BURUNDI. PIERRE NKURUNZIZA E’ MORTO
(12 Giugno 2020)
BUJUMBURA. Il Presidente della Repubblica del Burundi Pierre Nkurunziza, 55 anni, è improvvisamente deceduto l’8 giugno in seguito ad un arresto cardiaco. E’ quanto riferisce in una nota ufficiale il governo di Gitega.[1]
«Con grande tristezza – si legge nel comunicato ufficiale – comunichiamo il decesso di sua Eccellenza, avvenuto all’Ospedale del Cinquantenario di Karusi».
Il testo fa anche la cronaca degli ultimi giorni di vita del Presidente: dopo aver trascorso il pomeriggio di sabato 6 giugno a Ngozi, dove si svolgeva la finale della coppa nazionale di pallavolo, (Nkurunziza era un grande appassionato di sport: praticava calcio e ciclismo), durante la notte il Capo dello Stato ha accusato un malore.
Rapidamente, si è recato all’ospedale universitario di Karusi dove gli sono state prestate le prime cure che hanno permesso un miglioramento delle condizioni di salute.
Lunedì però è avvenuto un repentino peggioramento che ha determinato un arresto cardiaco: i medici si sono adoperati per rianimare il paziente, ma dopo diverse ore hanno dovuto arrendersi.
IL portavoce governativo Prosper Ntahorwamiye conclude: «Il governo della Repubblica del Burundi presenta le sue condoglianze al popolo ed in particolare alla famiglia [del Presidente]. Il Paese ha perduto un suo degno figlio, […] una Guida suprema del patriottismo nazionale. Che dio Onnipotente aiuti la sua anima».
Il comunicato ufficiale conclude proclamando sette giorni di lutto nazionale, invita il popolo a rimanere calmo e d’accompagnare Sua Eccellenza con le proprie preghiere.
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IL PERCORSO DI PIERRE NKURUNZIZA.
Pierre Nkurunziza nasce a Buye (Ngozi) da una famiglia hutu nel dicembre 1964: suo padre Eustache Ngabisha parlamentare e governatore di due province muore strangolato nel 1972 durante l’Ikiza, il genocidio degli Hutu, perpetrato dall’esercito Tutsi in seguito ad una rivolta dell’etnìa maggioritaria contro il dispotismo di Michel Micombero. Dicono che sia per questo motivo che il figlio non ha mai voluto portare la cravatta perché il mezzo usato per eliminar suo padre è stato proprio quest’indumento.
Diplomatosi in educazione fisica e sportiva all’Università del Burundi nel 1991, Nkurunziza ne diviene docente per breve tempo, (1992-94).
Nel ’93 però scoppia la guerra civile, a seguito dell’assassinio di Melchior Ndadaye, primo Presidente Hutu regolarmente eletto con voto popolare. Dopo che i militari tutsi hanno compiuto un massacro nel campus dell’Università (1995), Nkurunziza entra nel CNDD-FDD come semplice militante, ma poi ne scala la gerarchia fino a divenirne uno dei capi.
Nel 1998 un tribunale lo condanna a morte in contumacia per i «crimini commessi durante la guerra civile», ma successivamente la pena sarà cancellata dopo la stipula degli accordi di Arusha che mettono fine al conflitto intestino al Paese.
Dopo aver esercitato l’incarico di Ministro di Stato alla buona amministrazione nel governo di transizione guidato da Domitien Ndayizeye (2003-04), il 19 agosto 2005, Nkurunziza è eletto alla massima carica dello Stato dal parlamento di Bujumbura.
Rieletto nel 2010 e nel ’15, malgrado la Costituzione e gli accordi di Arusha impongano al Presidente il limite tassativo di due mandati quinquennali consecutivi, Nkurunziza accentua il suo autoritarismo. Così, ad esempio, proprio nel ’15, molti di coloro che si oppongono alla sua terza elezione vengono perseguitati ed uccisi, mentre altre centinaia di migliaia di persone fuggono per sfuggire all’ondata di violenza.
Diverse stazioni radio e sedi di giornali d’opposizione vengono incendiate ed a maggio un gruppo di ufficiali dell’esercito tenta un colpo di Stato, approfittando della momentanea assenza del primo cittadino.
Tutto inutile: nel luglio ’15 Nkurunziza è rieletto col 70% dei voti: ovviamente gli avversari parlano di brogli diffusi ed irregolarità manifeste.
Il Burundi apre contenziosi coi vicini, in particolare col Ruanda e nel 2016 denuncia il trattato che ha creato la Corte Penale Internazionale dell’Aia sui crimini contro l’umanità perché sta per aprire un fascicolo proprio sulle violenze dell’anno precedente e potrebbe spiccare un mandato di cattura contro il Presidente e i membri del suo entourage.
Nel ’17, un referendum emenda la costituzione in modo da allungare il mandato presidenziale da cinque a sette anni: tutti credono che Nkurunziza voglia rimanere a capo del burundi per altri 14 anni, ma nel 2019 annuncia a sorpresa che non si ricandiderà. Il Parlamento lo proclama eterna “guida del patriottismo” ed il governo gli regala una villa del valore di 540mila dollari dove l’ex presidente risiederà vita natural durante.
