APPROVATA LA NUOVA DEFINIZIONE DEL CHILOGRAMMO
(18 Novembre 2018)
VERSAILLES. Approvata la nuova definizione del chilogrammo che d’ora in poi non sarà più rappresentato da un cilindro di platino-iridio attorniato da diverse campane protettrici e chiuso da tre chiavi e conservato presso il museo di Breteuil nei pressi di Parigi.
Questo Prototipo di Chilogrammo Internazionale (in sigla IPK), impiegato per calibrare correttamente l’unità di misura del peso, andrà in pensione. Più esattamente, continuerà ad esser utilizzato come base dell’unità di misura, tenendo però in considerazione la sua relativa imprecisione e le sue progressive alterazioni.
Nell’ultima sessione della XXVI Conferenza Generale dei pesi e delle misure tenutasi il 16 Novembre a Versailles, i 60 Stati membri hanno votato all’unanimità in favore della ridefinizione del chilogrammo: a partire dal prossimo anno, l’unità di misura del peso non sarà più definita da un oggetto che col tempo può alterarsi, benché ultraprotetto, ma sarà un valore numerico definito.
In particolare, dal 20 Maggio 2019, anniversario della stipula del trattato del metro del 1875, il valore del chilogrammo sarà definita dalla “costante di Planck”, una cifra immutabile, un valore che descrive una quantità d’energia che produce una massa sotto forma di radiazioni.
L’adozione di questo provvedimento ha richiesto molto tempo, rispetto ad altre decisioni analoghe, a causa della mancanza di risorse tecnologiche che consentissero di raggiungere un’elevata precisione.
Ora, grazie alla “bilancia di Watt”, detta anche “bilancia di Kibble o bilancia di potenza”, si può misurare correttamente il peso di un oggetto applicando la Costante di Planck.
La bilancia di Watt non misura il peso, confrontandolo con un altro, come accade con le bilance tradizionali, ma lo misura calcolando la potenza elettromagnetica che esso stesso sviluppa.
Il margine d’errore è pari a 20 microgrammi per un chilo. In futuro si pensa di poter migliorare ulteriormente questa misurazione portadnola ad una maggiore precisione.
Questo cambiamento non avrà alcun effetto nella nostra vita quotidiana: un chilo d’arance, di mele o di zucchine continuerà ad essere quello che conosciamo.
La riforma coinvolgerà, però, i laboratori che producono, ad esempio, medicinali perché hanno bisogno d’inserire in compresse o fiale, microgrammi di principio attivo e quindi necessitano di notevole precisione.
Il chilo è l’ultima unità di misura che ancora dipende da un oggetto fisico: questo è un problema perché nell’ultimo secolo la massa delll’IPK è cambiata. Pur continuando a pesare un chilogrammo, nel corso del tempo sono avvenute delle microvariazioni, pari a 50 microgrammi.
Ciò si deve sia all’arrivo di piccole particelle d’aria che col tempo si sono intrufolate nell’involucro, sia a ciò che viene portato via quando gli esperti del museo di Breteluille lo puliscono.
Un altro incentivo perché si proceda al cambio del riferimento dell’unità di misura è il timore che col tempo l’IPK possa in futuro danneggiarsi o modificarsi.
Il metro, dal canto suo, una volta rappresentato da una barra di platino della lunghezza appunto di 100 centimetri, conservato a Parigi, fu ridefinito nel 1983 proprio per evitare che col tempo l’oggetto che lo rappresentava, potesse alterarsi o esser danneggiato. Nel fissare la velocità della luce nel vuoto i metrologi stabilirono che un metro equivaleva a 1/299.792.458 secondi.
La stessa conferenza di metrologia ha ridefinito altre tre unità di misura ancorandole a costanti naturali:
• l’Ampère (unità di misura della carica elettrica) si calcolerà in funzione della carica elementare;
• il Kelvin (temperatura) si misurerà in funzione della costante di Boltzmann;
• il Mol (quantità di sostanza) sarà calcolato in funzione della costante di Avogadro.
PIER LUIGI GIACOMONI