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BOKO HARAM e’ sconfitto!
(29 dicembre 2015).

ABUJA. “Abbiamo vinto la guerra contro Boko Haram, la gente ora può tornare nelle proprie case”, poiché oggi i jihadisti “non sono in grado di organizzare attacchi né contro centri di comunicazione, né contro la popolazione civile”.

Non nasconde la propria soddisfazione, il Presidente della Repubblica Federale Nigeriana Muhammadu Buhari, quando il 25 dicembre scorso, durante un’intervista alla BBC fa quest’annuncio.

Neanche ventiquattr’ore e Boko Haram sferra un nuovo attacco: dei baby-kamikaze, ragazzini dai 10 ai 15 anni, rivestiti di tritolo, si fanno esplodere presso un check-point dell’esercito, provocando otto morti.

Ieri, 28 dicembre, a Maiduguri, capoluogo dello Stato nord-orientale di Borno, uno degli epicentri di BH, i jihadisti, penetrati in città con tre camion, sparano all’impazzata e lanciano granate: bilancio, 15 morti;
altre venti persone perdono la vita nella stessa località in seguito all’attacco dinamitardo ad una moschea.

Sicuramente, in questo modo, BH ha voluto rispondere coi fatti alle parole forse eccessivamente precipitose pronunciate dal Capo dello Stato.

BUHARI. Muhammadu Buhari è tornato sulla scena politica nigeriana nella scorsa primavera aggiudicandosi le elezioni presidenziali. In realtà, era già stato candidato alla presidenza nel 2011, ma fu sconfitto dal suo predecessore
Goodluck Jonathan.

Politico di lungo corso, Buhari, nel 1983, quand’era nelle forze armate, capeggiò uno dei tanti golpe che hanno caratterizzato la storia della Nigeria dalla sua indipendenza.

Esponente del Nord del Paese, prevalentemente musulmano, durante l’ultima campagna elettorale, ha promesso che, se eletto, avrebbe schiacciato l’insurrezione di boko Haram.

Gli osservatori notano che in effetti, da quando il nuovo Presidente si è insediato (29 maggio 2015) l’esercito nazionale è riuscito a riconquistare il controllo di diverse aree prima sottomesse da Boko Haram e a ridurre i raid dei jihadisti contro villaggi abitati da popolazioni inermi.

Il Capo dello Stato, che in agosto aveva silurato i dirigenti dei servizi segreti, ritenuti incapaci di far fronte all’insurrezione jihadista, ha incrementato gli sforzi per sconfiggere BH anche in seguito alle pressioni occidentali che minacciano di isolare Abuja e di non sostenerne più la vacillante economia.

Rimane il problema della progressiva penetrazione di BH nei Paesi vicini (Camerun, Ciad e Niger) dove accadono piuttosto di frequente quegli attacchi incendiari che la popolazione degli Stati nigeriani
di Adamawa, Yobe e Borno conoscono bene.

BOKO HARAM. Si tratta d’un movimento integralista islamico attivo fin dal 2002 ed operante, oltre che nel Nord-Est della Nigeria, anche nei Paesi vicini.
Il suo nome significa «l’istruzione occidentale è proibita»).
E’ anche noto come «Gruppo della Gente della Sunna per la propaganda religiosa e il Jihad»
Nel 2015 si è alleato con l’ISIS (Stato Islamico della siria e dell’Iraq, altrimenti noto come Daesh).

Il gruppo, fondato da Ustaz Mohammed Yusuf nel 2002 nella città di Maiduguri (Borno), con l’idea d’instaurare la shariya nello Stato, con l’appoggio dell’ex governatore Ali Modu Sheriff,
fonda un complesso religioso che comprende una moschea ed una scuola, dove le famiglie povere della Nigeria e degli stati vicini possono iscrivere i propri figli e far ottenere loro un’istruzione.

Il centro, però, si dà presto anche altri obiettivi politici e lavora per reclutare i futuri jihadisti per combattere lo Stato federale. Il gruppo include membri provenienti dai confinanti Ciad e Niger, e parla solamente arabo. Nel 2004 il complesso sposta la propria sede nel villaggio di Kanamma, vicino al confine col Niger.