Si arriva così alle elezioni del 20 maggio scorso, costellate da contestazioni a non finire delle opposizioni e della conferenza episcopale che di nuovo parlano di diffuse iregolarità e brogli: fra l’altro durante la campagna elettorale muoiono in scontri tra gruppi rivali di attivisti o in attentati dinamitardi oltre 1200 persone ed altre 400mila fuggono per timore delle bande di miliziani del CNDD-FDD decise ad impedire con tutti i mezzi la vittoria di Agathon Rwasa, che secondo alcune fonti sarebbe il vero vincitore della corsa presidenziale.
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IL BURUNDI E IL CORONAVIRUS.
L’annuncio al Paese del decesso del Capo dello Stato è stato dato martedì pomeriggio, a più di 24 ore dal verificarsi dell’evento luttuoso: perché? Di cosa è veramente morto Nkurunziza? Di infarto o di covid-19?
Il Presidente, che era anche pastore evangelico, ha proclamato più volte d’essere “unto dal Signore” e che più volte il Padreterno gli ha rivelato che protegge il Burundi, impedendo la propagazione del morbo.
Tuttavia, tra le vere cause della morte vi potrebbe proprio essere il Coronavirus che, malgrado il negazionismo delle autorità, imperversa incontrastato nel piccolo,ma popolato Stato dell’Africa dei Grandi laghi.
Così, riferisce africa express, la moglie Denise Bucumi, il 31 maggio è stata trasportata nella clinica privata dell’Aga Khan a Nairobi, (Kenya), malgrado le frontiere tra gli Stati siano chiuse, per esservi curata.
La first Lady è «giunta in piena notte in aereo, sistemata su una barella di biocontenimento, accompagnata da guardie del corpo e uno stuolo di medici.»: la donna è poi rientrata precipitosamente l’8 giugno in patria, sicuramente informata dell’aggravamento delle condizioni del marito.
Anche il Ministro per la Sanità Thaddée Ndikumana, è stato ricoverato nella stessa struttura kenyana perché colpito dal contagio.
Circola insistentemente a Bujumbura la voce che l’unico ventilatore presente nel Paese sia stato velocemente trasportato a Karusi lunedì nel tentativo, rivelatosi inutile, di salvar la vita al Presidente.
Il Governo ora ammette che in Burundi vi sono 83 casi di Covid.19 ed un morto (che non è Nkurunziza), ma fonti mediche raccontano un’altra storia: vi sarebbero infatti centinaia di casi nascosti e parecchi decessi.
D’altra parte, sono stati fatti pochissimi tamponi, non sono state prese misure di contenimento, come limitazioni agli assembramenti, le stesse elezioni del 20 maggio – che qualcuno aveva consigliato di posticipare – si sono svolte senza alcuna vera precauzione, come se non ci fosse alcun rischio di contagio.
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INTERREGNO.
Sul piano politico-istituzionale, la morte di Nkurunziza avviene a poco più di due mesi dall’insediamento del nuovo Presidente, il Generale a riposo Evariste Ndayishimiye, che dovrebbe giurare il 20 agosto prossimo.
Nel frattempo, secondo l’art. 121 della Costituzione del 2018 dovrebbe spettare al Presidente dell’Assemblea nazionale Pascal Nyabenda l’incarico di Capo provvisorio dello Stato, malgrado siano tuttora in carica un Vicepresidente ed un Primo Ministro.
Interpellata, la Corte Costituzionale ha dichiarato il 12 giugno che il Burundi non ha bisogno d’un Presidente ad interim: pertanto i supremi giudici raccomandano di procedere con sollecitudine all’insediamento del Capo dello Stato e del Parlamento eletti, onde costituire il nuovo Governo che per entrare nella pienezza delle funzioni deve ottenere la fiducia dai deputati.
Si ipotizza, perciò, che l’incoronazione ufficiale del nuovo primo cittadino possa avvenire il 1° luglio, festa dell’indipendenza nazionale: prima dovranno esser celebrati i funerali del defunto leader.
Nel frattempo, narra RFI Afrique, il collettivo che riunisce le famiglie delle vittime delle violenze del 2015 chiede alla Corte Penale Internazionale dell’Aia di proseguire le indagini al fine d’accertare i responsabili degli eccidi che costellarono i mesi precedenti e successivi l’abusiva terza elezione di Nkurunziza.
Rimane sotto traccia il rischio che riesplodano le rivalità tra Hutu e Tutsi, mentre la condotta dispotica di Nkuruunziza ha lasciato pesanti eredità. Ad esempio, racconta Iwacu, il 4 giugno scorso quattro giornalisti critici col regime sono stati condannati a lunghe pene detentive per aver diffuso notizie sgradite alla nomenklatura dominante.
Tra i compiti del nuovo Presidente, liberato dall’ombra ingombrante del suo predecessore, da un lato vi è il rilancio d’un’economia in perenne stato di crisi, anche a causa delle perduranti tensioni, dall’altro pacificare il Burundi, evitando che precipiti in un nuovo lacerante conflitto civile.
PIER LUIGI GIACOMONI
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NOTA:
[1] Dalla fine del 2019 Gitega è divenuta la capitale amministrativa della Repubblica, mentre Bujumbura, che è la città comunque più popolosa, è stata proclamata capitale economica.