BIRMANIA, DI NUOVO AL POTERE I MILITARI
(1° Febbraio 2021)
YANGON. In Birmania, i militari son saliti di nuovo al potere: con un incruento colpo di Stato hanno dissolto le autorità civili, arrestato centinaia di persone, imposto lo Stato d’emergenza per un anno.
In un colpo solo, sono stati cancellati dieci anni d’una fragile cooperazione tra casta militare e società civile che aveva comunque permesso al paese del sud-est asiatico d’approdare alla democrazia.
Certo, lo stato si reggeva su un esile compromesso che prevedeva la compartecipazione dei militari al governo, certo le forze armate hanno continuato le loro assurde guerre contro le minoranze etniche che abitano in Birmania, a cominciare dai Rohingya, espulsi dal territorio a centinaia di migliaia perchè definiti non birmani, certo il nome di Aung Sam Suu Kyi,la donna che a lungo si è battuta contro lo strapotere dell’esercito è oggi molto meno fulgido che in passato, proprio a causa delle violenze commesse dai soldati nelle aree abitate dalla minoranza musulmana, ma il golpe di stanotte riporta drammaticamente indietro le lancette dell’orologio.
In 73 anni di vita, la Birmania, ribattezzata Myanmar, è stata sotto dominio militare per 50 e pochi credono che fra un anno, come promesso nel comunicato diramato stanotte, gli uomini in divisa restituiranno il potere ai civili, in particolare alla lega nazionale per la Democrazia (NLD) il partito della signora suu Kyi. E’ più probabile che la cupola militare si tenga il potere per sé contando anche sull’appoggio della Cina e di molti Stati della regione che non amavano la donna consigliera di Stato e vera leader del Paese.
PIER LUIGI GIACOMONI