Molti giovani disoccupati sono attratti dalla predicazione del leader, anche perché se la prende nei suoi discorsi spesso con la corruzione della polizia e delle autorità.

Fino al 2009, BH non effettua attentati, anche se la sua predicazione assume gradualmente toni sempre più radicali ed allarma le autorità religiose islamiche nigeriane.

Quell’anno, però, avviene la svolta: il 26 luglio la polizia nazionale arresta Yusuf ed altri nove membri di BH e sequestra armi e munizioni. Successivamente Yusuf muore in circostanze poco chiare e diventa, perciò, un eroe della lotta contro le autorità di Abuja.

Per vendetta, i militanti sferrano attacchi nel Borno e si scontrano con le forze dell’ordine: risultato, oltre 700 morti. Da lì in poi la spirale di violenza non fa che crescere con attentati alle scuole, alle chiese cristiane, alle sedi del governo nazionale e dei governi locali.

IL COLLASSO DEL SISTEMA SCOLASTICO. Uno degli effetti collaterali di questa “guerra civile” nel Nord della Nigeria, dove frequentemente, anche in passato, sono divampati scontri tra musulmani e cristiani, come nello stato di Kano, è l’abbandono della scuola da parte degli alunni.
Secondo un rapporto pubblicato dall’UNICEF circa un milione di bambini sono stati costretti ad abbandonare la scuola, a causa dei violenti attacchi di Boko Haram.
Dall’inizio degli scontri, oltre 2.000 scuole sono state chiuse in Nigeria, Ciad, Niger e Camerun. E centinaia sono state saccheggiate o bruciate.

Anche dove le scuole non sono state ancora distrutte, molto spesso sono i genitori a non mandare i propri figli a scuola per il timore che possano esser rapiti o uccisi durante le lezioni.

Boko Haram, oltre che eliminare quanti frequentan la scuola, rapisce i ragazzini sia per compier su di loro ripugnanti abusi sessuali, sia per reclutarli come combattenti e kamikaze; le ragazzine, invece, spesso divengon “spose di Allah”, cioè per un giorno si uniscono ai jihadisti per poi venir avviate alla prostituzione in africa ed in Europa.

Oggi – dice l’UNICEF – la Nigeria è seconda solo al Pakistan nel numero di bambini non scolarizzati.
In tutta l’area interessata dall’insurrezione di BH – Nigeria Nord-orientale, Camerun, Ciad e Niger – sono circa 11 milioni i minori privi di qualsiasi forma di istruzione.
Dall’inizio della rivolta di Boko Haram, nel 2009, sono stati uccisi circa 600 insegnanti: molti di loro non si presentan nemmeno sul posto di lavoro per timore d’esser assassinati dai jihadisti.

La Nigeria è il gigante d’Africa: abitato forse da 160 milioni di persone, è percorso, fin dalla sua indipendenza, da forti tenzsioni etnico-religiose, alimentate anche dalla presenza di consistenti ricchezze minerarie nel sottosuolo, soprattutto petrolio e gas naturale.

Per decenni il Paese è stato retto da regimi militari soprattutto di provenienza settentrionale, quindi di religione islamica. Col ripristino della democrazia, nel 1999 sono giunti al potere anche esponenti del sud cristiano. In seguito a quegli avvenimenti si è riacutizzato il conflitto che non ha solo basi religiose, ma anche socioeconomiche e si fonda sulla constatazione che la componente cristiana della popolazione è la più dinamica ed evoluta del Paese, mentre un vento di inquietante oscurantismo percorre le regioni prevalentemente musulmane.

Se l’insurrezione di BH verrà effettivamente schiacciata, come vorrebbe Buhari, occorrerà anche saggezza e pragmatismo per risollevare gli stati settentrionali del Paese dal loro ritardo nello sviluppo per spegnere eventuali rancori che potrebbero dar luogo a nuove insurrezioni.

PIER LUIGI GIACOMONI

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