BULGARIA. NEMMENO LA QUINTA E’ BUONA
(8 Aprile 2023)

SOFIA. Nemmeno la quinta elezione legislativa in due anni è servita per dare alla bulgaria una prospettiva di governo stabile.

In base ai dati pubblicati, i votanti (poco più del 40% del totale), han attribuito la maggioranza relativa, seppur di stretta misura, a GERB ( « Cittadini per lo Sviluppo europeo della Bulgaria), che si presenta alle elezioni con l’Unione delle Forze Democratiche (SDS): questa coalizione guidata dall’ex Premier Bojko Borisov raccoglie il 26,5% ed elegge 69 deputati sui 240 che compongono il parlamento di Sofia.

I rivali liberal-riformisti di “continuiamo il cambiamento-Bulgaria democratica” seguono a ruota col 24,5% ed eleggono 64 deputati.

Rispetto alle legislative del 2 Ottobre 2022 GERB-SDS guadagna due seggi, mentre la coalizione guidata da Kiril Petkov ne perde nove: ad ottobre infatti queste due liste si presentarono separatamente e conseguirono 73 mandati.

Progredisce l’estrema destra di Rinascita che passa dal 10,4 al 14,1%, facendo eleggere 12 parlamentari in più (37 anziché 25; conferma il precedente risultato il Movimento per i diritti e la libertà, partito che difende gl’interessi della minoranza etnica turca, che consegue il 13,7% e porta alla camera 36 eletti.

Il resto si distribuisce tra diversi piccoli partiti tra cui il Socialista, erede del Partito comunista che fu al potere dal 1945 all’89.

Ora si dovrà avviare un negoziato che potrebbe durare a lungo per giungere alla formazione d’un governo che potrebbe essere di grande coalizione tra GERB e i liberalriformisti: «I partiti devono mettere da parte l’egoismo. Gli elettori vogliono un esecutivo che abbia un ampio sostegno, tra i cittadini e in parlamento.» ammonisce il quotidiano bulgaro Trud.

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DEMOCRAZIA A RISCHIO

Ancora una volta i rapporti con la Russia, la corruzione e la fragilità economica sono stati i temi dominanti della campagna elettorale.

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1. RAPPORTI CON LA RUSSIA

La Bulgaria ha un debito storico nei confronti della Russia: grazie alla vittoria dell’esercito zarista su quello ottomano nella guerra del 1876-77 nacque l’odierno stato: perciò ora che Mosca è impegnata nel conflitto con l’ucraina diverse forze politiche sono più o meno apertamente dalla parte del Kremlino. Prorusse sono rinascita (destra) e una parte dei socialisti: secondo alcuni sondaggi demoscopici almeno il 20% dei bulgari è pro Putin.

Allo stesso tempo soffia forte il vento antioccidentale e antieuropeo.

I partiti vincitori invece tendono a distanziarsi da Mosca e in misura diversa sono pro Europa e auspicano una prossima adesione all’eurozona: la prolungata crisi politica che impedisce la formazione di governi duraturi potrebbe però indurre Bruxelles a rinviare l’ingresso nell’area euro al 2025.

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2. CORRUZIONE E MALAFFARE

Secondo Freedom House, un ONG che stila ogni anno un rapporto sul rispetto dei diritti civili e politici nel mondo, oggi la Bulgaria è una nazione libera, ma affetta da diversi mali: la classe politica si è opposta all’introduzione d’una legislazione anticorruzione e il malaffare prolifera grazie all’impunità. Diversi politici e magistrati sono stati in passato accusati di collusione con la criminalità organizzata e i giornalisti che cercano di far luce sul malaffare vengono ostacolati. Le dimostrazioni di protesta contro la corruzione avvenute nel 2021 non hanno portato sostanziali cambiamenti ed oggi sembra prevalere nella popolazione una certa apatia.

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3. FRAGILITA’ ISTITUZIONALE ED ECONOMICA

Dal 2021 ad oggi è stato tutto un valzer di governi deboli, fragili maggioranze, esecutivi tecnici: in tutto questo contesto la figura del presidente della Repubblica è emersa come un baluardo di stabilità di fronte al marasma politico. Cinque elezioni nel rapido volgere di due anni (3 nel 2021, una nel ’22 ed una nel ’23, sempre che non sia necessario convocarne un’altra, sono un segnale di pericoloso indebolimento delle istituzioni rappresentative e di debolezza istituzionale.

A ciò si aggiungono le preoccupazioni economiche: Sofia infatti, prima della guerra russo-ucraina, importava il 90% dei 3 miliardi di metri cubi che consumava annualmente da Gazprom a prezzi scontati.

Il governo Petkov, liberal-riformista,ha cercato di diversificare le fonti d’approvvigionamento

La spedizione di gas naturale liqueffatto (GNL) ad opera della società americana Cheniere ha fornito l’opportunità d’emanciparsi dalle forniture russe.

Il progetto di costruzione d’un gasdotto tra bulgaria e Grecia è arrivato in porto ed inaugurato alla presenza della Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. Tuttavia, il 16 giugno 2022, il parlamento bulgaro ha sfiduciato Kirill Petkov, poco prima che si concludesse un accordo con l’Azerbaigian. Pietra dello scandalo? La decisione presa da Sofia di non ostacolare i negoziati d’adesione della Macedonia del Nord all’UE.

Motivo vero? probabili interferenze russe negli affari interni bulgari. Infatti, Petkov, pur se dimissionario, a luglio ha espulso 70 diplomatici di Mosca sospettati d’aver premuto sui deputati bulgari affinché rovesciassero l’esecutivo.

Il governo Petkov, però in quella fase ha commesso, dice su Le Monde Nadège Ragaru, storica del comunismo, due errori che si sono rivelati fatali:

1. Non ha spiegato correttamente sui media pubblici alla popolazione le proprie intenzioni, lasciando spazio ai discorsi pro russi del Presidente della Repubblica rumen Radev, ex pilota di caccia, già membro del Partito comunista che in più occasioni ha definito legittima l’annessione della Crimea da parte di Mosca.

2. La decisione di risanare i settori delle infrastrutture e dell’agricoltura, colpendo il traffico illecito di merci al posto di frontiera di Kapitan Andreevo, porta d’ingresso nella UE dalla turchia, poi, ha privato l’esecutivo dell’appoggio dell’importante mondo dell’economia, fortemente influenzato da oligarchi che in questi decenni si sono notevolmente arricchiti e sono in grado d’esercitare forti pressioni sul mondo politico.

La Bulgaria è il paese più povero dell’UE ed ha drammaticamente bisogno anche dei fondi del PNRR che rischia di perdere a causa dell’instabilità politica: il nuovo governo dovrà convincere la maggioranza della popolazione che il futuro del paese balcanico non sta né fuori dall’UE né lontano dall’euro, ma per far ciò sarà necessario superare lo stallo in cui sono bloccate le istituzioni.

Ad ottobre vi saranno nel Paese le amministrative e sarà anche questo un modo per testare gli umori dell’opinione pubblica.

PIER LUIGI GIACOMONI