettorali si sono riscontrati elettori che hanno votato più di una volta; l’esclusione di funzionari e osservatori dal conteggio dei voti; intimidazioni e impedimenti esercitati sugli elettori da alcuni amministratori che li hanno accompagnati fino alle cabine elettorali; l’intrusione di persone non autorizzate nei luoghi in cui venivano conteggiati i voti; il rispetto della segretezza del voto non è stato sempre garantito. Di fronte a tutte queste irregolarità, e a molte altre, ci chiediamo – concludono i vescovi – se non sia pregiudicato il risultato.»
La CEB, comunque, condanna tanto le illegalità commesse, quanto l’eventuale ricorso alla violenza ed auspica che «coloro che ritengono che i loro diritti siano stati violati», ricorrano «ai tribunali competenti per ottenere giustizia.»
Fin a questo momento, non si hanno notizie di scontri, né di proteste per l’esito del voto, ma non si può escludere che la tensione accumulatasi in queste settimane possa sfociare in un’ondata di violenza come nel 2015 prima e dopo la controversa terza rielezione di Pierre nkurunziza.
PIER LUIGI GIACOMONI